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Storie di calabresi precari a Milano. «Niente ristorante, per noi insegnanti tutto costa troppo»

I racconti di due docenti al Corriere della Sera. «A Vibo vivrei meglio ma il mio lavoro mi piace. Unico sfizio una partita dell’Inter»

Pubblicato il: 28/01/2023 – 9:46
Storie di calabresi precari a Milano. «Niente ristorante, per noi insegnanti tutto costa troppo»

LAMEZIA TERME «D’estate e durante le vacanze di Natale o di Pasqua — ovvero i periodi che passa a casa sua, a Filandari (Vibo Valentia)—vive da solo, in un ampio appartamento, un tempo dei suoi genitori che ora si sono trasferiti altrove. Niente spese, a parte le bollette e la benzina per l’auto. Uno spiraglio di quella che potrebbe essere la sua vita da insegnante, in Calabria. Invece Fabio Mazzitello, 29 anni, il lavoro lo fa a Milano, dove si è trasferito dieci anni fa e fa l’insegnante di sostegno». È il Corriere della Sera a raccontare una storia di precarietà che arriva dalla Calabria e transita nel capoluogo lombardo. Dove la vita non è facile con uno stipendio da 1.500 euro almese. «La metà se ne va per una stanza in affitto in un bilocale in condivisione — racconta Mazzitello —, poi le spese di condominio, le bollette. E ci sono il supermercato, l’abbonamento ai mezzi pubblici, le altre necessità». La proposta di stipendi «differenziati» lanciata (non senza polemiche) dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara diventa una “scusa” per raccontare le vite di tanti precari.
«Ho insegnato in cinque scuole — dice Mazzitello —: a Rho, San Donato, poi a Milano. Ora sono all’Istituto professionale Kandinsky, indirizzo socio-sanitario, dove vorrei restare». Fabio si trasferisce a Milano dopo il diploma da perito chimico. «Studiavo Agraria e intanto già lavoravo nelle scuole come insegnante di laboratorio per cui basta avere il diploma. Il primo anno ho vissuto a casa di parenti a Gallarate, in provincia di Varese — racconta —. Poi ho saputo che un mio compaesano, Giovanni, cercava un coinquilino per un bilocale a Pero, sul confine con Milano e con la fermata del metrò a due passi. Così mi sono trasferito». «Lui però ora sta per andare via — prosegue —. La casa sarà messa in vendita e ho chiesto il mutuo per poterla comperare: la cifra dovrebbe essere simile a ciò che pago ora. Mi aiuteranno i miei genitori con l’anticipo. E poi cercherò a mia volta un coinquilino, magari un collega. C’è solidarietà tra noi e nascono amicizie».
Tra gli più cari di Fabio a Milano c’è un collega, Antonio Mascaro, 30 anni. Laureato in Economia e originario del Catanzarese, vive con due coinquilini. Lui paga 550 euro al mese e ha il contratto fino al 30 giugno. In quattro anni, racconta al Corriere, ha cambiato tre appartamenti e quattro scuole. Si cena a casa, non fuori, «a Milano devi stare coi piedi per terra, avere un budget e non sforare. Se esco è solo una sera a settimana, per un aperitivo o una pizza. Non vado in palestra, ma a correre al parco. Niente auto: uso sempre i mezzi pubblici, se proprio occorre prendo una macchina a noleggio. Poi approfitto dell’apertura gratuita dei musei la prima domenica del mese: ho visto il Museo del Novecento. Unico sfizio, andare a vedere una partita dell’Inter, ma non un big match».
I voli di ritorno in Calabria? Si prenotano mesi prima. «Solo low cost, se no spenderei anche 300 euro», dice. «In Calabria – dice – vivrei meglio, ma il mio lavoro mi piace. Ho fatto dei concorsi per passare di ruolo e quando ci riuscirò, chiederò il trasferimento. Senza un intervento sugli stipendi non c’è alternativa». Lo sostiene Antonio: «Da precari non c’è alcuna possibilità di trovare posto in Calabria: non abbiamo scelta».

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