REGGIO CALABRIA «La sentenza non viene ad un tratto, è il processo che si trasforma poco a poco in sentenza». È citando “Il processo” di Franz Kafka che il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha iniziato questa mattina la requisitoria del processo d’appello “’Ndrangheta stragista” che si sta celebrando a Reggio Calabria. Molto più di un «semplice» processo, secondo Lombardo, quello sugli intrecci e i rapporti tra ‘ndrangheta, Cosa nostra e mondo politico che vede alla sbarra il boss palermitano Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro, condannati in primo grado all’ergastolo per l’uccisione dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo nel 1994. «Non è soltanto una vicenda processuale, ma è molto di più. Il processo è progresso, sintomo di civiltà», ha detto il procuratore aggiunto davanti alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria presieduta da Bruno Muscolo. «Siamo qui – ha spiegato Lombardo – per avanzare a una verità processuale di cui nessuno di noi può fare a meno».
Al centro del primo intervento di Lombardo la necessità di far emergere una «verità che sia in grado di restituire il tempo perduto tra meandri di depistaggi» su fatti – la stagione stragista che si è consumata tra il ‘92 e il ‘94 – che hanno rappresentato la «drammatica stagione di sangue che ha trasformato la storia d’Italia». «Anche se – ha sottolineato Lombardo – la storia delle stragi inizia molto prima». Fatti, ha detto ancora il procuratore aggiunto, che erano stati scritti su un foglio sporco: «Siamo stati costretti a ripulire il foglio perché su un foglio sporco non si poteva scrivere. Quel foglio sporco oggi è stato già riscritto da una sentenza di primo grado». Il procuratore aggiunto ha parlato della complessità del lavoro svolto e delle difficoltà perché «questa è la nazione dei silenzi e non delle parole», ha rimarcato, ringraziando poi chi «ha parlato». Il procuratore aggiunto ha sottolineato inoltre la responsabilità di chi ha «agito per fini politici» affermando che «determinate figure politiche non nascono dal nulla». «Le tante coincidenze – ha detto – diventano prove attraverso un lavoro durato dieci anni». «Graviano e Filippone sono colpevoli di tutti i reati ascritti oltre ogni ragionevole dubbio», ha detto infine Lombardo prima di lasciare la parola al sostituto procuratore della Dda Walter Ignazitto, che ha contestato i motivi d’appello depositati dai legali di Graviano e Filippone. La requisitoria di Lombardo sta proseguendo e terminerà lunedì 27 febbraio. (redazione@corrierecal.it)
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