LAMEZIA TERME «La macchina della disinformazione è ancora molto presente». Ne è convinta Valentina Petrini, nota giornalista e conduttrice, ospite di “l’Altra Politica”, l’approfondimento settimanale andato in onda ieri sul canale 75 de “L’Altro Corriere tv”. Ospiti di Danilo Monteleone e Ugo Floro, la Petrini si sofferma su temi di grande attualità quali la manipolazione dell’informazione e il fenomeno, sempre più assillante, delle fake news, con sullo sfondo una riflessione della comunicazione al tempo dei social.
Secondo la Petrini «il dibattito ha fatto la fine che fanno gli argomenti scomodi, è stato archiviato come un problema risolto quando la macchina di disinformazione e manipolazione, che mi piace chiamare anche matematica della disinformazione, è invece ancora molto presente pur non essendo un fenomeno nuovo. Non c’è dubbio che l’epoca che viviamo, le nuove tecnologie, l’infodemia ci rendano molto più vulnerabili a questo fenomeno». Per la giornalista «dire che tutto il giornalismo è malato è come dire che tutta la politica è inefficace. Il nostro giornalismo ha una emorragia di lettori e di ascoltatori, la platea si è ristretta sempre di più e la credibilità e la fiducia delle persone nel sistema delle informazioni è andata scemando, per errori di noi addetti ai lavori ma anche – rileva la Petrini – per il conflitto di interessi che non abbiamo risolto, la connivenza tra potere politico, economico e informazione e perché anche i fondi per la produzione di contenuti di alta qualità si sono anch’essi ridotti. La grande stagione di reportage di cui pure sono stata protagonista tra il 2011 e il 2018 oggi non c’è più». Dalla sua visuale la Petrini poi aggiunge: «Negli ultimi due anni anche grandi gruppi si sono dotati di sezioni apposite dedicate alla verifica delle fonti. Non dimentico però che quando alcuni anni fa abbiamo ideato il format la “Fabbrica delle notizie”, era un tema tabù, era considerato da “maestrini” andare a fare le pulci di come gli altri trattavano le notizie. Mentre sui media stranieri, Francia, Inghilterra e America, le sezioni dedicate alla verifica delle fonti sono parte integrante dei progetti editoriali, da tanto tempo, noi tardiamo a istituzionalizzare questo tipo di contenuto. Le motivazioni sono tante, ma su tutto c’è l’errore di circoscrivere il problema alla rete o ai social. Per me non è così, io non demonizzo il web. Non è più la notizia completamente falsa a doverci far paura, ma quella verosimile che come tale è più facilmente manipolabile».
Focus sugli spunti forniti dall’informazione dal fronte bellico. «Non c’è dubbio – spiega la Petrini – che il sistema di informazione occidentale si sia schierato con l’Ucraina, anche perché non abbiamo tanti occhi sul versante russo. Questo non significa che sbagliamo nell’indicare Putin come il principale manipolatore. A me piacerebbe che ci fosse una maggiore attenzione alle notizie dalla Russia, che si conoscesse di più le donne russe che stanno seppellendo i loro figli, perché questo servirebbe a indebolire Putin. Possiamo farlo stando da casa nostra? No, bisogna andare lì. Avremmo bisogno che qualche editore finanziasse un giornalista in questo senso. Lamento il fatto che stia passando il messaggio in base al quale per fare il nostro lavoro da free lance significa prendere e partire, perché abbiamo famiglie e responsabilità e facciamo un lavoro rischioso e costoso, e perché siamo professionisti che devono avere le spalle coperte. Su questo faccio un appello, ne abbiamo più che mai bisogno onde evitare anche che la realtà ci venga raccontata attraverso il canale unico del mainstream. Anche la Cina è un altro posto che andrebbe presidiato. Narrare questi luoghi – rimarca la giornalista – significa narrare il nostro presente, ma è sbagliato lasciare sulle spalle dei free lance la responsabilità di farlo a spese e a costi loro». La Petrini, che ribadisce di «amare molto la Calabria alla quale ho dedicato molti lavori anche faticosi ma che mi hanno molto caratterizzato», si sofferma infine sul proprio futuro professionale: «Dopo tanti anni da settembre sono ritornata alla carta stampata – esempio La Stampa, il Fatto Quotidiano – perché avevo un enorme desiderio di occuparmi delle notizie di grande interesse, come il cambiamento climatico, le questioni sociali, quell’altra “bomba” che rischia di esplodere che sono i Balcani, i temi etici. Nelle prossime settimane sarò in Francia per seguire le assemblee partecipative sull’eutanasia. Nei prossimi mesi sarà più facile leggermi e vedermi. In tanti paesi ci sono le assemblee partecipative, in Italia se ne occupò Grillo ma poi sono finite nelle strumentalizzazioni politiche. Se non ci dà uno scossone la bassissima affluenza alle ultime elezioni in Italia a interrogarci sul perché, non so cosa stiamo aspettando». (redazione@corrierecal.it)
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