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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

Il diritto all’aborto negato a Cosenza e la politica che fa finta di nulla

Fine della corsa per la Locride capitale della cultura. Il ritorno a casa di Aieta. Pentiti scarsi in storia. Diamo i voti alla settimana

Pubblicato il: 28/01/2023 – 11:50
di Paride Leporace
Il diritto all’aborto negato a Cosenza e la politica che fa finta di nulla

Anna Laura Orrico, parlamentare calabrese dei Cinque stelle, con un’interrogazione, ha aperto una questione che merita evidenza. All’ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza i medici sono tutti obiettori. Sia i 13 ginecologi sia le ostetriche, ben 24 su 26. L’obiezione è garantita dalla legge 194, ma buon senso e ratio richiederebbero l’organizzazione del reparto in modo da non creare vita ancor più grama alle donne alle prese con una delle più difficili scelte della loro esistenza. L’interruzione di gravidanza all’Annunziata è possibile solo grazie alla prestazione di un medico a gettone. Una recente mobilitazione del collettivo “Fem.In” aveva strappato all’amministrazione l’assunzione di un ulteriore gettonista ma a quanto pare è rimasta lettera morta. Tra l’altro sul territorio cosentino il metodo alternativo della pillola abortiva RU 486 viene impossibilitato per l’assenza di ecografi utili a capire il tempo di gestazione. È quanto abbiamo ascoltato a Radio 24, che ha ospitato l’onorevole Orrico, anche all’Annunziata l’ecografo ogni volta che serve a Ginecologia deve arrivare dal Pronto soccorso. Ma c’è di più. In Calabria vige la legge 47 del 2016, presentata dal consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea, che obbliga Asp e Aziende Ospedaliere a presentare le dichiarazioni di obiezione in modo da far riequilibrare ai manager il personale di reparti e consultori e garantire il diritto alle donne di interrompere la gravidanza senza difficoltà e ostacoli aggiuntivi.
In attesa di conoscere la risposta del ministro della Sanità, osserviamo che la politica regionale fa finta di nulla su una questione rilevante. Anche questa è violenza alle donne. Per il momento voto “otto” all’onorevole Orrico che è andata a toccare un tasto molto dolente della sanità pubblica cosentina.

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Purtroppo è finita la corsa della candidatura della Locride a capitale italiana della cultura 2025. Il progetto “Tutta un’altra storia” non è entrato nel novero delle dieci finaliste. Fa piacere apprendere però che il presidente del Gal “Terre locridee” ha annunciato che andranno avanti ugualmente i progetti predisposti quattro anni fa, e che una delegazione della città vincitrice sarà invitata sul territorio calabrese.
La sconfitta, se tale si può chiamare, deve far meditare su quello che ha funzionato e quello che è mancato per portare questo risultato in Calabria. I sindaci della Locride hanno partecipato alla candidatura collettiva, ma l’adesione di tutti non è stata molto entusiasta, caratterizzata – piuttosto – da tipiche divisioni meridionali. Un progetto di questo tipo richiede fin dalle prime mosse un’adesione condivisa dal basso dell’intera Calabria possibilmente e non del singolo territorio che si propone. C’è bisogno di molta lobby positiva, riconosciamo di essere carenti su questo versante, ideare promozione aggregante, raccogliere fondi d’investimento e coinvolgere sponsor nazionali, ingaggiare team specializzati nella preparazione del dossier di candidatura. Per fortuna il percorso ha molto fortificato alcune esperienze nella Locride, penso al piccolo comune di Casignana che sta molto valorizzando i suoi beni materiali e immateriali.
Abbiamo bisogno di un’altra storia nella Locride che rovesci lo stereotipo mafioso. Voto “sette” a chi ha promosso il progetto. Per le prossime competizioni dobbiamo essere più decisi e motivati. Ovunque sia nel nostro territorio. Anche questo è un buon rimedio per lasciarsi alle spalle le Calabrie e costruire una nuova reputazione identitaria.

