«Il cantiere del terzo megalotto della Strada statale 106 domani si fermerà per un’ora. I lavoratori della Feneal Uil Calabria e della Fillea Cgil Calabria incroceranno le braccia in segno di solidarietà e vicinanza alla famiglia di Salvatore Cucè, l’operaio trentaquattrenne di Roccabernarda deceduto per le gravi ustioni patite mentre lavorava nel cantiere del Terzo valico. Unitamente all’ora di sciopero è prevista una raccolta fondi volontaria da parte dei lavoratori che saranno devoluti alla famiglia dell’operaio deceduto. Gli operai impegnati nel cantiere di realizzazione del Terzo megalotto della Strada statale 106 si fermeranno per ribadire che la sicurezza deve essere il primo obiettivo da perseguire. Per la Feneal Uil e la Fillea la sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. E per questo serve l’impegno di tutti. Per questo occorre un massiccio ricorso alla formazione, con un piano che preveda come punto di partenza di una nuova cultura del lavoro già dalla scuola dell’obbligo, offrendo alle ragazze ed ai ragazzi informazioni utili all’inserimento maturo e cosciente nel mondo del lavoro. Lavorare non può significare porre a rischio la propria vita. L’affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quello alla vita, oltre che essere un termometro della vita civile, è un generatore di valore per la società, per i lavoratori, per le imprese. La sicurezza nei luoghi di lavoro è una battaglia di civiltà che riguarda tutti. Siamo convinti, infatti, della necessità di rafforzare l’idea che dietro un mercato del lavoro competitivo e concorrenziale in grado di garantire crescita e sostenibilità fa da sfondo un lavoro regolare delle giuste tutele in termini di formazione salute e sicurezza per i lavoratori nonché la spinta alla consapevolezza che solo il mettersi in gioco all insegna della legalità e della correttezza può sancire un mercato del lavoro sano. Le statistiche, purtroppo, relegano la Calabria ai primi posti a livello nazionale per numero di incidenti, con esito mortale, sui luoghi di lavoro. Spesso questi incidenti segnano la fine della vita degli operai anche a causa del lasso di tempo che intercorre fra l’evento traumatico e l’arrivo dei primi soccorsi. E questo è quanto di più inaccettabile possa verificarsi in un Paese che ama definirsi civile. Il rischio è sempre dietro l’angolo, ma questo diventa da imprevedibile a irrimediabile se non vengono seguite e rispettate le previsioni di legge. Per questo ci chiediamo se i piani di emergenza fatti dalle aziende siano reali o siano farlocchi, come spesso lo sono i documenti di valutazione rischi, se ci troviamo di fronte a dei semplici copia e incolla o a studi realizzati dopo un’analisi attenta di ciò che realmente c’è bisogno per mettere in sicurezza la vita degli operai impegnati nei cantieri».
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