CATANZARO La ‘ndrina di Tropea temeva che potessero scattare operazioni di polizia a carico dei membri del sodalizio. Già nel 2018 – prima della maxi operazione “Rinascita Scott” e della più recente “Olimpo” che ha colpito proprio la cosca di Tropea dei La Rosa – le voci giravano insistenti: il 5 ottobre 2018 Tonino La Rosa riferiva al fratello Francesco di avere appreso da un avvocato che «è cosa di, di giorni ieri in quella Procura della Dda un giudice… una cosa… nell’aria grossa… grossa… grossa…». Sul punto, l’indagato aggiungeva che «uno si deve stare attento con questi telefoni perché hanno un sistema che… a Catanzaro, che aprono tutti i telefoni».
Qualche giorno dopo Tonino La Rosa riferisce al padre Domenico che “Pasquale” ne ha trovato una “carrettata” “in campagna”. Gli investigatori ritengono che Pasquale altri non sia che Pasquale Gallone, braccio destro del boss Luigi Mancuso, detto “lo zio” e che “la carrettata” si riferisca a strumentazione tecnica, tipo microspie e simili.
Gli occhi e le orecchie delle ‘ndrine erano puntati sulla procura di Catanzaro. Argomento di conversazione: l’attività del procuratore Nicola Gratteri.
Il 24 dicembre 2018 i fratelli Antonio e Francesco La Rosa si confrontano con Gregorio Giofrè, (condannato a 13 anni in abbreviato in Rinascita), esponente della cosca di San Gregorio D’Ippona, sull’operato del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e del sostituto procuratore Antonio De Bernardo. Giofrè racconta di avere appreso in carcere da un tale Massimino del colloquio che quest’ultimo avrebbe avuto proprio con il capo della Dda.
Il gruppo commenta il fatto che questo Massimino rischia di prendere 30 anni. Secondo il racconto di Giofrè qualcuno avrebbe consigliato a Massimino di cantarsela: «Gli ha detto “cantatela gli ha detto… ” gli ha portato a Gratteri».
L’argomento Gratteri è un’ossessione. Il trio ne analizza la figura, crede di conoscerne il modo di fare, di gestire la Procura, esprime profondo disprezzo per il capo della Dda e per il suo sostituto Antonio De Bernardo.
Giofrè: «Si questo qua… questo Gratteri, così è!»
Francesco La Rosa: «… li sfotte…»
Giofrè: «Li sfotte, li provoca, così dice che faceva: “Ma cantatela perché tu tanto non hai nulla, pare che ti hanno fatto così… che ti hanno preso per comodo… “, così gli diceva…».
Francesco La Rosa: «A un ragazzo dice che l’ha fatto parlare due ore, dopo che ha finito, ha spento il registratore e gli ha detto: “di quello che hai detto non ti ho creduto nemmeno una parola… “, gli ha detto. Come si chiamava? “Domenico… che aveva le betoniere… della Ionica».
Giofrè: «No quello è… cornuto… sempre così ha fatto questo… […] adesso si esalta a Catanzaro… tipo che lui è il padrone del mondo».
Giofrè racconta che Gratteri «Dice che ogni settimana cambia quelli che ha… li vedi quelli che ha là dentro, ogni settimana dice che li cambia».
L’argomento vira poi sul sostituto procuratore Antonio De Bernardo il quale, arrivato dalla Dda di Reggio Calabria a novembre 2017, nel 2018 non aveva ancora legato il proprio nome alle inchieste del distretto di Catanzaro. Ma Giofrè afferma che era stato proprio Gratteri a volere De Bernardo nel suo Ufficio: «A De Bernardo l’ha voluto proprio lui qua…».
Si apre un altro siparietto di considerazioni e insulti.
Antonio La Rosa: «Si ma una testa di c***o è!»
Giofrè: «E dice che ce l’ha proprio con lui, perché hanno lavorato assieme…»
Antonio La Rosa: «Si, si dice che è peggio di lui».
Giofrè: «L’ha voluto lui proprio di proposito…»
Antonio La Rosa: «Dicono che è peggio di lui…»
Giofrè: «Perciò sono due proprio, e gli dà le cose più delicate… le ha De Bernardo…».
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