Nel mese scorso Pasqualina Straface è stata eletta presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale della Calabria. Da poche settimane la consigliera regionale di Forza Italia ricopre il nuovo ruolo. Ciononostante, l’abbiamo intervistata per conoscere il suo punto di vista su alcune priorità del Servizio sanitario calabrese e l’orientamento dell’organo che presiede, tenuto conto che gli spazi legislativi del Consiglio regionale sono limitati dal regime commissariale cui è sottoposta la Calabria per il rientro dal disavanzo sanitario.
Presidente Straface, qual è la sua lettura del passato, del presente e del futuro della Sanità calabrese?
«La Sanità regionale si trasforma. C’è un netto cambio di passo, frutto dell’autorevolezza di Roberto Occhiuto e del suo incessante lavoro. Avevamo trovato un sistema sanitario ricoperto dalle macerie, per usare una metafora del presidente. La situazione era insostenibile, con grave compromissione del diritto alla cura dei cittadini calabresi. Prima che Occhiuto prendesse le redini del Piano di rientro, tanti si erano nascosti dietro al dissesto sanitario. Con la ricognizione del debito, il presidente ha portato a compimento una grande operazione di verità. Qualcuno diceva che l’importo fosse di 3 miliardi, ma oggi sappiamo che la cifra reale è di 862 milioni. L’immobilismo cronico del passato aveva portato a non assumere medici, a non svolgere i concorsi, a non realizzare interventi infrastrutturali. Prima del presidente Occhiuto, non era stato fatto alcunché. Oggi il sistema sanitario calabrese è in ripresa perché il presidente lo sta riorganizzando dalle fondamenta, a partire dall’attivazione delle procedure di reclutamento del personale occorrente. Proprio adesso si sta costruendo il futuro, con responsabilità, con impegno quotidiano e con una visione moderna».
Assistenza sanitaria dei minori e bisogni dell’emergenza-urgenza. Come giudica gli interventi in questi ambiti?
«Per quanto riguarda la Pediatria, è partita la convenzione con l’ospedale Bambino Gesù, che mira ad ampliare l’offerta sanitaria per le cure dei bambini, ad una migliore formazione dei nostri bravi specialisti e al loro affiancamento. Riguardo, poi, alla carenza cronica di personale medico, sono già arrivati 51 medici cubani, malgrado le polemiche e lo scetticismo delle settimane scorse. A noi non interessa se un medico sia cubano, inglese o francese. L’importante è che vi siano professionisti in grado di salvare vite umane. I medici cubani ci stanno aiutando in una fase emergenziale. Lo confermano, peraltro, le dichiarazioni di diversi sanitari della provincia di Reggio Calabria, che si dicono entusiasti del lavoro dei loro colleghi provenienti da Cuba. Ciò non preclude la programmazione a medio e a lungo termine, che riguarda intanto la predisposizione dei concorsi».
Ha fatto discutere l’avvio dell’iter per attivare nuovi corsi di laurea in Medicina nelle due università di Cosenza e di Reggio Calabria. Qual è la sua posizione?
«Sono favorevole ai nuovi corsi, che ci consentiranno di far crescere competenze e professionalità. Avere medici che siano professori universitari e utilizzare gli specializzandi non può che arricchire l’offerta sanitaria nei nostri territori, dal Pollino allo Stretto. Aprire la facoltà di Medicina a Cosenza significa, peraltro, che l’azienda ospedaliera cosentina si trasformerà in policlinico. Potranno essere aumentati anche i posti letto e avremo soprattutto una maggiore presenza di medici quali, ripeto, professori universitari e specializzandi, che non verranno pagati dalla Regione ma dall’Università. Davanti a questa prospettiva, cade ogni discorso di campanile. Ancora, sulla fusione tra l’ospedale e il policlinico di Catanzaro, il presidente Occhiuto ha compiuto un’operazione attesa da tantissimi anni. Avremo un grande policlinico universitario, che sarà unico in Italia».
In Consiglio regionale lei è diventata presidente della commissione Sanità. Quali sono le vostre priorità?
«Intanto abbiamo fatto già due sedute, dopo il mio insediamento. Stiamo portando avanti questioni importanti. Abbiamo affrontato il tema dell’autismo, che negli anni è stato fortemente sottovalutato e oggi rientra nel Programma operativo. Il fatto conferma la grande attenzione, anche in proposito, del presidente Occhiuto. Si tratta di un tema che abbiamo ampiamente preso a cuore nella nostra Commissione, perfino con l’istituzione di un apposito osservatorio. Su tutte le priorità procederò senz’altro con audizioni mirate. Le proposte di legge che verranno presentate in materia sanitaria dovranno tenere conto dei poteri e delle funzioni del commissario del governo. Infatti, non dobbiamo dimenticare che noi siamo in regime commissariale e che puntiamo soprattutto a superare la fase del Piano di rientro dal disavanzo sanitario».
Qual è la valutazione che dà dell’attuale gestione delle aziende del Servizio sanitario regionale?
