TRENTO A 25 anni di distanza la tragedia del Cermis resta una ferita aperta anche se quest’anno il Comune di Cavalese ed i familiari delle 20 vittime hanno deciso, all’unanimità, di celebrare per l’ultima volta la ricorrenza a livello istituzionale per coltivare una memoria più privata.
«Sarà compito del Comune di Cavalese portare avanti la memoria di quanto avvenuto, coinvolgendo le fondazioni locali e le scuole», ha spiegato il sindaco di Cavalese, Sergio Finato. «Il fatto che sia l’ultima celebrazione non vuol dire che non c’è la volontà di ricordare. Perché i fatti accaduti sono così gravi che sono dentro la coscienza della popolazione e non possono essere cancellati», ha detto durante la commemorazione a Cavalese il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.
Presenti anche la viceministro Vannia Gava, i sindaci della valle ed i consoli di Stati Uniti e Polonia. Erano passate da pochi minuti le 15 del 3 febbraio 1998 quando un areo dei Marine americani, un Prowler EA-6B, tranciò con un’ala il cavo portante della funivia del Cermis, facendo precipitare per un centinaio di metri la cabina con a bordo 19 persone ed il manovratore.
Una strage, come emerse da un rapporto militare redatto dalle forze armate Usa un mese dopo l’incidente ma pubblicato solo nel 2011, causata dal fatto che «l’equipaggio dei Marine ha volato più basso di quanto non fosse autorizzato, mettendo a rischio sé stesso e gli altri». A pilotare l’aereo il capitano Richard Ashby e il navigatore Joseph Schweitzer. Seduti dietro gli addetti ai sistemi di guerra elettronica William Rancy e Chandler Seagraves. Il Prowler era decollato dall’aeroporto militare di Aviano, in quegli anni utilizzato come appoggio per le esercitazioni durante la guerra nei Balcani. L’equipaggio venne giudicato negli Usa, come previsto dalla Convenzione di Londra del 1951 sui militari Nato, anche se la Procura di Trento aprì un’inchiesta per disastro, omicidio colposo plurimo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti aperta a Trento con sette militari indagati.
Ashby venne successivamente condannato negli Usa a sei mesi di carcere, ma solo per avere distrutto un video del volo, e all’espulsione dalla marina, senza pensione. Il copilota Joseph Schweitzer, che ammise nel 2012 di avere bruciato il nastro girato a bordo, se la cavò con la radiazione ed evitò il carcere. Nel febbraio 2000 vennero riconosciuti con un decreto del governo italiano 3 miliardi e 800 milioni a favore degli eredi di ciascuna delle famiglie delle vittime. In base agli accordi di Londra, gli Stati Uniti rimborsarono all’Italia il 75%.
Nella relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle responsabilità della tragedia si evidenzia «la manovra particolarmente spericolata del pilota negli istanti immediatamente precedenti all’impatto e la frase pronunciata dal navigatore Schweitzer che, pochi istanti prima del passaggio sul Cermis, grida “obiettivo in vista”, come da lui stesso dichiarato nel corso del processo ad Ashby, che fanno pensare alla precisa volontà di compiere una “prova di abilità” da documentare con la videocamera per mostrarla ai colleghi e vantarsene con loro». Un comportamento, ancora la relazione, «temerario ed irresponsabile».
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