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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

Le calabresi ribelli di “The Good Mothers” rovesciano la narrazione della ‘ndrangheta

Il crime ambientato nel Reggino è una storia universale per la lotta contro il patriarcato. Voli saltati, lavori infiniti e uno scherzo in Trentino. Ecco i voti della settimana

Pubblicato il: 25/02/2023 – 7:00
di Paride Leporace
Le calabresi ribelli di “The Good Mothers” rovesciano la narrazione della ‘ndrangheta

A Berlino sede di uno dei premi cinematografici più importanti del mondo la Calabria mette in bacheca un prestigioso Orso d’Oro nell’innovativa categoria “Serie” per la produzione “Disney +” con “The Good mothers che racconta la storia vera di tre donne coraggiose che si ribellano alla ‘ndrangheta collaborando con la Giustizia. Tratto da un bestseller di Alex Perry, il plot si ispira alle vicende biografiche di Lea Garofalo, Giuseppina Pesce e Valentina Cacciola. Nel bel cast svettano Micaela Ramazzotti e il calabrese Francesco Colella (interpretano Lea e il suo marito assassino).
Recensioni positive di Variety e ottima rassegna stampa a Berlino. In conferenza stampa la regista italiana degli ultimi tre episodi, Elisa Amoruso, ha dichiarato: «In una storia come queste si possono riconoscere tutte le donne in lotta nel mondo contro il patriarcato, è davvero una storia universale». Parole che possono stoppare benaltristi calabresi sostenitori del “si’ ndujia no ‘ndrangheta”. Il crime di ambientazione calabrese dimostra con questo lavoro di saper proporre narrazione civile. Brava la Calabria film commission a dialogare con un gigante produttivo come Disney, major di solito molto snob verso i bandi pubblici italiani. Ed è motivo di orgoglio che nelle motivazioni del premio la giuria segnali «il design della produzione e le location hanno contribuito all’atmosfera ultrarealistica della serie, come è giusto che sia considerando che si basa su eventi reali». Lontani i tempi in cui per queste ambientazioni si sceglieva la Puglia; e infatti nella serie vedremo Palmi, Fiumara, Reggio Calabria, senza dimenticare le maestranze locali che hanno lavorato ad un prodotto che sarà diffuso in 90 paesi nel mondo, in Europa fruibile dal prossimo 5 aprile. A latere mi preme ricordare Matteo Cosenza (voto “otto”), il quale da direttore del Quotidiano, 11 anni fa, decise di dedicare l’8 marzo alle tre donne calabresi ribelli realizzando un paginone sul suo giornale rovesciando la narrazione della ‘ndrangheta e attirando interventi da tutta Italia. Alla Calabria Film Commission voto “nove” per determinazione e affidabilità spronando a a comunicare sempre di più. Intanto grazie ai bandi è arrivata Matilde Gioli in Calabria per un esaltante progetto “action” che promette molto bene.

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Dai dettagli si ricava una storia. Ricevo una nota stampa dell’avvocato Consolato Caroleo il quale annuncia che il suo assistito, Saverio Salerno, «dopo oltre due anni ha ottenuto Giustizia, nella quale ha sempre riposto fiducia ed oggi può tornare al suo lavoro encomiabile lavoro di ristoratore nella splendida località di Bagnara Calabra». Se l’assoluzione di un innocente purtroppo non è grande notizia, lo è quella che il bravo avvocato segnala nel dato invero insolito delle veline di legali in cui si legge: «E’ doveroso evidenziare che anche la pubblica accusa (in composizione diversa rispetto al Pm titolare delle indagini), in sede di requisitoria, prendendo atto dell’insussistenza dell’ipotesi accusatoria, ha chiesto per il Salerno l’assoluzione con medesima formula sentenziata dal Tribunale». Rasserena che nella magistratura, pur in presenza di diversa visione di altro orientamento, non conta la corporazione ma prevale le Giustizia. Siamo nei meandri del 416 bis, reato che accomuna spesso mafiosi di lungo corso e borghesia che vive in piccoli luoghi. Il ristoratore Salerno era stato accusato di essere una testa di legno fittizia nella titolarità della “Taverna del pirata” nell’ambito del processo Eyphemos che ha colpito terribili cosche di S. Eufemia d’Aspromonte. Che era accaduto al povero Salerno? Aveva venduto il suo ristorante a “pirati” degni della sua taverna, in fase di indagini non era stato acquisito l’atto di vendita notarile ma solo il preliminare. Quindi il sospetto di ricoprire fittiziamente il ruolo al posto del “malamente” e di gestirlo per conto terzi. Suona beffardo il fatto che la taverna in questione fosse chiusa da tempo e priva anche di energia elettrica e nessun sopralluogo ne avesse appurato lo stato di esercizio. Ma c’è di più nel raccontare che l’avvocato, in sede di interrogatorio di garanzia, a poche ore dai fatti che hanno provocato l’arresto del ristoratore, ha subito prodotto il rogito che poteva chiarire ogni dubbio. La prova di pietra non ha sortito effetto e il signor Salerno è rimasto agli arresti domiciliari per un anno, fino al ricorso in Cassazione vinto dall’avvocato Caroleo che lo ha rimesso libero, ma rimanendo imputato nel maxiprocesso terminato nei giorni scorsi.

