LAMEZIA TERME Dopo gli arresti che hanno decimato la cosca Giampà di Lamezia Terme è stato Antonio Galiano, 46 anni, esponente della storica cosca, a mettersi a capo delle attività illecite del gruppo criminale. Aveva ricevuto dal padre, Giorgio Galiano, 69 anni, una sorta di “delega operativa” che gli consentiva di dirigere il traffico degli stupefacenti sulla piazza di Lamezia Terme
L’indagine della Dda di Catanzaro che questa mattina ha portato all’arresto di 49 persone, non a caso prende il nome di “Svevia”: l’epicentro del traffico della droga si trovava, infatti, in via degli Svevi a Lamezia dov’è l’abitazione dei Galiano. Qui le sostanze stupefacenti venivano depositate, stoccate, confezionate e a volte suddivise tra i vari spacciatori. I Galiano potevano contare su solide fonti di approvvigionamento che arrivavano fino a Roma, «sfruttando in particolare i legami di parentela acquisita con la famiglia Lupparelli», attivi nel quartiere di Tor Bella Monaca e contigui con i più noti Casamonica.
I Lupparelli fornivano «cocaina, eroina, hashish e marijuana, da destinare allo spaccio al dettaglio, svolto da accoliti di fiducia della famiglia Galiano». Il rapporto dei fratelli Angelo, Yuri e Maurizio Lupparelli con i Giampà era risalente nel tempo tanto è vero che la cosa era nota anche ai collaboratori di giustizia Angelo Torcasio e Giuseppe Giampà.
I rapporti tra i Galiano e i Lupparelli erano così intimi che nel giugno 2019 Antonio Galiano e la moglie Maria Giovanna Curcio si trovavano a Roma per la cresima della figlia che sarebbe poi stata festeggiata a casa di Angelo Lupparelli, all’epoca agli arresti domiciliari. È in questa occasione che, monitorato dai militari della Guardia di finanza di Lamezia Terme, Antonio Galiano racconta l’episodio del sequestro di 10 chili di hashish – ritrovati nell’auto su cui viaggiava con Luigi Vescio – avvenuto a ottobre 2016 acquistato dai calabresi nella capitale, proprio da Angelo Lupparelli. Secondo i magistrati della Dda di Catanzaro, il dialogo è «una vera e propria confessione circa le corresponsabilità di Antonio Galiano e dei Lupparelli nella fornitura del carico di hashish rinvenuto a bordo del veicolo dello stesso Galiano».
«Galiano racconta l’episodio dicendo che il luogo era Falerna e che manca poco per arrivare a destinazione, descrivendo i dettagli della vicenda. Angelo Lupparelli ipotizza che si sia trattato di una soffiata. Galiano dice di aver pensato anche lui a tale evenienza, ma ragionandoci ritiene che in tal caso sarebbe stato fermato prima di arrivare a Cosenza per fargli prendere più anni di carcere (poiché in ragione del suo affidamento in prova non poteva uscire dal Comune di residenza, ndr)».
Antonio Galiano afferma che in quella occasione gli sia andata bene perché la Guardia di finanza ha scritto che lo stupefacente è stato trovato dal cane sotto il sedile e grazie alla bravura del suo avvocato si è fatto solo 21 giorni di carcere poiché non era né il proprietario, né il conduttore del mezzo e la Cassazione lo aveva scagionato.
Nel corso del processo, interrogato dal pm, Galiano ha risposto così come era rimasto d’accordo con Luigi Vescio: «Io non c’entro un cazzo che comunque sia questo qua mi ha dato un passaggio da qua a Paola»
I veri problemi, racconta la moglie, li ha avuti con la perquisizione subita al “capannone”, quando vennero trovate 682 cartucce di vario calibro per armi comuni da sparo ed una per armi da guerra.
Col tempo le forze dell’ordine stavano arrestando tutti i pusher che si rifornivano da Galiano. Questo non ha però fermato il traffico di stupefacenti che l’indagato aveva con i Lupparelli di Roma.
Infatti, nell’ottobre 2019, proprio mentre venivano arrestati Pasquale Iannelli e Salvatore D’Agostino, Antonio Galiano pensava a un rifornimento di 20 chili di droga dai romani. E, mentre lui e la compagna si chiedevano come mai la Guardia di Finanza stesse arrestando tutti i suoi pusher e non direttamente lui, la compagna esordisce: «Ma a te stanno aspettando… il momento giusto per prenderti».
Ciampa di Cavallo è un agglomerato di case a Lamezia Terme a forma di U, e ricorda lo zoccolo, la ciampa (in dialetto, ndr) appunto, di un cavallo. È un luogo abitato quasi esclusivamente da persone di etnia rom e lo spaccio è molto frequente, come ricordano le cronache locali.
I rom sono tra gli acquirenti di Galiano. I rom sono, scrive il gip, un «sottogruppo organizzato, operante anch’esso nel settore del narcotraffico» e operano proprio nel noto quartiere Ciampa di Cavallo.
In una occasione il cognato di Maria Giovanna Curcio le dice di essere rimasto colpito dai molti soldi e dalla quantità di cocaina che gestiva la famiglia Lupparelli a Tor Bella Monaca – «Botta di cocaina e di soldi c’era… Mazzi mazzi di soldi, ragazzi!!!» – e paragona Tor Bella Monaca a Ciampa di Cavallo: «A Tor Bella Monaca diciamo è come la Ciampa dai! Eh, Maria?». Ma secondo Maria Giovanna Curcio non ci sono paragoni: «La Ciampa di qua sai cos’è? Un giocattolino».
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