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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

Cospito e Sestito, le tare della giustizia con la ‘ndrangheta sullo sfondo

Per un ergastolano che fugge ce n’è uno catturato in Francia. Il dibattito sul 41 bis, Padovano assolto dopo 17 anni. Diamo i voti alla settimana

Pubblicato il: 04/02/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Cospito e Sestito, le tare della giustizia con la ‘ndrangheta sullo sfondo

“Alfredo libero”, scritto su un muro tricolore a Crotone. Nella stessa città una A cerchiata sulla statua di un militare internato in un campo tedesco, un’altra A dello stesso tipo incisa sull’auto di Giovanni Dima esponente di FdI a Corigliano. Gli anarchici sono tornati, e anche in Calabria, terra di radicate esperienze libertaria appare la propaganda sovversiva in forme poco utili ad aggregare consenso per Alfredo Cospito da 106 giorni in sciopero della fame per essere ristretto al 41 bis.


Ma c’è un altro calabrese in questa vicenda che tra proteste e sceneggiate in Parlamento catalizza il dibattito pubblico sui diritti e le pene delle carceri speciali.
Nel penitenziario di Bancali, Cospito ha avuto un dialogo con il killer di ‘ndrangheta Francesco Presta, il quale lo ha esortato ad andare avanti nella sua protesta ad oltranza. Abbastanza scontato considerato che lo spietato Presta si trova ristretto da un decennio. Questa informazione riservata la possiamo scrivere per la genialata dell’onorevole Donzelli (voto “tre” per ignoranza istituzionale) che ha ben pensato di utilizzare atti d’investigazione del Dap, ricevuti dal sottosegretario con delega alle carceri Del Mastro (voto “tre” alla sospetta ingenuità), per battaglia politica da scagliare contro la visita nel carcere di parlamentari del Pd. Meno attenzione al fatto che nelle stesse ore, Massimiliano Sestito, 51 anni, ha ben pensato di sabotare il braccialetto elettronico e darsi uccel di bosco come dicevano le vecchie cronache. Lo ‘ndranghetista catanzarese ha ucciso il carabiniere di Castiglione Cosentino, Renato Lio, ad un posto di blocco a Soverato (voto “dieci” alla memoria dell’appuntato). Ritenuto responsabile anche di un omicidio a Roma e condannato all’ergastolo in Appello, Sestito già in passato era evaso da altri arresti domiciliari. Dopo 20 anni di carcere il killer e narcotrafficante è stato mandato in casa del padre a Pero, periferia di Milano, con braccialetto elettronico. Apprendo che è stata la Corte d’Assise d’Appello di Roma a disporre il provvedimento senza sollecitazione della difesa e mi chiedo se il magistrato abbia valutato che mandava il beneficiario in una zona ad alta densità di ‘ndrangheta e che i reati in questione meritavano altra valutazione (si può dare un pessimo voto al togato in questione o rischio il patrimonio di famiglia fino alla settima generazione?). Io che sono avversario del 41 bis e dell’ergastolo ritengo che la certezza della pena debba essere rispettata per equilibrio delle regole in una giustizia dalle troppe tare. Voto “due” all’evaso che con i suoi comportamenti pregiudica i benefici di centinaia di detenuti.

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Per un detenuto che scappa un latitante di lungo corso che viene arrestato. Dopo 16 anni a Sant’Etienne nelle vesti di pizzaiolo è stato preso Edgardo Greco altro ammazzacristiani calabrese (voto 10 agli investigatori che non hanno mollato la presa). Lo spietato killer dei fratelli Bartolomeo in Francia si era creato una nuova identità di chef stellato gestendo anche un ristorante a Lione.

È il caso di ricordare che Greco era stato perseguito nell’ambito dell’operazione Missing che ebbe il merito di ricostruire a Cosenza casi di lupara bianca e omicidi rimasti irrisolti da tempo. Il pm che condusse l’indagine era Eugenio Facciolla. Fu lui a chiedere e ottenere l’ergastolo per Edgardo, il quale prima di essere arrestato riuscì ad andare molto lontano. Facciolla fu molto abile ad identificare dei contributi che il latitante versava ad un’impresa di costruzioni come operaio assunto e lo aveva localizzato prima in Austria e poi in Svizzera. Furono attivate le procedure con la polizia internazionale, ma il trasferimento di Facciolla (voto “otto” per determinazione investigativa) nel 2015 interruppe la caccia virtuosa.

