COSENZA Tiziana Mirabelli, 47enne cosentina reo confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè di 76 anni, questa mattina, ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia. Poco più di un’ora di racconto per la presunta responsabile del delitto consumato il giorno di San Valentino, lo scorso 14 febbraio, a Cosenza nel suo appartamento al quinto piano in una palazzina popolare in via Monte Grappa. Accompagnata dal legale di fiducia, l’avvocato Cristian Cristiano, Mirabelli ha confermato la versione resa dinanzi ai carabinieri di Cosenza, il 19 febbraio scorso quando ha raggiunto la caserma per confessare il delitto.
Tiziana Mirabelli ha sostenuto di aver risposto a un presunto tentativo di violenza sessuale avanzato da Gioffrè, armato di coltello. La donna, dopo aver sottratto l’arma, avrebbe preso in mano l’oggetto contundente sferrando alcune coltellate nei confronti del 76enne. Proprio sul numero di coltellate, in queste ore, sono state fornite diverse versioni. La figlia di Rocco Gioffrè, in un post su Facebook parla di 25 colpi (qui la notizia). Al momento, secondo quanto appreso dal Corriere della Calabria, le coltellate non sono state quantificate e non esiste agli atti una refertazione certa dei colpi inferti. Il capo di imputazione è generico per quanto attiene i colpi mortali sferrati e indicherebbe la presenza di diverse coltellate senza però specificarne il numero. Mirabelli ha raccontato di aver inferto un primo colpo e poi una serie in rapida successione all’indirizzo di Gioffrè. Domani è previsto l’esame autoptico sul corpo del 76enne che chiarirà ogni dubbio sul decesso. Sul cadavere della vittima è stata effettuata “solo” una ispezione esterna.
Tiziana Mirabelli ha arricchito il racconto aggiungendo un altro particolare legato ad alcune ferite riportate su entrambe le mani presumibilmente compatibili con la narrazione offerta. L’avvocato Cristiano ha chiesto che vengano acquisite le foto delle ferite scattate dal consulente della Procura di Cosenza, Vannio Vercillo. Prima di concludere l’interrogatorio, Mirabelli – reclusa nella casa circondariale di Castrovillari – ha ammesso di aver subito delle minacce via sms. Il legale, anche in questo caso, ha chiesto che venga acquisito il contenuto della messaggistica presente nello smartphone in uso alla donna, già sottoposto a sequestro. I messaggi dovranno essere visionati ed eventualmente trascritti.
(f.benincasa@corrierecal.it)
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