Lo “stato maggiore” contro gli outsider. È tempo di primarie Pd anche in Calabria, con il voto di domani per scegliere il prossimo segretario nazionale del Pd tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, voto “aperto” a tutti (teoricamente) dopo quello riservato agli iscritti democrat che hanno premiato il governatore emiliano. In Calabria si parte da un 53% per Bonaccini rispetto al 21% della Schlein al primo turno, in tanti spiegano che domani sarà una storia sicuramente diversa perché il fatto che ai gazebo possa presentarsi chiunque (previo pagamento di un piccolo contributo) in realtà può rendere la platea congressuale molto liquida e non facilmente catalogabile com’è stato due settimane fa. Ovviamente, le previsioni della vigilia – compulsando i dirigenti del Pd calabrese – tendono a ritenere plausibile una crescita per la Schelin non tale comunque da mettere in discussione il successo di Bonaccini, ma per questo non resta che aspettare domani in serata o la nottata tra domenica e lunedì.
Intanto questa fase del congresso dem consegna un po’ di riflessioni. La prima è che in Calabria si è andati in controtendenza rispetto al resto del Paese. La polemica ha riguardato a livello nazionale la presenza a sostegno della Schlein degli storici “capicorrente” del Pd, da Franceschini a Orlando, da Boccia a Zingaretti, con Bonaccini sostenuto essenzialmente dalla “base riformista” di Guerini – l’area dem più vicina a Renzi – dalla quale proviene lo stesso Bonaccini. In Calabria invece la dinamica è stata l’opposto: con Bonaccini si sono schierati i big, sostanzialmente, e il cosiddetto “apparato”: a esempio il segretario regionale e senatore Nicola Irto, i cinque consiglieri regionali Mimmo Bevacqua, Ernesto Alecci, Franco Iacucci, Raffaele Mammoliti e Giovanni Muraca più da indipendente Amalia Bruni, e poi il sindaco sospeso di Reggio Giuseppe Falcomatà e quattro segretari di federazione provinciale su 5. Una potenza di fuoco, oggettivamente, che si è chiaramente dispiegata al primo turno. In Calabria con Bonaccini, alle primarie “aperte”, inoltre si schiererà la mozione De Micheli rappresentata essenzialmente dalla già parlamentare Enza Bruno Bossio e dalla coordinatrice regionale delle donne del Pd Teresa Esposito. Per la Schlein, il dirigente nazionale Carlo Guccione, la componente di Articolo 1 che qui ha (ri)eletto Nico Stumpo al Parlamento, il segretario provinciale dem di Reggio Antonio Morabito, il già capogruppo regionale Sebi Romeo, la Cgil, la militanza movimentista stile Sardine con l’ex portavoce nazionale Jasmine Cristallo in testa, a Catanzaro il gruppo (non organico al Pd) legato al sindaco Nicola Fiorita, e alle primarie aperte anche buona parte dei cuperliani. Colmare un gap di 32 punti percentuali per la Schlein, che è comunque insidiosa, è chiaramente un'”impresona”, dopo un primo turno che ha visto Bonaccini in Calabria collocarsi più o meno sulla media nazionale e la Schlein che si è attestata al di sotto la media nazionale ma non è crollata, considerando le (impari) forze in campo.
Sfida dura, comunque, anche a livello regionale, come del resto testimonia la discesa di Bonaccini a Reggio per la chiusura della sua campagna, segno che il governatore emiliano confida molto sul sostegno di Irto, che del resto è nel suo ristretto comitato promotore e la cui leadership regionale – è la valutazione di tantissimi dirigenti democrat – non è in discussione ma ovviamente sarà testata dall’esito di questo congresso, anche se in tanti hanno rimarcato lo sforzo di Irto di tenere nel complesso sempre unito la gran parte del partito in questa fase congressuale schierandosi ma senza apparire un ultras. Un congresso che anche in Calabria ha confermato le difficoltà di un partito che a fatica cerca di scrollarsi di dosso vecchie logiche, anche tribali. Anche nella composizione delle liste per l’assemblea nazionale infatti non sono mancate divisioni all’interno della stessa area, soprattutto quella della Schlein, con incursioni esterne che a esempio hanno finito con il penalizzare una figura quale quella di Vladimiro Parise, il “compagno operaio” (uno dei pochi “panda” ancora attivo nella giungla democrat) rimasto fuori a dispetto di quanti vogliono, desiderano un Pd finalmente muovere “dal basso” e avere un tratto prevalentemente popolare e non più solo borghese. Per non parlare poi del presunto tesseramento gonfiato e delle esclusioni “eccellenti” denunciati soprattutto dall’area Cuperlo, sostenuto in Calabria dall’ex governatore Mario Oliverio, la cui parabola rappresenta oggettivamente uno dei nodi irrisolti del Pd calabrese, un Oliverio peraltro stoppato dai tecnicismi burocratici sempre più astrusi ma soprattutto da un clima da “purghe” vecchio stile che francamente stona con il concetto di congresso “aperto” e costituente che si è cercato (inutilmente, per la verità) di veicolare. Laddove invece anche questo congresso, e anche in Calabria, ha riproposto essenzialmente l’immagine di un Pd ancora slegato dalla realtà e avvitato su se stesso. In Calabria un anno fa la fine del commissariamento con la designazione di Irto quale segretario ha suggellato una sostanziale unità, ma oggi questa unità comunque rischia di essere condizionata dall’esito di queste primarie. In fondo, è questa la vera posta in gioco in Calabria. (a. c.)
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