COSENZA Avrebbe reagito a un’aggressione di tipo sessuale. E’ quanto sarebbe emerso dal lungo interrogatorio a cui è stata sottoposta Tiziana Mirabelli, la 47enne che oggi a Cosenza ha confessato il delitto di Rocco Giuffrè, 76 anni. I due erano vicini di casa, in due appartamenti che condividevano lo stesso pianerottolo. La donna, secondo il racconto reso ai carabinieri dopo che si è costituita in caserma accompagnata dal suo legale Cristian Cristiano, avrebbe reagito così ad un tentativo di approccio sessuale. Inoltre ha raccontato ai carabinieri di aver ucciso Rocco Gioffrè al culmine di una lite nel giorno di San Valentino. Poi avrebbe nascosto il cadavere nella sua abitazione, in via Monte Grappa a Cosenza. Dopo l’aggressione da parte del vicino, che non sarebbe il primo episodio del genere, lei, per difendersi, avrebbe preso un coltello da cucina colpendo diverse volte la vittima. L’omicida, che ha precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, e un figlio, lavora in una cooperativa sociale ma svolge saltuariamente anche lavori come badante. Tiziana Mirabelli è nota a Cosenza perché è molto impegnata nel sociale, attivista di un movimento impegnato per la risoluzione dell’emergenza abitativa. Nel 2016 si è candidata alle elezioni per il consiglio comunale con la lista “Adesso Cosenza”. Chi la conosce parla di una donna «appassionata, cresciuta in una condizione disagiata ma impegnata nel sociale e sempre dalla parte dei più deboli». L’omicidio, sempre secondo il racconto della donna, che è al vaglio degli investigatori, coordinati dalla pm Maria Luigia D’Andrea, è avvenuto nell’ abitazione della donna. Il pm ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo.
Da diversi giorni la figlia di Rocco Giuffrè, Giovanna, non aveva notizia da suo padre. «Papà non si faceva sentire già da martedì – ha rivalato la donna al Tgr Calabria -. Ci siamo preoccupati giustamente, sapevamo che era a San Fili. Io ho provato a chiamare a San Fili ma non era lì. Poi si è preso tutti i soldi della cassaforte e sapendo che ha un figlio malato non lo avrebbe mai abbandonato. Noi venivamo tutti i giorni, dalla mattina fino alle 2 del pomeriggio rimanevo io mentre mia sorella c’era fino alla sera. Mio padre non restava mai da solo, mia madre è morta cinque mesi fa. I carabinieri non mi hanno voluto dire nulla. Io ero venuta a trovare mia sorella e mi è arrivata la notizia della sua morte».
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