Continuiamo a registrare le osservazioni dei sindaci calabresi sulla tutela della salute nei territori. Al riguardo avevamo sentito il sindaco di Crotone, Enzo Voce, il sindaco facente funzione di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, e il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita. Con Franz Caruso, primo cittadino di Cosenza, oggi parliamo delle criticità e dei punti di forza dei servizi sanitari nell’area cosentina; del ruolo dell’Unical e della Conferenza dei sindaci per il futuro della sanità regionale; del livello dell’assistenza pediatrica locale. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Calabria, Caruso afferma di pensare «tutto il male possibile» dell’autonomia differenziata e chiede al commissario del governo, Roberto Occhiuto, di avviare l’iter per la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza.
Sindaco Caruso, qual è il suo giudizio sull’assistenza sanitaria a Cosenza? Quali sono i punti di forza e quali sono le criticità?
«A Cosenza l’assistenza sanitaria è inadeguata e carente sotto ogni punto di vista, proprio come nel resto della regione. L’unico punto di forza nella sanità calabrese e cosentina è rappresentato da medici e altri sanitari che lavorano con passione ed abnegazione sopportando turni massacranti. Le criticità, invece, sono innumerevoli e riguardano, per esempio, l’insufficienza di organico tra medici ed infermieri, l’inadeguatezza della struttura ospedaliera e di quelle sanitarie, ormai obsolete e malandate, e la scarsità della strumentazione diagnostica. Ciò a voler tacere del Pronto soccorso e di tutta la rete dell’emergenza-urgenza, che non risponde affatto ai bisogni dei cittadini utenti. Certo, negli ultimi mesi, in particolare da quando Vitaliano De Salazar ha assunto l’incarico di commissario dell’Azienda ospedaliera cosentina, qualcosa di positivo pare si stia muovendo, a cominciare dall’aumento di posti letto in Pronto soccorso e dal trasferimento di Ematologia e Oncologia nei locali del Mariano Santo, volto a renderle centrali nell’innovazione tecnologica e nella terapia del dolore. Il mio auspicio è che si possa continuare in questa direzione».
Che cosa rappresenta a suo avviso l’istituzione di nuovi corsi di laurea in Medicina nell’Università della Calabria?
«Ho più volte espresso la mia opinione in merito. L’istituzione, all’Unical, di quattro nuovi corsi di laurea in Medicina rappresenta una scelta di valore volta a qualificare l’intera sanità calabrese potenziandone l’offerta formativa. Ciò significa, peraltro, offrire ai nostri giovani la possibilità di rimanere nella loro terra a studiare e, magari, anche a lavorare. L’obiettivo a cui tendere è, a mio parere, formare in Calabria i nostri medici, ampliando anche l’offerta di alta formazione. Pertanto, mi auguro che ai corsi di Medicina si aggiungano presto anche corsi di specializzazione e vengano realizzate strutture all’altezza, innovative ed altamente tecnologiche».
Ci sono state polemiche rispetto all’avvio dell’iter per i nuovi corsi di laurea in Medicina. Avevamo sentito il rettore dell’Unical, Nicola Leone, sulle opportunità che deriverebbero da questi corsi e dalla realizzazione a Cosenza di un policlinico universitario. Qual è il suo punto di vista?
«Anche qui, la mia posizione è nota. I nuovi corsi di laurea non parlano e non possono parlare un linguaggio campanilistico. Essi rafforzeranno, ne sono certo, il sistema sanitario regionale nel suo complesso, come avvenuto nelle altre regioni italiane, in cui l’attivazione di corsi di laurea in Medicina in varie università ha potenziato la formazione e l’alta formazione, favorendo la nascita di eccellenze riconosciute a livello internazionale. Per superare la sua atavica marginalità, anche in questo settore la Calabria deve saper fare rete: deve lavorare insieme aggregando e non dividendosi. Riguardo al policlinico universitario, come già detto, è fondamentale per l’alta formazione dei giovani medici e, insieme, per dotare il sistema sanitario regionale di nuove tecnologie e fare ricerca».
Quale dovrebbe essere il ruolo dell’università per il rilancio della sanità calabrese?
«Per quanto detto anche in precedenza, l’università ha un ruolo fondamentale per la formazione di competenze e professionalità in campo sanitario, di cui la Calabria ha enorme bisogno e su cui, quindi, occorre necessariamente investire facendo rete per come, riconosco, oggi si sta incominciando a fare».
Crede che i sindaci debbano avere più voce ed anche altri poteri, riguardo all’organizzazione dei servizi sanitari nei territori che amministrano?
«Insieme al collega Antonio De Caro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, credo che sia necessario dar vita ad una governance multilivello tra Comuni, aziende sanitarie e Regione, potenziando il ruolo dei primi cittadini all’interno delle Conferenze dei sindaci. Si tratta di una necessità ancora più impellente in Calabria. Nella nostra regione è evidente che occorre alleggerire la rete dell’emergenza-urgenza e le stesse strutture ospedaliere, attesa la loro inadeguatezza e la carenza di organico. Attraverso il coinvolgimento dei Comuni e di tutte le autorità sanitarie, va reso efficiente il sistema territoriale dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali, anche migliorandone l’integrazione. Il presidente della Regione e commissario alla Sanità, Roberto Occhiuto, ad oggi non ha ancora convocato i sindaci per un confronto di merito sulle questioni sanitarie più importanti. Mi auguro che voglia farlo al più presto».
