COSENZA La famiglia di Bonaventura Ferri ha richiesto il risarcimento dei danni davanti al Tribunale di Cosenza per il decesso del proprio congiunto dopo che l’ospedale ha respinto ogni ipotesi di condotta colposa dei sanitari che – a vario titolo – si occuparono del decesso del sindacalista, appartenente ai Vigili del Fuoco. E’ emerso da un corposo dossier medico legale come l’infezione virale sia stata complicata da varie infezioni ospedaliere e che all’atto del ricovero nella Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza – dove fu somministrato Tolicizumab – le stesse infezioni non erano presenti al momento del suo ingresso nel nosocomio considerato che il paziente era in buon compenso mediante ossigenoterapia e terapia farmacologica.
«Il quadro patologico – fa sapere l’avvocato Massimiliano Coppa – era in fase di stabilità ed era avviato alla remissione quando è stato aggravato da una doppia infezione sopravvenuta indicabile come infezione ospedaliera (ICA) da Acinetobacter Baumani e Klebsiella Pneumoniae». Anche il catetere venoso inserito a Cosenza «era infetto per come certificato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria di Catanzaro e fu sostituito come la terapia farmacologica che determinò il fallimento del trattamento assistenziale effettuato a Cosenza e che non lasciò scampo a Bonaventura Ferri». La famiglia, assistita dall’avvocato Massimiliano Coppa, ha nominato un pool di esperti e professori universitari che hanno accertato le responsabilità che hanno condotto al decesso del
sindacalista. Saranno ora i giudici a stabilire le singole responsabilità da addebitare al comparto assistenziale. (f.b.)
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