«I commissari aziendali sono nominati dal presidente della Regione in qualità di commissario del governo. Sono nomine, voglio ricordare, sottoposte a verifica, nel senso che è prevista una valutazione dell’operato degli incaricati. Ciò premesso, ritengo che i commissari aziendali stiano lavorando bene. L’aspetto più importante è che comunque dovranno raggiungere gli obiettivi prefissati. Oggi c’è un’indubbia emergenza sanitaria, in Calabria. È facile puntare il dito senza voler riconoscere il disastro che si è registrato negli ultimi dodici anni; in cui, ribadisco, non si è fatto alcunché. Il dato ineludibile, che il presidente Occhiuto rimarca a ragione, è la consistenza reale del debito sanitario. Per troppo tempo ci avevano fatto credere che fosse maggiore. Invece il debito è stato quantificato con precisione e, grazie alle azioni e alle sinergie avviate, potrebbe addirittura diminuire. Che cosa ha comportato la mancata ricognizione del debito negli anni precedenti? L’incertezza sull’ammontare del debito non aveva permesso di avviare tutte quelle procedure necessarie a garantire l’innalzamento dei Lea e l’aumento della qualità dei servizi sanitari. Oggi stiamo invertendo la tendenza, grazie al coraggio, alle capacità e alla passione del presidente Occhiuto».
In merito all’aggiornamento della rete dell’assistenza ospedaliera, lei ritiene che ci siano le condizioni per una collaborazione attiva da parte del Consiglio regionale, anche al fine di rivedere i remoti dettami dell’Agenas? Per esempio, nella Sibaritide potrebbe esserci un ospedale hub, al posto dell’attuale Spoke? E ancora: nelle aree interne della Calabria esistono ospedali che, stando alla normativa vigente, potrebbero avere più funzioni e quindi dare risposte nei rispettivi territori. In sostanza, la rete dell’assistenza ospedaliera impostata dall’Agenas nel 2010 non è ancora stata modificata sulla base delle particolari esigenze dei territori. Ecco, sul punto specifico c’è una discussione politica in Consiglio regionale?
«Intanto ci stiamo preoccupando dei nuovi ospedali. Parlo anzitutto di quello della Sibaritide, in costruzione grazie al forte impulso del presidente Occhiuto. Lì i lavori proseguono sulla base del cronoprogramma, quindi per completare la struttura nei tempi stabiliti. Ci aspettiamo che venga consegnato nel 2024. Questo presidio ospedaliero potrebbe essere un polo sanitario di eccellenza e potrebbe anche diventare un ospedale hub a servizio della fascia ionica, che ha un bacino di utenza da Rocca Imperiale sino a Cariati, compresi i paesini dell’entroterra. Voglio poi sottolineare le azioni concrete di Occhiuto per la riapertura degli ospedali di Cariati, di Praia a Mare e di Trebisacce, che verranno riorganizzati, specie per alcune branche specialistiche. Inoltre, stiamo dotando gli ospedali più piccoli di nuovi strumenti indispensabili, per esempio di mammografi digitali: uno è stato già installato a San Giovanni in Fiore e altri sono in arrivo nei presìdi di Acri e Trebisacce. Quest’ultimo ospedale, peraltro, avrà una macchina per la risonanza magnetica, che sarà utilissima. Inoltre, per gli ospedali delle zone disagiate, quali San Giovanni in Fiore ed Acri, si sta investendo moltissimo, sia in termini infrastrutturali che di potenziamento generale. All’ospedale di Castrovillari, mi faccia dire, sono state consegnate le nuove sale operatorie dopo tanti anni. È un altro fatto. La volontà del presidente Occhiuto è chiara: non intende chiudere gli ospedali esistenti».
Lei pensa, allora, che la nomina del presidente della Regione Calabria quale commissario del governo sia valsa a cambiare la rotta?
«Senza alcun dubbio. Da commissario del governo, il presidente vuole migliorare soprattutto la rete ospedaliera, tenendo conto di quelli che saranno i grandi poli sanitari, a partire dal nuovo presidio della Sibaritide. Ancora, ci auguriamo che al più presto l’ospedale di Cosenza possa diventare policlinico, grazie all’apertura della facoltà di Medicina. Noi vogliamo garantire il diritto alla cura dei cittadini calabresi e per questo, sotto l’attenta guida di Occhiuto, continuiamo a lavorare senza sosta. Ho molta fiducia nelle sue capacità, nei suoi rapporti politici e nell’autorevolezza che ha presso il governo nazionale. Mi consenta di precisare che il Programma operativo è stato approvato nello scorso novembre e che tutta la programmazione regionale è partita da allora, come stabilito dalle norme».
Mi sta dicendo che c’erano stati forti ritardi?
«Sì. Voglio ricordare che il Programma operativo era stato presentato senza riscontro, nel luglio del 2021, dalla precedente gestione commissariale. Il presidente Occhiuto ha dovuto riscrivere il Programma in argomento ed è riuscito ad ottenerne la necessaria approvazione ministeriale. Infine, ma non per ultimo, il presidente ha recuperato oltre 150 milioni del Pnrr, che altrimenti avremmo perduto, destinati alla realizzazione delle nuove strutture di assistenza territoriale, le quali permetteranno di tutelare meglio la salute dei calabresi e di evitare l’intasamento degli ospedali». (redazione@corrierecal.it)
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