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La bilancia della Giustizia non è sempre molto equilibrata. Ma i contrappesi reggono. E’ il caso del Tribunale del Riesame che ha annullato tutti i capi di imputazione nei confronti dell’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta, consigliere comunale a Cetraro, accusato di voto di scambio e nei confronti del quale era stata adottata la misura del divieto di dimora in Calabria. Ne ha dato notizia lo stesso interessato con parole accorate in un suo post di Facebook che ha ricevuto plauso dai sostenitori. Il buon voto (fate voi non è una pubblicità) va all’avvocato Vincenzo Adamo che in punto di diritto riequilibra decisioni troppo restrittive della Procura e che al suo assistito ha saputo dare i consigli e le parole giuste al momento adatto: “La Giustizia esiste e bisogna avere fiducia”. Sperando abbia sempre ragione.

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L’incendio nel deposito Preite a Diamante

La Calabria è terra difficile da raccontare nella cronaca nera. Sparano ad un imprenditore all’uscita di un locale e non sai se è ruggine sua o un’intimidazione. Bruciano una casa al figlio del vecchio affiliato oggi colletto bianco e non sai che pista seguire. Non hai incertezze invece se bruciano tre autobus nel deposito Preite a Diamante. Nelle stesse ore a pochi chilometri altre fiamme hanno distrutto il Lido da Pietro a Scalea sul Lungomare. Apprezzabile il gesto di chi ha raccolto fondi in paese per permettere la riapertura. Voto “otto”. Alla ‘ndrina del posto non fa mai male dare “due” e il nostro disprezzo.

Disprezzo anche per quella famiglia calabrese che ha festeggiato un compleanno con una torta con l’effige di Totò Riina come ha denunciato dal suo blog il testimone di giustizia Pino Masciari. Più che un voto la famiglia calabra che ha esposto il tutto sui sociali si prenda un bel vaffa di grillina memoria.

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Il collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese ha inviato una lettera al procuratore generale del processo ‘ndrangheta stragista a Reggio Calabria in cui sostiene di aver appreso dal padre che una riunione tra boss e un esponente della banda della Magliana «era un preliminare del rapimento Moro». L’episodio fa il paio con la deposizione dello stesso collaboratore che in aula ha precedentemente dichiarato di aver assistito attorno al 1979, personalmente, ad un summit in un agrumeto tra diversi boss calabresi e «due persone con lo stesso soprabito e lo stesso cappello, quel tipo di cappello che indossano i gangster americani, tipo Borsalino». Le due persone sarebbero state Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, che in quel periodo credo avessero altro da pensare piuttosto che mettersi feltri mafiosi nella piana di Gioia Tauro. È il caso che certe notizie storiche vengano maneggiate con più cura nelle aule di giustizia. Altrimenti da ’ndrangheta stragista passiamo a quella pallista. I pm facciano domande invece di far scrivere romanzi ucronici ai collaboratori. A Bruzzese voto “due” in storia contemporanea.

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San Pietro Magisano è noto per aver dato i natali al regista Gianni Amelio. In paese coltivano molto i murales. Quello realizzato dall’artista catanzarese Claudio Chiaravalloti “La luce” è stato scelto tra i migliori cento del mondo realizzati nel 2022 e ora concorre su una piattaforma dedicata alla gara finale che coinvolge 92 luoghi di 30 nazioni. A Chiaravalloti il nostro sostegno per la selezione finale, al paese della Presila catanzarese con soli 350 abitanti il nostro “nove” per aver dato luce al borgo con un progetto di rigenerazione urbana avviato da una ventina di giovani del posto e che sta richiamando grandi artisti per abbellire le loro contrade.

Il maestro Filippo Arlia, di Belmonte, giovane direttore del conservatorio di Nocera Terinese, ha diretto alla Scala un concerto di musiche di Cilea con l’orchestra del tempio della musica italiana. Voto “dieci” ad un nostro talento che ha eseguito le melodie di un nostro grande musicista che meglio dovremmo valorizzare. (redazione@corrierecal.it)

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