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l’intervista

Verderami: «No al vittimismo, la Calabria può rilanciarsi. Con il Pnrr, l’aiuto del governo e il controllo dei cittadini»

L’editorialista del Corriere della Sera a “L’altra Politica”: «Classe dirigente non sempre all’altezza? Può darsi, ma l’abbiamo scelta noi…».

Pubblicato il: 16/02/2023 – 15:28
Verderami: «No al vittimismo, la Calabria può rilanciarsi. Con il Pnrr, l’aiuto del governo e il controllo dei cittadini»

LAMEZIA TERME «Io penso che la Calabria abbia le risorse umane per potersi rilanciare e poi, naturalmente, ha bisogno anche del sostegno delle istituzioni. Ma questa storia che le cose si calano dall’alto, che lo Stato ci deve “concedere”, non mi convinceva nemmeno quand’ero un ragazzino, quindi moltissimi anni fa». Francesco Verderami, editorialista del Corriere della Sera piazza subito una stoccata contro il vittimismo storico, tratto distintivo nel rapporto della Calabria con i governi nazionali.  
«Le delegazioni parlamentari della regione – spiega nell’ultima puntata de “L’altra Politica”, intervistato da Ugo Floro – forse non sono state all’altezza ma sono state scelte dai calabresi, non si scappa da questo. E quindi qual era il problema? Una forma di adesione clientelare a questi politici a cui non si riconosce oggi un profilo molto consistente o c’era dell’altro? O ogni volta si è sbagliato nella scelta? C’è una nostra responsabilità». 

«I cittadini chiedano conto alle classi dirigenti»

Verderami parla come cittadino e come elettore che considera la Calabria la propria «patria». Il primo passo per risolvere i problemi è guardarli in faccia. E chiedere conto alle classi dirigenti di ciò che fanno, di quanto siano capaci di trasformare in realtà programmi e promesse. Stesso atteggiamento da tenere nei confronti di ogni governo regionale. «Faccio un esempio – dice il giornalista – e parto da Gioia Tauro, la Calabria è la mia patria anche se ormai vivo a Roma. Cosa si fa per l’area del porto di Gioia Tauro? Si fa o no il rigassificatore di cui si parla? E nei settori in cui possiamo avere spazio nell’economia nazionale e quella internazionale come si muove la Calabria?». Domande che presuppongono, poi, un controllo dei risultati «altrimenti corriamo sempre il rischio di parlare di giochini di palazzo. I problemi vanno risolti e, come cittadini ma anche come media, dovremmo stare periodicamente a fare il check per vedere lo stato di avanzamento dei lavori dei progetti che dovrebbero far parte del programma di governo regionale».

L’allineamento tra i governi regionale e nazionale e il Pnrr «da non sprecare»

Sul piano politico, per tornare al rapporto tra centro e periferia, c’è un allineamento astrale tra il governo regionale e il governo nazionale. Servirà a risolvere i grandi problemi della regione? «Me lo auguro – dice Verderami – come me lo auguravo già nel passato. Molto dipenderà dalle capacità della classe dirigente regionale e anche dal rapporto che avrà con la classe dirigente nazionale. Ricordiamoci che in questa fase noi avremo anche i soldi del Pnrr: è un’occasione da non sprecare». Miliardi da non buttare via, certo. Ma gli ostacoli sono sempre dietro l’angolo. «Il Pnrr – spiega Verderami – ha bisogno che i progetti vengano poi realizzati: ci sono problemi di carattere burocratico. Altro esempio: se un segretario comunale deve gestire tre o quattro comuni diversi, si capisce che non ce la fa. Si sta cercando, da parte del governo, di risistemare questa parte organizzativa. Sui progetti ci sono delle ottime aspettative, ma su questo io attendo l’esito concreto delle cose, perché altrimenti rimaniamo ai buoni propositi e di buoni propositi siamo pieni da da decenni, direi da sempre». 

«Il Pd ha fatto tanti errori che era impossibile rimediare in poco tempo»

Dalla Calabria all’Italia. Ai guai dei partiti (soprattutto del Pd) e alle prospettive che si aprono davanti alla destra di governo. «Il Pd non aveva tempo e il tempo che aveva lo ha sprecato in queste primarie infinite, probabilmente proprio per evitare che il nuovo segretario si intestasse la sconfitta che era nelle cose in Lombardia e nel Lazio. La sconfitta è arrivata ma non è che non abbiano capito o fatto tesoro degli errori del passato. Diciamo che gli errori del passato sono così tanti che non era possibile rimediare in breve tempo». Verderami legge così il risultato delle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. Il suo giudizio sul Partito democratico è netto: «Il Pd ha fatto troppe parti in commedia in questi anni. C’era una frase – ricorda – di un autorevole esponente del Pd che diceva ad alcuni parlamentari, sempre del Pd, “non vi preoccupate se vinciamo o perdiamo, tanto comunque al Governo ci restiamo”. Questo partito di potere si è consunto fino all’ultimo passaggio, che non è il Governo Draghi ma la partecipazione al Governo Conte, quando barattò il potere concedendo ai grillini dei passaggi, per esempio di riforme costituzionali, che gridano vendetta, come  il taglio dei parlamentari. Questa è una delle tante responsabilità che si porta dietro il Partito Democratico. E quindi alla fine il conto è arrivato e glielo hanno portato gli elettori, ma era inevitabile. Vorrei ricordare che Enrico Letta si insediò alla guida del Partito democratico dopo le dimissioni di Zingaretti, il quale lasciò il partito con una nota di protesta nella quale diceva che il Pd gli faceva letteralmente schifo». La logica è ferrea: «Se lo diceva il segretario del Pd, perché non avrebbero dovuto pensarla così anche gli italiani, anzi credo che il risultato sia stato lusinghiero».

«Pd a sinistra? Sarebbe come ammettere che l’idea del partito è fallita»

E il futuro del centrosinistra dove sta, forse nel tornare a una trazione di sinistra che rimarchi le distanze dalla destra che governa oggi? «L’ipotesi stessa di partito di sinistra – risponde Verderami – snatura l’idea originaria del Partito democratico che doveva essere un partito che raccoglieva l’eredità storica del cattolicesimo democratico e del comunismo. Se si riduce a essere solo un partito di sinistra significa che l’idea originaria del partito è fallita e va tenuto nel conto che una simile deriva potrebbe provocare un’ulteriore scissione». Altra spigolatura dell’analisi: c’è ancora spazio per il centro nella politica italiana alla luce degli ultimi risultati non proprio lusinghieri? «C’è un errore di fondo che si fa nella valutazione politica – ragiona il giornalista –: che cos’è il moderatismo? Se il moderatismo è cercare un approccio compromissorio nella politica, dove la parola compromissorio non è una parolaccia, se non è radicalizzare lo scontro, quello si può fare anche in altri partiti. Oggi la vittoria di Giorgia Meloni ha un significato particolare. Il significato è che gli italiani, dopo aver assaggiato il dolce dei 5stelle e poi quello di Salvini, provano Meloni, che ha davanti a sé la responsabilità di governare il paese, e al suo tempo stesso un peso perché gli elettori la caricano del compito di risolvere i problemi, non di esacerbarli. E questo è un monito per quel pezzo di classe dirigente di Fratelli d’Italia che ogni tanto perde di vista il fatto che oggi non è più un partito di opposizione, ma un partito di governo e che in quanto tale deve farsi carico di esigenze non solo di parte».

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