REGGIO CALABRIA Inaugurato anche a Reggio Calabria il nuovo anno giudiziario. La cerimonia, che si è svolta nell’auditorium della Scuola allievi Carabinieri – iniziata intorno alle 9.30 e durata oltre tre ore – ha visto l’intervento inaugurale del presidente facente funzioni della Corte d’Appello reggina Bruno Muscolo e, tra gli altri, quelli di Antonino Laganà, rappresentante del Consiglio superiore della Magistratura, di Nicola Selvaggi, rappresentante del ministro della Giustizia, e di Gerardo Dominijanni, procuratore generale della Corte d’appello di Reggio Calabria.
Se fosse entrata in vigore prima la normativa sulla improcedibilità prevista dalla Riforma Cartabia, in un anno, l’85% dei processi per reati comuni verrebbero dichiarata improcedibilità. Sono i numeri forniti, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dal procuratore generale di Reggio Calabria Gerardo Dominijanni che ha esordito con una simulazione che il suo ufficio ha fatto in relazione all’istituto dell’improcedibilità. «Ho provato a simulare quel che accadrebbe con gli attuali numeri della corte d’appello di Reggio – ha detto – ovviamente un dato prognostico posto che la norma si applica ai fatti commessi dopo il 1 gennaio 2020, ma è comunque indicativo. Ed allora, se escludiamo i reati di ‘ndrangheta per i quali si applica un regime speciale, alla data del 1 luglio 2021 pendevano in corte, presso le due sedi penali, 7083 processi per reati comuni. Alla data del 30 giugno 2022, ovvero dopo un anno, ne sono stati decisi 1340, di cui 452 definiti entro il limite massimo dei tre anni. Dunque, su 7083 fascicoli oggi 6631 dovrebbero essere dichiarata improcedibilità, ovvero l’85% del totale». Ecco perché, secondo il procuratore generale, in questo punto «la riforma Cartabia è un errore enorme». Dominijanni ha puntato il dito, inoltre, contro la carenza degli organici della magistratura requirente del distretto, a partire dalla Procura generale dove «vi è una scopertura del 25%, mancando 2 sostituti sugli 8 previsti in pianta». Tranne che alla Procura dei minori, guidata da Roberto Di Palma, che è l’unico ufficio che «finalmente si trova a pieno regime» dopo l’arrivo del sostituto Giuseppe Creazzo, ex procuratore di Firenze e «magistrato di grande esperienza che è rientrato in questo distretto», tutte le altre lamentano assenza di pubblici ministeri. Stando ai dati forniti dal procuratore generale Dominijanni, infatti, alla Procura di Reggio Calabria, il capo dell’ufficio Giovanni Bombardieri «attende la copertura di due posti di procuratore aggiunto sui tre in organico».
C’è inoltre una vacanza di 5 posti nella pianta organica dei sostituti (24 pm su 29 previsti) Tre posti vacanti su nove, invece, si registrano alla Procura di Palmi diretta da Emanuele Crescenti che «è ancora in attesa della nomina del procuratore aggiunto». Un solo pm, invece, manca alla Procura di Locri, guidata da Giuseppe Casciaro, con una scopertura quindi del 15%. Capitolo a parte è quello sullo stato degli immobili destinati ad uffici giudiziari o a servizio di questi: «La situazione per la Procura Generale non è mutata – spiega Dominijanni -. Gli Uffici sono ancora allocati nella sede in locazione dalla Curia, in edificio limitrofo alla Corte di appello e parzialmente in comune con gli Uffici del giudice di pace. Ancora è in fase di ristrutturazione parte dell’edificio della Corte di appello, dove potrebbe trovare futura collocazione anche questo Ufficio, allorquando sarà realizzato il nuovo palazzo di Giustizia, i cui lavori di completamento ad oggi non sono ancora ripresi». «Le problematiche di maggior rilievo – conclude Dominijanni – riguardano la disponibilità di locali destinati ad archivi cartacei di tutti gli uffici e per i corpi di reato. I locali in atto disponibili sono insufficienti e taluni necessitano di interventi di manutenzione straordinaria per le loro attuali condizioni».
«La presenza del ministero – ha detto ai nostri microfoni il delegato del governo Nicola Selvaggi – è la testimonianza dell’impegno dell’amministrazione a supporto degli uffici giudiziari, particolare in questo distretto che è impegnato sui fronti più difficili che caratterizzano l’esercizio della giurisdizione, a cominciare dal contrasto della criminalità organizzata». «Ancorché la situazione nel nostro distretto è, sul piano professionale drammatica, ho la certezza per averlo sperimentato di persona, che i colleghi continueranno ad esercitare la giurisdizione senza arretrare di un passo», ha detto il rappresentante del Consiglio superiore della Magistratura Laganà, che ha aggiunto: «Chi fa il magistrato a queste latitudini avverte l’importanza che la magistratura eserciti la giurisdizione in autonomia».
Lungo e articolato il discorso del presidente Muscolo, che in apertura ha dedicato parole di stima nei confronti di Luciano Gerardis, andato in pensione da qualche settimana dopo sei anni da presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria. Cambiamenti e nuove sfide nel sistema giudiziario. Sono i temi affrontati poi da Muscolo nel corso del suo discorso, con un passaggio dedicato ai mutamenti determinati nel settore anche a seguito della riforma Cartabia .
«È indubitabile – ha detto Muscolo – che l’anno in corso registrerà profondi cambiamenti nel sistema giudiziario, anche in virtù della cosiddetta riforma Cartabia, che inciderà sul modo di intendere la giurisdizione». Forte poi l’allarme lanciato sui pericoli determinati dalla sempre più rilevante carenza di organico nei tribunali, e in particolare presso la Corte d’Appello, considerando la forza espansiva della criminalità organizzata sul territorio. «Nel contesto territoriale in cui si opera, – ha detto – caratterizzato dal proliferare di processi penali di criminalità organizzata, sarebbe necessaria, la formazione di più collegi stabili che garantiscano tempi meno lunghi della definizione dei procedimenti di gravame, con sezioni penali che abbiano la pienezza dell’organico».
Sulle conseguenze della riforma Cartabia si è soffermato anche il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria Rosario Infantino. «La riforma – ha sottolineato – presenta criticità che necessitano di essere corrette e che sono figlie, anche, dell’assenza degli avvocati in seno alle commissioni incaricate della stesura del decreto attuativo della riforma». Una riforma, ha rimarcato Infantino, che «ha messo benissimo in luce un’altra verità: la necessità ineludibile di estendere alla professione forense la responsabilità di governare la giustizia». «Non è più possibile – ha aggiunto – non coinvolgere il Foro nelle scelte organizzative e nelle analisi che devono precedere quelle scelte: l’Avvocatura, come emerso nel corso dell’ultimo congresso in Lecce, è una fonte di conoscenza e di idee innanzitutto per coloro che dirigono gli uffici giudiziari». Ultimo passaggio dell’intervento del presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria è la costruzione del nuovo palazzo di giustizia. «Esattamente un anno fa – ha spiegato – il ministro, presente a Reggio Calabria in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, firmò il protocollo per il riavvio dell’opera. E’ poi intervenuto il sottosegretario alla giustizia. E’ venuto a Reggio, incontrandomi, qualche mese fa, il Capo di Gabinetto del Ministero, ma ancora “una ruspa o una pala” non si è vista. Noi siamo e saremo qui, sulla riva del Calopinace, ad aspettare, ma non braccia conserte, sia bene inteso, che questo incantevole Palazzo diventi finalmente il luogo simbolo della legalità di questa città». (redazione@corrierecal.it)
x
x