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Il potere della ‘ndrangheta (anche) sul porto di Genova

L’ipotesi investigativa dei magistrati antimafia dopo l’inchiesta “Rinascita 3” della Dda di Catanzaro. Nel mirino i traffici liguri del clan Bonavota

Pubblicato il: 30/01/2023 – 12:56
Il potere della ‘ndrangheta (anche) sul porto di Genova

VIBO VALENTIA L’ipotesi investigativa è che il clan Bonavota, si coinvolto, insieme ad altre cosche, nei traffici di cocaina arrivati al porto di Genova dal Sudamerica nei mesi scorsi. Uno dei tentativi bloccati sulle banchine risale al gennaio 2022: un sequestro di oltre 400 chilogrammi. La droga – ricorda Il Secolo XIX – doveva uscire dalle banchine con la complicità di un lavoratore portuale, ma il blitz della Guardia di finanza aveva fatto scattare le manette ai polsi di Fabio Papa. Papa, 50 anni, era stato beccato mentre tentava di recuperare i borsoni carichi di cocaina da un container. È stato condannato a 10 anni carcere e non ha mai detto per conto di chi lavorasse. I magistrati antimafia però pensano che dietro quel carico si nasconda la mano della ’ndrangheta. E i primi sospetti, sottolinea Il Secolo XIX, cadono proprio sulla cosca di SantOnofrio. 
Il potere dei Bonavota in Liguria è stato soltanto ribadito dall’inchiesta “Rinascita 3 – Assocompari”. L’arresto di Giovanni Barone, ritenuto la mente finanziaria del clan al Nord, avrebbe permesso di riostruire i traffici della ‘ndrina sulla costa ligure. «Secondo l’accusa Barone  – continua il Secolo XIX –, ragioniere di origine romana e calabrese d’adozione, aveva trasformato una serie di aziende decotte in consorzi che stavano per prendersi i cantieri edili tra la Lanterna e Deiva Marina. Cantieri individuati dal clan durante numerosi incontri avvenuti tra i boss in ristoranti tipici calabresi a Genova e nell’entroterra». A organizzare gli incontri era Davide Garcea, figlio di Onofrio, boss della cosca dei Bonavota finito in carcere. 
Affari economici e droga sono le due direttrici lungo le quali si svolge il lavoro degli inquirenti sulle attività del clan di Sant’Onofrio. Nell’operazione “Pret a porter”, le intercettazioni hanno permesso di scoprire anche un traffico di marijuana che dal Marocco arrivava in Italia a bordo di camion che facevano finta di trasportare arance. Traffico smantellato dalla Dda di Genova e condanne per 17 anni e tre anni, rispettivamente per Franco Guastamacchia, capo dell’associazione, e Davide Garcea. L’idea è che la ‘ndrina calabrese avesse messo occhi e mani sul porto di Genova. (redazione@corrierecal.it)

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