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Fiorita: «La “Dulbecco” sarà una rivoluzione. Medicina all’Unical? Una forzatura»

Intervista al sindaco di Catanzaro. «Noi sindaci esclusi, sulla sanità Occhiuto non può fare tutto da solo. Autonomia sarà il requiem per il Sud»

Pubblicato il: 08/02/2023 – 7:01
di Emiliano Morrone
Fiorita: «La “Dulbecco” sarà una rivoluzione. Medicina all’Unical? Una forzatura»

CATANZARO L’organizzazione sanitaria e il ruolo dei sindaci; l’ampliamento dell’offerta formativa negli atenei della Calabria e la conseguente speranza di avere nuovi medici nelle strutture pubbliche della regione; l’impatto dell’autonomia differenziata sul Servizio sanitario calabrese; il presente e il futuro dell’assistenza pediatrica a livello locale. Corriere Suem continua ad approfondire questi temi, stavolta con un’intervista al sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, il quale parla con entusiasmo della fusione in atto tra l’ospedale e il policlinico della sua città; ritiene che l’istituzione della facoltà di Medicina all’Unical stia «avvenendo al di fuori di un disegno organico del sistema universitario calabrese»; considera l’autonomia differenziata, specie in materia di tutela della salute, «un colpo mortale per le speranze di riscatto del Meridione». Sugli stessi argomenti, lo scorso mercoledì 1 febbraio avevamo sentito il sindaco facente funzione di Reggio Calabria, Paolo Brunetti.

Sindaco Fiorita, qual è il suo giudizio sull’assistenza sanitaria a Catanzaro? Quali sono i punti di forza e quali sono le criticità?
«Il sistema sanitario è centrale nella vita del capoluogo. È la nostra principale “industria” per numero di addetti e per l’indotto che muove. Tanti calabresi scelgono di curarsi a Catanzaro perché, al di là delle criticità, ci sono reparti di eccellenza e ottimi professionisti. È un sistema che poggia sia sulle strutture pubbliche sia su quelle private, che svolgono un ruolo importante. La presenza della facoltà di Medicina, radicata da decenni, impreziosisce questa offerta, sia sotto l’aspetto assistenziale sia sotto quello della formazione dei medici e della ricerca. Le criticità non mancano. La logistica dell’ospedale “Pugliese” lascia molto a desiderare: è un ospedale che ha ormai 70 anni e che quindi non può soddisfare le nuove esigenze dell’organizzazione sanitaria moderna. C’è un problema nel problema e si chiama Pronto soccorso. Viene preso d’assalto quotidianamente da pazienti che arrivano anche da Vibo Valentia, Lamezia e Crotone; i medici e gli infermieri scoppiano di lavoro e spesso rischiano anche fisicamente. Nel settore privato, la criticità più importante è il caso del Sant’Anna Hospital, che era un’eccellenza nel campo della cardiochirurgia ed ora versa in uno stato di chiara difficoltà».

Che cosa rappresenta, a suo avviso, la fusione in atto fra l’ospedale e il policlinico   universitario della città? Pensa che potrà arrivare presto a conclusione?
«La nascita dell’Azienda ospedaliero-universitaria Dulbecco sarà un atto rivoluzionario. In Italia, le eccellenze sanitarie coincidono con le Aziende nate dalla fusione tra policlinici universitari ed ospedali pubblici. Mi viene in mente Pisa, che è riconosciuta come un’eccellenza europea in molte branche mediche. Si mettono insieme l’esperienza sul campo dei medici ospedalieri e le tecniche innovative derivate dalla ricerca scientifica. Da questo connubio potranno nascere reparti al passo con i tempi, forti dell’esperienza maturata nell’assistenza agli ammalati e proiettati nel futuro con un costante lavoro di formazione e ricerca. E poi guardiamo ai numeri. Con i suoi 850 posti letto e le migliaia di addetti, la Dulbecco sarà la più grande azienda ospedaliera della Calabria e una delle più grandi del Meridione. Ci saranno effetti positivi anche sulla logistica, con l’istituzione del secondo Pronto soccorso a Germaneto, che alleggerirà la pressione su quello del “Pugliese”. Di questa alleanza si gioveranno molto gli studenti di Medicina, che potranno formarsi in un ambiente di studio ideale, a stretto contatto con la pratica medica dei reparti. Quanto ai tempi, non mi pronuncio. A fine febbraio ci sarà la firma del protocollo d’intesa Regione-Università, che è l’atto fondamentale per arrivare alla fusione per incorporazione. Ci sarà da lavorare molto. Metterei una firma per vedere concluso l’iter entro la fine del 2023, con la nascita dei nuovi reparti».

