«Non c’è nessun presupposto per le dimissioni di Delmastro». Lo dice la premier Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera sulla vicenda Cospito. «Non ritengo vi siano in alcun modo i presupposti per le dimissioni che qualcuno ha richiesto. Peraltro, le notizie contenute nella documentazione oggetto del contendere, che il Ministero della Giustizia ha chiarito non essere oggetto di segreto, sono state addirittura anticipate da taluni media». «Sicuramente i toni si sono troppo alzati e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso» continua la premier.
«Ci sono in questo polverone, a mio avviso, aspetti chiaramente strumentali. Trovo singolare che ci si scandalizzi perché in Parlamento si è discusso di documenti non coperti da segreto, mentre da anni conversazioni private – queste sì da non divulgare – divengono spesso di pubblico dominio», spiega la premier Giorgia Meloni nella lettera al direttore del Corriere della Sera. «Trovo singolare l’indignazione del Pd per un’accusa sicuramente eccessiva, quando però la sinistra in passato ha mosso alla sottoscritta, leader dell’opposizione, le accuse di ‘essere la mandante morale delle morti in mare’ o di guidare un ‘partito eversivo’, per citarne alcune. Senza dimenticare quando esponenti istituzionali gridavano tra gli applausi che avremmo dovuto ‘sputare sangue’», prosegue il presidente del Consiglio. «Trovo paradossale che non si possa chiedere conto ai partiti della sinistra delle loro scelte, quando all’origine delle polemiche di questi giorni si colloca oggettivamente la visita a Cospito di una qualificata rappresentanza del Partito democratico, in un momento in cui il detenuto intensificava gli sforzi di comunicazione con l’esterno, come emerge dalle note dell’autorità giudiziaria che si è pronunciata sul caso, rese note dai mezzi di informazione. E quello che colpisce me, ancora più di quella visita, è che dopo aver preso atto – da quello che riporta la stampa sulla vicenda – dei rapporti tra Alfredo Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere la revoca dell’istituto per Cospito, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto in termini di lotta alla criminalità organizzata».
«Dopo giorni di attesa sono arrivate le parole dell’onorevole Giorgia Meloni. Pensavamo che fossero le parole di un Presidente del Consiglio preoccupato di comporre l’unità e la coesione del paese in un momento di forte tensione. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile e, per farlo, rilancia polemiche strumentali e livorose contro l’opposizione. Una lettera che riattizza il fuoco invece di spegnerlo». Così in una nota il segretario del Pd, Enrico Letta, e le capogruppo dem che parlano anche di parole “diffamanti” da parte di Fdi.
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