ASSOLTO | Domenico Creazzo

La vicenda fa pendant con il coimputato più celebre della vicenda e di cui mercoledì leggo approfondimento sul Foglio di Cerasa con il titolo a tema di bandiera editoriale su “Gli effetti dell’abuso delle intercettazioni spiegati da una pazza inchiesta calabrese”. Protagonista l’ex consigliere regionale, Domenico Creazzo, accusato di scambio elettorale politico mafioso, appena eletto consigliere regionale, e che in arresto a casa ha trascorso 17 mesi. Vicenda nota, considerato che Creazzo aveva fatto un salto opportunista della quaglia dal Pd a Fdi. Ma questa è politica. Avevano chiesto 16 anni di reclusione per l’ex sindaco, e a sentire i suoi avvocati a leggere il Foglio «i legali di Creazzo scoprirono in maniera quasi casuale una vasta mole di intercettazioni che i pm avevano deciso di secretare, ma che provavano l’innocenza del neo consigliere regionale» come il Tribunale in effetti ha sentenziato. Creazzo era anche sindaco, il suo vice è stato assolto perché il soprannome non era il suo, e così il presidente del Consiglio, sbattuto alla gogna mediatica da Salvini sui social quando era già stato assolto, e via a scorrere per il consigliere di minoranza, l’ingegnere per tre anni detenuto, il commercialista, l’impiegato. In tal contesto ovviamente il Viminale ha sciolto il Consiglio comunale per infiltrazione mafiosa. Certo a guardare il dispositivo finale della sentenza si registrano trenta assolti “perché il fatto non sussiste” e a volte perché “il fatto non costituisce reato”, venti i condannati appartenenti a cosche conclamate. Gli assolti fanno parte del mondo di mezzo, che non è quello de “Er Cecato”, ma quello che resta stritolato tra Stato e antistato. Che voto dare ai coinvolti di questa inchiesta, che se non sarà pazza come sostiene il Foglio, ha delle contraddizioni evidenti? Che ci sono magistrati che giudicano con coscienza e meritano “otto”, che i bravi avvocati in Calabria non mancano e prendono lo stesso voto. Agli assolti diamo “nove” per umana solidarietà, la Giustizia ingiusta resta senza voto perché merita di essere cambiata come la Calabria che naviga tra emergenze, ‘ndrine e democrazia malata. Fratelli d’Italia ora riaccoglierà il suo consigliere regionale votato da 8000 calabresi e assolto da ogni accusa?

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“Lamezia-Milano, andata e ritorno” canta Brunori. «Un viaggio pazzesco», prosegue il cantautore cosentino e il verso si presta alla recente soppressione dei voli Ita che partivano dallo scalo calabrese alle 6 del mattino con ritorno la sera alle 22. Nell’epoca della globalizzazione veniva comodo anche a molti calabresi sbrigare le loro faccende meneghine in una sola giornata; invece ora sono costretti a stare tre giorni a Milano pagando due costose notti in albergo. Orari bloccati fino a giugno in questo modo. Nessun politico può metterci faccia e voce? Voto “due” per disinteresse pubblico.

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Cartello per lavori costruzione strada collegamento Cosenza-Sibari tra Tarsia e 106 bis. Fine dei lavori il 28 febbraio. Tra 4 giorni. Una penosa bugia. Chi attraversa il tratto di strada resta fermo ai semafori. Spesi milioni di euro. Una triste vicenda calabrese. Voto 2 a chi ha redatto piani di fattibilità e appaltato i lavori. Voto “nove” ad Adriano D’Amico che ha segnalato la notizia su FB.

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Ieri sera Mario De Filippis ha presentato il suo ultimo libro “Ciellini ad Arcavacata” epopea di una stagione movimentista cattolica edito dalla casa editrice di Demetrio Guzzardi, anch’egli appartenente a quella comunità. Per l’occasione don Giancarlo Gatto ha eseguito della canzoni scritte dal giornalista Ciccio Dinapoli. Al compianto collega “otto” alla memoria, stesso voto a De Filippis, valente storico, e al baldo editore giussaniano.

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Voto “dieci” a Pasquale Aceto di Cosenza, titolare di un Conad in Trentino, per un riuscito scherzo di Carnevale. Nel suo esercizio ha appeso il cartello: “Cercasi commesso volenteroso da subito. Astenersi calabresi”. Gente allegra Dio l’aiuta.

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