Di recente ci sono stati più dissapori rispetto all’avvio dell’iter per istituire nuovi corsi di laurea in Medicina in altri atenei della Calabria. L’Università di Catanzaro ne sarebbe penalizzata? Qual è la sua posizione nel merito?
«La mia posizione al riguardo è chiara. Continuo a ritenere un errore duplicare la facoltà di Medicina, perché quella esistente, con un semplice allargamento del numero chiuso per le immatricolazioni, avrebbe ben potuto soddisfare l’esigenza di reclutare nuovi medici. L’istituzione della Facoltà all’Unical, che è la più importante università calabrese, sta avvenendo al di fuori di un disegno organico del sistema universitario calabrese. Io sintetizzo così il problema. O si difendono le specificità, le Facoltà identitarie dei quattro atenei calabresi, oppure si ridiscute di tutto l’assetto e si apre la strada per una ramificazione su tutto il territorio regionale delle Facoltà più ambite. Finora abbiamo assistito solo a forzature che non fanno bene alla Calabria. E lo dico da docente dell’Unical, che ben conosce lo straordinario ruolo che questo ateneo svolge in Calabria e in Italia. Credo ci sia ancora spazio per una discussione serena, scevra da ogni campanilismo. Un ruolo importante deve giocarlo il presidente Occhiuto, che deve mediare tra gli interessi dei territori».

Quale dovrebbe essere il ruolo dell’università per il rilancio della sanità calabrese? Che ruolo ha giocato, al riguardo, l’Università di Catanzaro?
«Senza la ricerca scientifica, senza una continua formazione, la sanità calabrese rischia di restare arretrata rispetto al resto del Paese. D’altronde, i numeri dell’emigrazione sanitaria sono impressionanti. Ho citato prima l’esempio di Pisa. Voi non avete idea di quanti calabresi vanno in Toscana per curarsi, attratti dall’efficienza di quel sistema e dalle eccellenze presenti a Cisanello».

Abbiamo e diamo conto di tutti i dati della mobilità passiva. Prego, continui pure, sindaco. 
«Se si vuole fermare questo flusso, occorre offrire ai calabresi un modello nuovo. Soltanto il confronto tra ospedalieri e universitari può generarlo. In questo senso, il corso di laurea interateneo Umg-Unical in “Medicina e tecnologie digitali” poteva essere la porta verso la medicina del futuro, in cui la robotica avrà un ruolo predominante. Peccato che l’esperimento sia stato utilizzato solo per aprire la strada alla seconda Facoltà di cui, lo ripeto, la Calabria non aveva bisogno».

Crede che i sindaci debbano avere più voce ed anche altri poteri, riguardo all’organizzazione dei servizi sanitari nei territori che amministrano?
«Assistiamo ad una clamorosa contraddizione. I sindaci sono la principale autorità sanitaria della propria città, ma nei fatti sono esclusi dalla programmazione e dalle decisioni più importanti, che restano in capo alla struttura commissariale e al dipartimento regionale Tutela della salute. Le decisioni le subiamo e solo in rari casi siamo consultati. Avevamo chiesto l’inserimento del sindaco di Catanzaro nella commissione paritetica per la Dulbecco, ma la richiesta è stata rispedita al mittente. Di che cosa parliamo?».

Come si sta muovendo la Conferenza dei sindaci, riguardo all’organizzazione e alla   gestione dei servizi sanitari nel territorio catanzarese?
«La politica sanitaria in Calabria è totalmente nelle mani di una sola persona, il presidente Occhiuto, che è anche commissario per l’attuazione del Piano di rientro. Sta facendo cose buone, altre meno buone, ma sempre con un piglio decisionista che esclude la partecipazione dei sindaci. Vedo molta debolezza nel ruolo delle Conferenze dei sindaci, benché abbiano ruoli e competenze molto importanti».