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Giuseppe Gallico, 66 anni, ‘ndranghetista ergastolano di Palmi, è morto in ospedale a Milano. Era ricoverato da due giorni in corsia, da mesi i suoi avvocati ne chiedevano cure adeguate fuori dal carcere. Gallico ha trascorso 34 anni in carcere e 22 al 41 bis.
A mettere insieme fatti e fattacci prima elencati che rendono la Calabria terra di piaghe criminali infinite, rifletto come sempre su questa emergenza che non può essere cosmica. Non finirà con un Guardasigilli alla Cartabia (voto “due” per aver mandato l’anarchico Cospito al 41 bis in mezzo ai mafiosi) o alla Nordio che da polemista garantista sui giornali avversava la norma del carcere duro e ora fa il Ponzio Pilato in mezzo alla tormenta. C’è scritto nella Costituzione «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». (Voto “dieci” a chi scrisse e approvò questo articolo). Se non si rieducano boss, gregari, fiancheggiatori, parenti e loro amici l’emergenza sarà infinita. E noi invece vogliamo la fine della ‘ndrangheta (voto all’organizzazione “zero”).

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Michele Padovano, campione del Cosenza e della Juventus assolto dall’accusa di traffico di droga dopo 17 anni. Le telefonate per scommesse e un prestito ad un vecchio amico scambiate per narcotraffico. (Voto “dieci” alla vittima dell’errore, non voto i magistrati per gli stessi motivi prima citati, “tre” alla Giustizia lumaca italiana). A latere ricordo lo striscione d’epoca degli ultrà cosentini: “Il fumo è nostro, Padovano è innocente”.

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Veloce rimpasto in Giunta e nuovo logo in maggioranza alla Regione. Mauro Dolce lascia la complessa delega delle Infrastrutture e arriva Marcello Minenna che abbandona l’agenzia delle Dogane dopo aver fatto l’assessore di Virginia Raggi a Roma. Minenna è da sempre ritenuto vicino ai 5 stelle. In consiglio regionale Giuseppe Graziano e Francesco De Nisi invece lasciano i rispettivi vecchi cespugli e formano il gruppo di Azione con Calenda continuando a sostenere la maggioranza. A segno lo scouting di Mara Carfagna vecchia amica del governatore Occhiuto che prende “otto” come allargatore tecnico tattico. Radio Cittadella riferisce che Fratelli d’Italia mastica bestemmie.

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Gran movimento di calabresi all’ambasciata americana a Roma. Il primo ad essere consultato da 9 funzionari Carlo Guccione del Pd, il quale prima di rispondere alla chiamata si è consultato con Enzo Amendola, una sorta di ministro degli Esteri ombra del Nazareno. Gli sherpa yankie hanno letto e valutato imprescindibile il libro del dirigente piddino “L’amara verità”, ponendo domande molto approfondite su ogni dato. Sui medici cubani solo una battuta. Evidente che gli Stati Uniti stanno valutando investimenti in Calabria e temono i conti sanitari. Non a caso dopo pochi giorni Roberto Occhiuto è entrato nella stessa ambasciata. Voto “otto” a Guccione per l’autorevolezza e la competenza acquisita.

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Fida Stinchi

Fida Stinchi, la mamma di Aldo Moro, era di Cosenza, come racconta il bel libro del nipote dello statista, Renato Moro, che in questi giorni lo ha presentato ad Acri. Il professore Moro da tempo sta cercando casa natale della sua illustre parente. Fida Stinchi nacque nella zona di S. Francesco d’Assisi, poi andò in casa di alcune zie. Faccio appello agli archivi e alle strutture comunali cosentine per adoperarsi al meglio nel verificare questo dato. Fida Stinchi ebbe un ruolo notevole nella formazione di Aldo Moro e fu polemista di livello nazionale nel difendere le istanze calabresi degli ultimi. A lei “dieci” come buon esempio di donna calabrese, speriamo di assegnare lo stesso voto a chi rintraccia la sua abitazione natale.

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A Scalea di chat in chat è girato un video da Arancia Meccanica in cui si vede un uomo a terra massacrato di botte da 5 ragazzi in pieno centro. Cura Ludovico per i ragazzotti e voto 4 a chi non ha subito chiamato le forze dell’ordine preferendo diffondere con il telefonino pornografia visiva.

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Paola Caruso è una showgirl di Catanzaro. E’ apparsa in questi giorni a “Verissimo” da Silvia Toffanin per raccontare il dramma del figlio Michele di 3 anni vittima di malasanità per una puntura sbagliata in occasione di una vacanza a Sharm en Sheick. Paola, protagonista di trasmissioni gossippare e amori da rotocalco, nei siti specialistici viene ricordata per “un’intervista indimenticabile” in cui ha rivelato di essere stata adottata e di aver trovato solo di recente la mamma biologica. La mamma di Paola è invece andata da Barbara D’Urso per dire che il papà della show girl è un ex calciatore del Catanzaro, ma non ne ha rivelato il nome. Si prevedono future comparsate “indimenticabili”. Osserviamo che da nonna a nipotino passando per la mamma tutta la famiglia vive il suo privato in studi televisivi. Auguri di pronta guarigione al piccolo Michele. Alla televisione del dolore voto “quattro”. Ne sopporto i frames solo in qualche Blob.

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