COSENZA Il presidente della Camera Penale di Cosenza, l’avvocato Roberto Le Pera, la definisce «pena patrimoniale». Ed è proprio la misura patrimoniale al centro di un animato dibattito tenutosi al Tribunale di Cosenza. Tra i relatori del convegno anche il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino. Che sul tema risponde così: «Un’opinione rispettabile ma è smentita da anni di giurisprudenza della Corte Costituzionale. Ci sono sentenze anche delle sezioni unite della Cassazione sul punto. Penso che un dibattito e un confronto si muovano su dati di fatto e non su suggestioni».
Il magistrato, tuttavia, non nasconde la presenza di problemi e in una lunga intervista al Corriere della Calabria suggerisce un diverso approccio metodologico per giungere alla soluzioni delle principali criticità presenti in materia. «I problemi ci sono e possono essere affrontati, risolti e sviluppati attraverso un dialogo consapevole che tenga conto degli approcci attuali della giurisprudenza. Ogni errore è una sconfitta per il sistema ed è illusorio pensare che in un lavoro come questo, in un sistema come questo, non si possano commettere degli sbagli. Il ruolo degli avvocati altrimenti verrebbe meno». «Giudicare il funzionamento del sistema tenendo conto solo degli errori – chiosa – non credo consenta una corretta valutazione. Il sistema va osservato, eventualmente criticato ed occorre suggerire soluzioni ai problemi che – ripeto – ci sono».
Altro tema caldo in tema di giustizia, è quello del potere o presunto tale dei magistrati che avrebbe favorito – negli anni – quella che in molti definiscono una vera e propria “deriva autoritaria”. «Mi pare un eccesso – sostiene Musolino – un altro degli eccessi dialettici che non credo serva a molto». «Abbiamo una giurisprudenza statica e resistente che è quella amministrativa, quella del Consiglio di Stato, che per esempio, in materia di interdittive, continua a mantenere una linea di rigidità e rigore che non aiuta quel sistema a svilupparsi e crescere», ammette il magistrato. Che poi prosegue nell’analisi. «A me pare, invece, che sul fronte della prevenzione ordinaria ci sia stato un percorso molto significativo della giurisprudenza, con tutta una serie di sentenze che hanno costruito il nuovo sistema delle misure di prevenzione». Musolino parla di «un sistema giurisdizionalizzato», all’interno del quale «il confronto tra accusa e difesa si sviluppa sulla base di possibilità per entrambi di dimostrare in maniera compiuta le proprie ragioni».
Da anni ormai, come emerso anche nelle recenti operazioni antindrangheta, è forte ed oppressiva la presenza di operatori e soggetti “invisibili”: politici, professionisti e colletti bianchi al servizio dei clan. Un mondo, a detta di alcuni, addirittura superiore alla ‘ndrangheta e occupato da membri riservati non ufficialmente affiliati. «E’ comodo parlare della ‘ndrangheta come di un sistema governato da uomini con coppola e lupara», dice Musolino. «Se lei nota – continua – è inquietante che per la prima volta l’anno scorso, le sezioni della Cassazione si siano occupate della partecipazione all’associazione mafiosa mentre su un tema analogo – quello del concorso esterno in associazione mafiosa – le sezioni unite sono impegnate dagli anni ’90». Cosa vuol dire? «Questo le dice quanto anche nella percezione giurisprudenziale vi sia un differente agire, una differente sensibilità quando si parla di coppola, lupara e distintivo e quando si parla di colletti bianchi». L’indagine sui colletti bianchi pare decisamente più complessa. «Credo che nessuno possa seriamente pensare che la ‘ndrangheta sia diventata quella che è senza il contributo dei colletti bianchi, perciò nel momento in cui i colletti bianchi vengono coinvolti, il livello dello scontro si alza».
Per la seconda volta, il Consiglio di Stato (lo scorso gennaio) ha annullato la nomina di Giovanni Bombardieri a Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria accogliendo, com’era avvenuto nel primo caso, il ricorso proposto da Raffaele Seccia, ex Procuratore della Repubblica di Lucera (Foggia) ed attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione. Nell’ultima sentenza, il Consiglio di Stato ha dichiarato nulla la nomina di Bombardieri chiedendo al Csm di rivotare per la nomina del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Nella pronuncia del supremo organo amministrativo si afferma, che Bombardieri «non ha mai svolto funzioni di coordinamento investigativo» e che in qualità di Procuratore della Repubblica aggiunto di Catanzaro, funzione svolta prima della nomina a Reggio, «ha coordinato gruppi che non si occupavano di reati in materia di criminalità organizzata». Sul caso, il sostituto procuratore Stefano Musolino risponde: «Quello che mi posso limitare a dire è che la decisione del Consiglio di Stato si fonda su un travisamento del fatto. Afferma una circostanza smentita documentalmente e cioè che Giovanni Bombardieri non si sarebbe occupato di ‘ndrangheta e di mafia quando ha ricoperto il ruolo di procuratore aggiunto di Catanzaro che è una cosa, oserei dire, paradossale».
Per Musolino «fa parte di questa strana stagione in cui stanno succedendo un po’ di cose strane. Aspettiamo fiduciosi che il Consiglio Superiore della Magistratura si ridetermini per l’ennesima volta sul punto».
(f.benincasa@corrierecal.it)
x
x