RIACE Una nuova mobilitazione per Mimmo Lucano nel borgo divenuto celebre in tutto il mondo per aver dato vita al sistema di accoglienza poi messo in discussione e smantellato dall’inchiesta “Xenia” della Procura di Locri. Riace si prepara ad accogliere i sostenitori dell’ex sindaco condannato in primo grado a 13 anni e due mesi e adesso in attesa della fine del processo in appello in corso a Reggio Calabria. Per il prossimo 26 febbraio è stato organizzato un presidio di solidarietà che avrà inizio alle ore 10, in sostegno di «un’esperienza da valorizzare e non da criminalizzare», spiegano i promotori.
«Tutto iniziò sul finire degli anni novanta con l’arrivo di un veliero di rifugiati giunti dal Kurdistan, spinto dal destino e dal vento verso le nostre coste», ricordano nell’appello lanciato in rete i promotori dell’evento. «Dopo di loro son giunti a Riace, provenienti da circa venti nazioni, oltre sei mila richiedenti asilo. Il piccolo paesino di circa duemila abitanti, su impulso del sindaco Mimmo Lucano aprì le porte delle case abbandonate dai riacesi emigrati altrove, ripopolando e rivitalizzando un borgo semiabbandonato».
Nell’ottobre del 2018 Lucano fu arrestato dalla Guardia di Finanza e posto ai domiciliari. Contro di lui e altre 26 persone l’accusa della Procura di Locri, guidata da Luigi D’Alessio, di aver messo in piedi un vero e proprio sistema criminale per sfruttare i fondi destinati all’accoglienza per vantaggi personali. Associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti. Queste, a vario titolo, le accuse contro l’ex sindaco e le persone che hanno lavorato con lui nella gestione dei progetti. La Procura di Locri con l’operazione denominata “Xenia” ha attaccato in toto il lavoro di Lucano nel piccolo borgo della Locride. Un’inchiesta che ha, di fatto, smantellato il cosiddetto “Modello Riace”. «Riteniamo – scrivono i promotori della manifestazione – che l’inchiesta ed il processo sin dall’inizio abbiano assunto pericolose ed inaccettabili connotazioni politiche ed esprimiamo, su questa inquietante curvatura, il nostro totale dissenso, impegnandoci ad organizzare in tutto il Paese manifestazioni pacifiche e democratiche per fare sentire la nostra vicinanza a Mimmo ed ai co-imputati, manifestando la nostra totale condivisione con una visione umanitaria che nei fatti ha portato a termine le più avanzate forme di partecipazione e solidarietà stabilite dalla nostra Carta costituzionale».
L’appello per la manifestazione che si terrà il prossimo 26 febbraio ha raccolto in pochi giorni centinaia di adesioni, tra cui quelle di Fiorella Mannoia e Vauro. Sarà «un’assemblea popolare, aperta e democratica, – spiegano i promotori dell’evento – insieme a quanti sentono “nel più profondo del proprio essere” la disumana ingiustizia che si sta consumando sia nei confronti di Mimmo Lucano che verso quanti si impegnano strenuamente in pratiche di solidarietà e di accoglienza». «Non ho esitazioni a dire che rifarei tutto quello che quello che ho fatto», continua a ripetere Lucano, mentre il processo in secondo grado prosegue con la prossima udienza fissata al 29 marzo. L’ex sindaco di Riace, in un video pubblicato sui social, ha spiegato: «La mission più importante che ho portato avanti come sindaco è stata quella di accogliere, senza distinzione, tutte le persone che sono arrivate arrivate e che hanno bussato alle nostre porte». «Come Mimmo, – spiegano ancora i promotori della manifestazione – vogliamo “mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siano e ovunque vivano, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere”». (redazione@corrierecal.it)
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