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i verbali del pentito

Il clan Mancuso agenzia immobiliare della ‘ndrangheta. «I terreni a Nicotera sono cosa loro»

La tassa alla cosca per le compravendite. La punizione per gli “sgarri”. In quale contesto nasce l’interesse per i terreni di Maria Chindamo

Pubblicato il: 20/02/2023 – 8:54
di Pablo Petrasso
Il clan Mancuso agenzia immobiliare della ‘ndrangheta. «I terreni a Nicotera sono cosa loro»

VIBO VALENTIA I terreni sono cosa loro. Secondo il collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso i membri della sua famiglia avrebbero goduto «di una posizione di rendita garantita dal controllo diretto e indiretto sulle proprietà terriere di Nicotera». Nel cuore della provincia di Vibo Valentia non contano le regole del mercato. A pochi chilometri da Nicotera c’è il luogo in cui un’autobomba ha posto fine alla vita di Matteo Vinci proprio per gli screzi relativi a un terreno su cui aveva messo gli occhi una famiglia imparentata con il casato ‘ndranghetista di Limbadi. Una storia che ha portato a due condanne all’ergastolo. Il controllo asfissiante sul territorio riecheggia nelle parole del pentito, tratte da un verbale finito agli dell’inchiesta “Olimpo” della Dda di Catanzaro: «Da sempre la mia famiglia esercita un potere mafioso sulla zona di Nicotera, in virtù del quale chiunque intenda vendere un terreno in quella zona deve avvertire la mia famiglia (che ha una sorta di prelazione sui terreni), mentre chi acquista, se il terreno non interessa alla mia famiglia, deve corrisponderle una vera e propria tassa, una percentuale sul prezzo di vendita. Questi proventi sono da sempre stati percepiti da mio padre e da Diego Mancuso e questa prerogativa è stata sempre esercitata a prescindere dalla detenzione o sottoposizione al regime del 41bis degli esponenti dei Mancuso».
La stessa «prerogativa mafiosa» sarebbe «esercitata anche dai Pesce, per il tramite dei Bellocco, nella confinante zone di San Ferdinando, mentre per Nicotera mio padre, Diego Mancuso e i figli di Peppe ‘mbroglia avevano delegato Asconte u pinnolaru il quale aveva anche l’incarico di rapportarsi con i Bellocco per ogni questione che si verificasse al confine tra le due aree di competenza». “Addecu” (soprannome di Diego Mancuso), secondo il nipote, «controllava anche i terreni “delle suore” situati nella parte inferiore alla sua villa sequestrata».

Affari immobiliari rischiosi nelle terre di confine tra Rosarno e Nicotera

Quella che il pentito descrive è una sorta di «intermediazione immobiliare» mafiosa, con tutti i rischi del caso per chi avesse la malaugurata idea di chiudere un affare senza chiedere prima il permesso al clan (o ai clan). Succede a un uomo che acquista un terreno nell’area tra Rosarno e Nicotera. Questione delicata: i Mancuso hanno una procedura precisa per le zone di confine. Il loro “delegato” ha l’ordine di confrontarsi con i Bellocco-Cacciola. Emanuele Mancuso non sa dire con chi di preciso, «ma so di certo che era un Bellocco e che era solito recarsi all’Heaven, il villaggio di mio zio che si trova a Ricadi». Una volta avvenuta e scoperta la transazione, l’uomo deputato a “custodire” i terreni aggredisce verbalmente il compratore «facendo leva sulla presenza di un Mancuso (Emanuele, appunto) per far pesare la “mancanza di rispetto” ravvisata nel fatto che l’uomo si fosse azzardato ad acquistare un terreno senza “passare parola” prima alla consorteria mafiosa». La punizione è una “tassa”, un surplus per lo sgarro: l’acquirente concorda «di versare la somma di 10mila euro che si riservava di procurare accedendo a un finanziamento».

Le terre di confine e l’interesse per i terreni di Maria Chindamo

La storia di queste terre di confine si incrocia con quella di Maria Chindamo, l’imprenditrice scomparsa nel nulla il 6 maggio 2016 proprio in quel fazzoletto di terra che separa la provincia di Vibo Valentia da quella di Reggio Calabria. Incroci geografici in un’area le cui dinamiche sono descritte bene dalle parole di Emanuele Mancuso e da un’immagine citata spesso dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, quella della ‘ndrangheta che «controlla il respiro del territorio». Tra Nicotera e San Ferdinando i clan Mancuso e Bellocco fanno anche da intermediari immobiliari. Esigono percentuali sulle compravendite, le decidono, minacciano. E le parole di Mancuso sembrano riprendere un vecchio verbale di Andrea Mantella. Nell’interrogatorio reso il 18 ottobre 2016, il pentito di Vibo parla «dell’interesse vantato da Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta”, sui terreni di Maria Chindamo» e richiama «il proposito partecipatogli proprio da Diego Mancuso (durante la comune detenzione a Viterbo) in merito alla volontà di mettere “a posto” la situazione una volta tornato in libertà». In quel verbale, Mantella dice di non sapere «nulla di preciso» sulla scomparsa di Chindamo, «essendo stato in carcere dal 2011; qualche anno fa mentre mi trovavo detenuto a Viterbo, Diego Mancuso mi parlava di questa imprenditrice che aveva una piantagione di kiwi e del fatto che Pantalone Mancuso si stava accaparrando i suoi terreni e che quando sarebbe uscito lui doveva mettere a posto questa situazione». (p.petrasso@corrierecal.it)

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