VIBO VALENTIA L’approvazione della graduatoria definitiva da parte del Consiglio direttivo dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata nella riunione del 18 gennaio scorso ha chiuso le attività relative all’assegnazione diretta di 260 immobili. Grazie al bando, pubblicato il 31 luglio 2020 sono stati proposti 1.412 beni distribuiti su tutto il territorio nazionale. I numeri sono sicuramente positivi, ma restano numerosi i beni confiscati che non vengono restituiti alla collettività, tanti quelli che non riescono ad essere (ri)utilizzati. Non si tratta di negligenza, «non tutti i beni sono riutilizzabili», racconta al Corriere della Calabria il prefetto Bruno Corda, direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Il prefetto, presente a Vibo Valentia in occasione di un evento dedicato alla rigenerazione dei beni confiscati ha difeso l’operato dell’Agenzia ed ha risposto a chi ha sollevato qualche perplessità sulla lentezza burocratica diventata ostacolo nella gestione e assegnazione dei beni. Nessun ritardo, «semplicemente alcuni beni sono deteriorati dal medesimo soggetto al quale vengono sottratti, in altri casi – ad esempio per quanto riguarda i terreni – si tratta di beni che non possono essere recepiti». Nell’ultima conferenza di servizio «abbiamo messo a disposizione circa 2.200 beni. Di questi ne sono stati recepiti un migliaio, che vuol dire che non è tutto destinabile», precisa Corda. La tipologia del bene confiscato e l’appetibilità, dunque, rappresentano due variabili fondamentali nel processo di assegnazione e messa a disposizione. «La prima esigenza – dice Corda – è renderlo conosciuto a coloro i quali potranno poi recepirlo. Abbiamo in gestione circa 20.000 beni immobili confiscati e negli anni ne abbiamo destinati altrettanti». Nel computo totale finiscono anche le sole quote di beni confiscati e in questo caso «non possono essere destinati e i creditori hanno diritto alla loro parte».
Il prefetto Corda poi solleva un’altra spinosa questione, quella legata alla gestione dei beni da parte dei piccoli comuni. «In Sicilia, abbiamo un bene confiscato ogni 2 persone ed è facile comprendere quanto possa essere difficile gestirli». Quale la possibile soluzione? Il prefetto suggerisce «la costituzione di un consorzio dei piccoli comuni, un consorzio di legalità». «Questa è la chiave per superare le barriere e gli ostacoli nell’assegnazione. E’ la soluzione che garantirebbe un ulteriore a salto di qualità», chiosa Bruno Corda. (f.benincasa@corrierecal.it)
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