Come si sta muovendo la Conferenza dei sindaci, riguardo all’organizzazione ed alla gestione dei servizi sanitari nel territorio cosentino?
«Da quando mi sono insediato, la Conferenza dei sindaci non si è mai riunita. Mi risulta, però, che la stessa abbia manifestato al presidente e commissario Occhiuto l’esigenza di aprire una nuova fase di interlocuzione tra la governance sanitaria ed i territori, al fine di superare il collasso della nostra Sanità. La Conferenza dei sindaci di Cosenza, insieme ad Anci Calabria, ha anche più volte evidenziato una serie di azioni prioritarie per la ripartenza del sistema sanitario regionale; a cominciare da un piano straordinario di reclutamento di medici ed infermieri e dallo stanziamento delle risorse occorrenti per azzerare il debito delle aziende sanitarie pubbliche. Parimenti, è stato più volte rilevato che, dopo oltre un decennio di attività, l’istituto del commissario governativo ha fallito: non ha consentito il rientro dal disavanzo sanitario, che al contrario è cresciuto, nonostante il depotenziamento di molti servizi, la soppressione di numerosi ospedali eccetera».
Che cosa può dirmi dell’assistenza sanitaria per i minori della sua città? Di che cosa avrebbe bisogno, secondo lei?
«Il nostro sistema sanitario non offre risposte adeguate agli adulti, figuriamoci ai minori. Ribadisco, a Cosenza abbiamo donne e uomini in camice bianco che svolgono il loro lavoro con immensa passione e, soprattutto nel reparto pediatrico, con umanità e tenerezza senza pari. Ma non basta. Alle nostre latitudini dovremmo anche cominciare a rispettare pienamente ogni articolo del “Codice del diritto della persona di minore età alla salute e ai servizi sanitari”, oltre che riuscire a supportare concretamente le famiglie. Mi piacerebbe che fosse garantito ai nostri minori il diritto alla cura sempre accanto ai propri familiari, in ambienti appositamente strutturati, con reparti pediatrici aggregati per età, al fine di soddisfare anche le loro esigenze ludiche e ricreative. I bimbi dovrebbero avere luoghi di cura confortevoli, per incontrare i propri compagni, per continuare a studiare e per coltivare i propri hobby. Oggi, purtroppo, non è così. Anzi, a seguito dell’emergenza pandemica, nel 2020 è stato chiuso il Centro di oncoematologia pediatrica, che rappresentava un esempio virtuoso di cura delle patologie tumorali e che, con l’aiuto dell’associazione Gianmarco De Maria, costituiva un punto di riferimento per i piccoli pazienti e per le loro famiglie. Mi auguro che possa essere riaperto il prima possibile».
Che cosa chiede al commissario del governo, Roberto Occhiuto, con riferimento ai servizi ospedalieri e territoriali nella città di Cosenza?
«Ribadisco la necessità di intrattenere un maggiore rapporto di condivisione e confronto tra le diverse istituzioni pubbliche, con l’obiettivo di individuare insieme la strada della rinascita della sanità cosentina. In particolare, al presidente Occhiuto chiedo che non si perda altro prezioso tempo e che venga convocata la Conferenza dei servizi al fine di avviare l’iter per la realizzazione del nuovo ospedale hub di Cosenza, indispensabile per rilanciare l’assistenza sanitaria nel Cosentino. In proposito devo dire, però, che in tal senso ho avuto ampie rassicurazioni dallo stesso Occhiuto, per cui sono certo che a breve si potrà procedere».
Che opinioni ha del lavoro del Consiglio regionale della Calabria in materia di sanità?
«Non mi è ancora giunto l’eco del lavoro svolto dal Consiglio regionale della Calabria sui temi sanitari. Probabilmente, ciò è dovuto al fatto che siamo una Regione commissariata».
Che cosa pensa dell’autonomia differenziata in rapporto alla Sanità calabrese?
«Tutto il male possibile. Per come proposta dal ministro Calderoli, l’autonomia differenziata penalizza il Meridione e di conseguenza l’intero Paese, che non può crescere viaggiando a due velocità differenti. Con l’autonomia differenziata, la sanità calabrese, già al collasso e con un debito storico abnorme, non avrebbe alcuna possibilità di rialzarsi».
Qual è il suo auspicio per il futuro della sanità nell’area di Cosenza?
«La realizzazione, a Vaglio Lise, di un nuovo ospedale hub finalmente degno di questo nome, in grado di soddisfare i bisogni dell’intera provincia. Auspico, insieme, la creazione di un sistema sanitario efficace ed efficiente, con strutture e servizi capaci di garantire i Lea e, più in generale, il diritto alla salute a tutti i cittadini». (redazione@corrierecal.it)
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