REGGIO CALABRIA Ingressi sbarrati e gru immobili. Non è solo di domenica che certi cantieri a Reggio Calabria e provincia rimangono vuoti. Alcuni lo sono ormai da diversi anni, dopo milioni di euro spesi per avviare lavori lasciati a metà e che hanno portato alla lenta costruzione di scheletri in cemento per i quali il tempo sembra essersi fermato. Tutto si è fermato per la costruzione del nuovo palazzo di giustizia nel cuore di Reggio Calabria, così come per quello di Locri. Una “maledizione” che sembra colpire opere pubbliche anche dal grande valore simbolico in città dove la criminalità organizzata ha messo radici profonde e difficili da estirpare. Stessa sorte per un’altra opera che avrebbe dovuto rappresentare invece un punto di riferimento culturale per la Locride, il teatro comunale di Siderno. Mentre a Palmi un vero inizio non c’è mai stato, quello dell’ospedale della Piana da quindici anni è solo un progetto e per molti una speranza in un territorio in cui sarebbe di fondamentale importanza potenziare i servizi sanitari.
È stato al centro del dibattito anche quest’anno nel corso di diversi interventi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria. Vent’anni fa la posa della prima pietra del nuovo palazzo di giustizia di Reggio Calabria, oggi ancora incompleto. Situato esattamente di fronte al Cedir, l’opera avrebbe dovuto rappresentare «il luogo simbolo della legalità», come lo ha definito il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Calabria Rosario Infantino.
«Esattamente un anno fa – aveva spiegato Infantino nel corso suo intervento – il ministro, presente a Reggio Calabria in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, firmò il protocollo per il riavvio dell’opera. È poi intervenuto il sottosegretario alla giustizia. È venuto a Reggio, incontrandomi, qualche mese fa, il Capo di Gabinetto del Ministero, ma ancora “una ruspa o una pala” non si è vista. Noi siamo e saremo qui, sulla riva del Calopinace, ad aspettare, ma non braccia conserte, sia bene inteso, che questo incantevole Palazzo diventi finalmente il luogo simbolo della legalità di questa città». Ma da simbolo di legalità a «simbolo del fallimento dello Stato in terra di mafia» il passo è breve. «Un fallimento» lo aveva definito la presidente del Tribunale Maria Grazia Arena nel 2021.
Stessa sorte per il nuovo palazzo di giustizia di Locri. Oltre dieci anni dalla posa della prima pietra, fino ad oggi circa 6 milioni di euro spesi, ma tra i vari problemi che hanno determinato più volte le interruzioni dei lavori, l’opera risulta ancora incompiuta. Il finanziamento iniziale era di circa 12 milioni di euro. Oggi, per completare l’opera sono stati stanziati ben 20 milioni. Circondato da rovi ed erba altissima, lo scheletro dell’edificio è situato accanto alla struttura del Gruppo Carabinieri di Locri. L’idea è quella di far diventare l’area un vero e proprio punto di riferimento per tutta la Calabria, realizzando altre due strutture dedicate alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri forestali: una “Cittadella della Giustizia” per la quale la Locride attende da anni.
È ventennale anche la storia del teatro di Siderno. Oltre 500 posti a sedere in un punto centralissimo della città, con un’ampia piazza pedonale: era stato ideato per essere un importante polo culturale del territorio. L’opera è nell’elenco delle 20 incompiute calabresi – insieme ai lavori di adeguamento della strada panoramica di Rosarno – secondo quanto emerso da una elaborazione di Centro Studi Enti Locali basata sui dati trasmessi dalle Regioni al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. I lavori sono fermi per mancanza di fondi al 38% dell’avanzamento.
«Le opere dovrebbero solamente confermare e dimostrare che anche in Calabria si possono fare cose buone», spiega ai microfoni del Corriere della Calabria il segretario della Fillea Cgil Metropolitana Endrio Minervino, che aggiunge: «La realizzazione di queste opere dovrebbe rappresentare un servizio. Ancora oggi non capiamo che sul nostro territorio abbiamo disservizi costanti per tutta la popolazione, dalle infrastrutture ad altre opere. È tutto il nostro territorio che è devastato da questa condizione. Ci sono alcune opere che sono più visibili di altre, ma ci sarebbero parecchie discussioni da fare, non ultime quella sull’edilizia scolastica. Noi abbiamo le scuole che al 94% non sono assolutamente nelle condizioni di poter garantire la sicurezza dei nostri bambini». A Palmi poi un vero inizio non c’è mai stato, quello dell’ospedale della Piana da quindici anni è solo un progetto e per molti una speranza in un territorio in cui sarebbe di fondamentale importanza potenziare i servizi sanitari. «L’ospedale di Palmi – spiega il sindacalista – è stato cantierizzato e finanziato insieme all’ospedale della Sibaritide, stessa azienda, stesso progetto. A Sibari l’hanno quasi completato, a Palmi abbiamo avuto problemi a cominciare. È un problema della politica? È un problema delle istituzioni locali? Non può essere solamente un problema, sempre e solo dell’azienda che va a prendere il lavoro». (redazione@corrierecal.it)
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