LAMEZIA TERME Venti anni di carcere per il presunto (e insospettabile killer) Marco Gallo e 15 per Salvatore Mingoia. Sono le richieste avanzate dalla pm della Dda di Catanzaro Anna Chiara Reale nella prima parte della requisitoria del processo Reventinum, istruito contro la cosca Scalise. Il processo in corso davanti al Tribunale collegiale di Lamezia Terme ha visto, oggi, l’acquisizione – disposta dal Tribunale – al fascicolo del dibattimento delle dichiarazioni rese nel corso delle indagini da tutte le persone offese che, sentite nel corso del processo, hanno invece ritrattato rispetto alle proprie versioni iniziali o hanno confermato solo circostanze neutre negando quelle a carico degli imputati.
Il comportamento processuale di queste persone, unito alla inverosimiglianza – secondo l’accusa – delle giustificazione da loro fornite rispetto alle contestazioni che gli sono state mosse in merito alle ritrattazioni, avrebbe infatti rappresentato, secondo il Collegio, la dimostrazione che le presunte vittime siano state sottoposte a violenza o minaccia per non deporre o per deporre il falso.
Stessa decisione ha preso il Tribunale rispetto alle precedenti dichiarazioni rese da Antonio Scalise e dalla moglie Mirella Raso, i quali avevano addirittura dichiarato, in udienza, di essere stati minacciati da appartenenti alle forze dell’ordine per rendere dichiarazioni contro i propri familiari. Anche per loro sono state quindi acquisite le precedenti dichiarazioni, nel corso delle quali non solo era emersa la frequentazione di Marco Gallo presso l’abitazione di Pino Scalise (da questi sempre negata) ma finanche che all’avvocato Pagliuso «dovevano farlo fuori». Dopo questa decisione, il Tribunale ha quindi dato avvio alle discussioni.
La pm ha ricostruito con dovizia di particolari e analiticamente non solo le prove acquisite sulla esistenza della cosca degli Scalise, ma anche dei rapporti dai suoi componenti intrattenuti con Marco Gallo, l’insospettabile killer, a oggi condannato in primo grado per gli omicidi dell’avvocato Francesco Pagliuso e di Gregorio Mezzatesta, che sarebbero stati eseguiti entrambi per conto della cosca e su mandato dei suoi capi. L’udienza, dopo le richieste di condanna a carico di Gallo e Mingoia, è stata quindi rinviata al prossimo 7 marzo per consentire al pubblico ministero di concludere rispetto agli altri imputati, anche tenuto conto delle acquisizioni oggi compiute dal Tribunale, e per l’intervento delle parti civili. Nel collegio difensivo degli imputati gli avvocati Francesco Siclari, Pietro Chiodo, Chiara Penna e Antonello Mancuso. (redazione@corrierecal.it)
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