Il 5 febbraio si è celebrata la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Un evento di recente costituzione (la prima giornata c’è stata nel 2014), per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dello spreco di cibo. Proprio in questo contesto sono stati diffusi i dati della ricerca condotta dall’Osservatorio Internazionale su Cibo e Sostenibilità, che ogni anno stila un documento in cui si realizza un’analisi del comportamento dei consumatori e degli impatti economici, ambientali e sociali generati dallo spreco alimentare. L’obiettivo che si persegue è sia quello di incentivare scelte individuali e politiche pubbliche indirizzate all’uso sostenibile delle risorse naturali, per prevenire e ridurre lo spreco alimentare e promuovere scelte alimentari più sane.
Dal punto di vista metodologico, l’indagine si basa sulla valutazione delle opinioni, dell’auto-percezione e delle dichiarazioni fornite dai consumatori in un questionario formulato “ad hoc” e somministrato ad un campione rappresentativo della popolazione.
In particolare analizza: le abitudini alimentari, lo spreco di cibo, comportamento di acquisto.
Secondo i dati dell’ultimo Waste Watcher International, per il 32% degli intervistati la qualità del cibo è molto importante e sono disposti a spendere un po’ di più per avere la certezza della qualità. Il 60% è più pragmatico e sceglie di comprare al prezzo che ritengono giusti, mentre per il 7% il risparmio vince su tutto.
Su alimentazione, salute e ambiente, la maggior parte dei consumatori presi in esame è molto attento alla salute e scrupolosa nell’acquisto del cibo, in particolare la provenienza dei prodotti, preferendo quelli locali.
Sappiamo che la metà delle perdite e degli sprechi alimentari globali avviene a monte, prima che i prodotti arrivino ai negozi o ai magazzini dei rivenditori, ma non è meno importante il comportamento del consumatore, dentro e fuori casa.
L’Osservatorio ha quindi analizzato gli sprechi all’interno dell’ambiente familiare, individuando le cause e le conseguenze di questo fenomeno. Tra i top cinque degli alimenti più sprecati troviamo frutta fresca, insalate, cipolle/aglio/tuberi, pane fresco e verdure.
Tra le spiegazioni dei consumatori troviamo:
L’informazione, l’acquisto e il consumo degli alimenti ha un ruolo cardine per far acquisire al consumatore un’abitudine alimentare più sana e consapevole. Ad esempio le scadenze dei prodotti, ma anche altri ambiti come la disciplina europea degli imballaggi, che incentiva il riuso piuttosto che il riciclo. Sono tutti elementi imprescindibili nella lotta agli sprechi.
Per combattere lo spreco alimenta è stata anche creata l’app “Specometro” che in cinque minuti e con sole tre domande calcola l’impatto economico in euro e ambientale in Co2 e H2o dello spreco del cibo all’interno delle mura domestiche.
Con l’avvento della pandemia prima e dell’inflazione poi, le abitudini delle famiglie italiane hanno subito dei cambiamenti. Secondo i dati dell’Osservatorio, per colpa della crisi economica e per contrastare la spinta inflativa, i consumatori hanno ridotto le seguenti voci di spesa:
Anche nella spesa per la casa, rispetto a due anni fa sono cresciuti gli acquisti di prodotti in offerta o in promozione, come anche una maggiore attenzione per la sostenibilità del cibo da comprare. Diminuiscono, invece, i pasti da asporto, il delivery (-19%) o i prodotti già pronti al supermercato o alle gastronomie (-19%). Calano soprattutto le colazioni al bar/fuori casa (-33%) e le cene e i pranzi al ristorante (-42%).
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