Che cosa può dirmi dell’assistenza sanitaria per i minori della sua città? Di che cosa avrebbe bisogno, secondo lei? 
«Sul fronte pediatrico, devo dire che esistono già delle eccellenze nei nostri ospedali. Condivido lo spirito della convenzione con il Bambino Gesù di Roma, perché consentirà di drenare l’emigrazione sanitaria che ora esiste verso quella struttura. Nel contempo, la stessa convenzione favorirà la crescita dei nostri medici, che già sono molto bravi. Il problema è sempre quello della logistica. I bambini hanno il diritto di essere curati in ambienti puliti, ampi, spaziosi e luminosi. Comunque, anche su questo aspetto, le risposte dovrebbero arrivare dall’Azienda unica. Nel Protocollo d’intesa, si parla di un Polo pediatrico capace di dare risposte ai piccoli pazienti e alle loro famiglie».

Che cosa chiede al commissario del governo, Roberto Occhiuto, con riferimento ai servizi ospedalieri e territoriali nella città di Catanzaro?
«La richiesta principale è un’accelerazione sul processo di fusione delle due vecchie Aziende. Dopo la firma del protocollo d’intesa, ci sarà un lavoro immane per portare a sintesi le due realtà. La Dulbecco dovrà essere sostenuta con un forte investimento in termini di risorse. Non potrà essere la sommatoria dell’esistente, ma la nascita di un sistema nuovo, più forte e più moderno. Serviranno più spazi, più risorse per l’edilizia ospedaliera, più medici e infermieri, più tecnologie. Chiederei ad Occhiuto più chiarezza e più certezze sui fondi destinati genericamente al nuovo ospedale di Catanzaro. Se ci sono i soldi, vogliamo discutere di come utilizzarli? Si pensa di ampliare il Mater Domini oppure si immagina un ospedale ex novo? E poi non dimentichiamo l’utilizzo a fini assistenziali dell’ex Villa Bianca, che servirebbe anche a rivitalizzare il quartiere Mater Domini e la sua economia commerciale».

Che opinione ha del lavoro del Consiglio regionale della Calabria in materia di sanità?
«Se devo giudicare dal punto di vista del capoluogo, direi ottimo, perché la legge sulla Dulbecco ha spianato la strada alla nascita di una grande Azienda ospedaliero-universitaria. Devo dare atto al presidente Filippo Mancuso, che pure appartiene ad uno schieramento diverso dal mio, di avere fatto un buon lavoro a favore della nostra città».

Che cosa pensa dell’autonomia differenziata in rapporto alla Sanità calabrese?
«Ho definito la proposta Calderoli, purtroppo oggi condivisa da tutto il governo, un disegno cinico e perverso. Non ho cambiato idea. Sono convinto che è stata spezzata l’unità del Paese e che siano messi a repentaglio i diritti fondamentali dei cittadini delle regioni più svantaggiate. Direttamente o indirettamente, ne sarà influenzata la sanità pubblica: sempre più forte quella del Centro-Nord, sempre più debole quella del Meridione. Regioni come Lombardia e Veneto non resisteranno alla tentazione di costruirsi la “loro” sanità, utilizzando anche indirettamente i flussi di denaro che si sposteranno da Sud a Nord. Spero di sbagliarmi, ma questo è un colpo mortale per le speranze di riscatto del Meridione. Da parte mia, c’è una piena e convinta opposizione».

Qual è il suo auspicio per il futuro della sanità nell’area di Catanzaro?
«Sono molto ottimista. Catanzaro sarà sempre di più il principale polo sanitario della Calabria. Qui si formeranno i medici del futuro e la nostra Facoltà, forte della sua radicata tradizione, sarà sempre molto attrattiva. Se io fossi genitore di un ragazzo che vuole studiare Medicina, non avrei esitazioni, visto che solo l’Umg può vantare un vero Policlinico. Molte delle nostre aspettative sono racchiuse nel Protocollo d’intesa per la Dulbecco, prima fra tutte il secondo Pronto soccorso. Ma ci sono altri punti qualificanti, come l’Irccs sulla Medicina di precisione. Mi piacerebbe anche vedere nuovamente risplendere il Sant’Anna Hospital, la cui crisi si è riflessa negativamente anche sull’economia del quartiere Pontepiccolo». (redazione@corrierecal.it)

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