Se nella vita, come in politica, cambiare idea è sinonimo di intelligenza, ciò che irrita sono le ipocrisie. Nella vicenda sull’Autonomia Differenziata, da un lato, vi è la Lega che, con l’avallo della coalizione, spinge verso il proprio cinico disegno a scapito delle regioni più povere, considerate come bacino di utenza elettorale e di forza lavoro. Una storia ormai nota ai più e che va avanti da quasi 30 anni. Dall’altro vi è un PD che, dopo aver firmato le pre-intese sull’autonomia con il Governo Gentiloni, si appresta ad eleggere segretario uno dei protagonisti di quell’intesa, il governatore emiliano Bonaccini, il quale, dopo essersi immolato in virtù di quell’egoismo trasversale nordista, oggi viene fulminato sulla via di Damasco, schierandosi contro il DDL Calderoli.
Ora, escluse le arzigogolate argomentazioni utilizzate dal segretario in pectore del PD per distinguersi dall’autonomia leghista, quasi come se il minor numero di materie richieste per l’Emilia Romagna fosse un’attenuante, ciò che rende Bonaccini e i suoi sostenitori irritanti è sia la mancata credibilità derivante dall’astensione sulle battaglie per il superamento dei divari territoriali, penso ai LEP e alla Spesa Storica, dopo aver votato le pre-intese, e sia sul mancato ritiro delle stesse pre-intese da parte del governatore.
Di positivo c’è che, nonostante l’ok del Consiglio dei Ministri al DDL Calderoli, il fronte del dissenso, partendo dai governatori del Sud e da diversi corpi intermedi, è in espansione. C’è chi addirittura, all’interno della maggioranza, esterna perplessità. Basti pensare al Ministro della Salute Schillaci, per il quale occorrerebbe far restare la cabina di regia in capo al suo Dicastero per creare un meccanismo nel quale monitorare le regioni che lavorano meglio e quelle che necessitano di aiuto. A Schillaci si è aggiunto anche il campanello d’allarme lanciato dal presidente dell’Ordine dei medici, Anelli, secondo il quale afferma: “La riforma mette a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale e aumenterà la disuguaglianze tra le Regioni, quelle più povere avranno servizi inferiori. C’è forte preoccupazione”.
Ecco, se cambiare idea è segno di intelligenza, Bonaccini ritiri l’accordo sulle pre-intese e abbia l’umiltà di ammettere di aver commesso un errore, dopo non aver ascoltato il parere di migliaia di cittadini dell’Emilia Romagna che già a suo tempo sottoscrissero una petizione per il ritiro delle stesse e, peggio ancora, dopo aver preso quella decisione senza aver usato lo strumento consultivo del referendum popolare. Diversamente, dimostrerà di essere peggio di chi, almeno, ha avuto il coraggio di mettere la faccia su questa triste battaglia in nome degli egoismi del Nord.
*Italia del Meridione
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