ROMA «L’evasione a Milano del pericoloso ‘ndranghetista, Massimiliano Sestito, è il caso, sicuramente più eclatante, di come si vorrebbe battere la criminalità organizzata: dare fiducia ad un criminale condannato per mafia e per due omicidi, assassinio di un appuntato dei carabinieri nel 1991 e di un boss, già evaso nell’agosto del 2013, mentre si trovava in regime di semilibertà concessa dal carcere di Rebibbia, e poi riarrestato mentre era “in vacanza” al mare nel Salernitano». Così in una nota il segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo. «In nome delle tante vittime e dei familiari delle vittime come dei servitori dello Stato che hanno pagato con la vita – aggiunge Di Giacomo – chiediamo che sia accertata ogni responsabilità per quanto è accaduto e si ricostruisca come è stato possibile concedere gli arresti domiciliari ad un uomo che si è macchiato di efferati crimini. È la dimostrazione della grave sottovalutazione del fenomeno ‘ndrangheta che forse qualcuno confina in Calabria ed ignora sia fortemente ramificato in Lombardia e al Nord e si a diventata forse l’organizzazione più forte in Europa persino oltre la mafia. È la prova dei risultati del clima buonista diffuso da ambienti ed organismi dell’Ue sulle condizioni di detenzione in Italia sino a disegnare il nostro Paese per “’torturatore” di detenuti». «Un caso che – continua Di Giacomo – fa il paio con la peggiore pagina politico istituzionale scritta in queste ore in Parlamento con la vicenda delle rivelazioni sulle strategie della mafia e di appartenenti ad organizzazioni mafiose, camorriste e ‘ndranghetiste in carcere a regime 41 bis, di “sfruttare” il “caso Cospito” per puntare ad indebolire le misure antimafia. Se queste sono le modalità e gli strumenti per contrastare la grande criminalità e il terrorismo dobbiamo pensare che allo S tato non resti che alzare bandiera bianca. Noi ci opporremo in ogni modo e non consegneremo le chiavi del carcere – conclude – ai criminali e continueremo a chiedere risposte forti all’emergenza che si è determinata dentro e fuori gli istituti penitenziari».
«C’è da rimanere sgomenti di fronte all’assurda vicenda dell’evasione di Massimiliano Sestito, il killer uscito di prigione due settimane fa dopo un provvedimento che si è dimostrato alquanto improvvido, specie considerato che aveva già un’evasione alle spalle». Così Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, dopo l’evasione dagli arresti domiciliari di Massimiliano Sestito, il killer uscito dal carcere il 12 gennaio, dopo una decisione della Corte di Assise di Appello di Roma, che ha accolto un’istanza della difesa. «Ogni ipocrisia deve essere messa da parte, bisogna avere il coraggio di ammettere che questa situazione è una beffa per le vittime di ogni violenza criminale, per i loro familiari, per i cittadini che di fronte a questo scempio sentono vacillare la loro fiducia nel sistema, per lo Stato intero, a partire da chi vestendo la divisa dedica l’esistenza a combattere ogni mafia, rimettendoci non di rado la vita, come è accaduto al carabiniere Renato Lio ucciso da questo delinquente senza scrupoli. – continua Mazzetti – Ci pervade un senso di vergogna e di frustrazione, e non si può nascondere, perché giorno dopo giorno, volendo fare un’ampia considerazione, è troppo forte la sensazione che, l’eccessivo garantismo a senso unico, il politicamente corretto, e le polemiche strumentali e tutte “politiche” non facciano che affossare le aspettative dei giusti e degli innocenti a vantaggio di chi ha un conto da saldare con la giustizia e con la legge».
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