VIBO VALENTIA «L’aggressione subita dal vicesindaco di Vibo Valentia, Pasquale Scalamogna, da parte del proprietario di una struttura abusiva, in località Capannina, durante le operazioni di demolizione, non può che ricevere la nostra più ferma condanna». È quanto afferma la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta che dichiara: «Un atto di violenza che però non può e non deve fermare il percorso di legalità e tutela ambientale che si sta operando nella nostra regione. Siamo sulla strada giusta, non possiamo farci intimorire. Quello dell’abusivismo edilizio sta diventando un fenomeno sempre più grave e drammatico per effetto degli eventi estremi che in Calabria stanno aumentando la propria frequenza con precipitazioni eccezionali che provocano alluvioni e frane con pesanti ricadute sull’incolumità delle persone e sulla sicurezza del territorio».
«La Calabria – si legge nella nota – è una delle regioni con il più alto tasso di reati nel ciclo del cemento e registra migliaia di ordinanze di demolizione emesse e mai eseguite. Nell’ultimo Rapporto ecomafia di Legambiente, la Calabria è al secondo posto nel ciclo illegale del cemento con 1086 reati di cui 373 solo nella provincia di Cosenza, seguita al terzo posto da Reggio Calabria con 249 reati; Crotone 161, Vibo Valentia 56 e Catanzaro 50. Dai dati dell’ultimo dossier “Abbatti l’Abuso” dell’Associazione del Cigno Verde, in Calabria, dal 2004 al 2020, su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, solo 133 sono state eseguite, ovvero l’11,2%. Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, solo 33 sono state trasmesse al Prefetto».
«Legambiente – si legge ancora nella nota – non si ferma e continua il monitoraggio e la raccolta di dati sul territorio per la campagna permanente “Abbatti l’abuso”, una battaglia aperta contro il cemento abusivo per restituire sicurezza, dignità e bellezza al nostro Paese. Si tratta di un fenomeno che devasta i luoghi più belli del Paese e mette a rischio la vita delle persone. Manufatti che spesso rimangono allo stato incompiuto di scheletri, villette e alberghi che privatizzano interi pezzi di spiaggia, che sorgono in mezzo ai letti dei fiumi o in aree a rischio idrogeologico». «Costruire infischiandosene delle regole – conclude la nota – provoca pesanti conseguenze sullo sviluppo urbanistico, sulla qualità del paesaggio, sull’economia e sulla sicurezza del territorio».
x
x