COSENZA Appena tre mesi fa Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), ai microfoni di MeteoWeb aveva detto «cheprima o poi i terremoti torneranno anche in Calabria e Sicilia che sono le zone a più alta pericolosità sismica d’Italia, dove tra l’altro c’è anche una vulnerabilità molto forte e quindi anche un’esposizione da parte della popolazione, tant’è vero che il terremoto del 1908 è stato uno dei più disastrosi al mondo in termini di perdite di vite umane e di danni alle città». In quella circostanza, era il 4 novembre 2022, Doglioni si trovava a Reggio Calabria per una esercitazione antisismica, definita la più grande della storia d’Italia per aver coinvolto oltre 500 mila abitanti nella zona dello Stretto di Messina. «L’esercitazione di oggi – aveva dichiarato sempre il presidente di Ingv – ci consente di vedere come funzionerebbe tutto l’apparato in caso di emergenza vera; il problema è che appunto il terremoto non è che sappiamo se ci sarà, ma solo quando ci sarà». Sempre l’Ingv, appena un mese fa, ha rivelato che il terremoto più forte del 2022 in Italia si era verificato in Calabria il 13 ottobre scorso, un evento di magnitudo 4.3 registrato sulla costa ionica in provincia di Catanzaro.
Oggi, a distanza di pochi giorni dal terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, lo stesso presidente dell’Invg, intervistato dall’Ansa, torna ad occuparsi di edilizia antisismica in Italia. «L’obiettivo – osserva – dovrebbe essere costruire edifici capaci di resistere allo scuotimento”. Proprio nel sud della Turchia è stato avviato da tempo un programma di edilizia antisismica seppure sia ancora lontano dall’essere realizzato. «E’ un programma – continua Doglioni – che al momento riguarda le città più grandi e nel quale la Turchia sta investendo molto. A differenza di altre nazioni, si è scelto di non calcolare la probabilità degli eventi, ma di determinare la magnitudo massima e lo scuotimento massimo, sia orizzontale che verticale, per costruire edifici che resistano». Un programma che «ha bisogno di decenni per potersi realizzare”. E’ come se in Italia si decidesse di ricostruire tutti i condomini: non basterebbe un secolo». «Attualmente – prosegue il presidente dell’Ingv – in Italia le norme di costruzione prevedono, come primo obiettivo per l’edilizia residenziale, la salvaguardia della vita. Sarebbe opportuno, però, pensare a salvare anche le abitazioni e con esse la libertà personale che inevitabilmente viene meno quando si è sfollati. Bisognerebbe scegliere di salvare anche le radici culturali e il tessuto socio-economico. In Italia dovrebbero cambiare le norme tecniche di costruzione, ma questo è un discorso di carattere politico ed economico. Eppure – conclude – costruire nuove case in grado di resistere a eventi forti potrebbe avere un aumento di costo molto contenuto».
x
x