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Ucraina e profughi di guerra, un anno drammatico tra accoglienza e solidarietà in Calabria – FOTO E VIDEO

Tante le iniziative dal 24 febbraio 2022. Gli aiuti, il supporto e l’inclusione di bambini e famiglie. Momento di preghiera a Lamezia

Pubblicato il: 25/02/2023 – 16:43
di Giorgio Curcio
Ucraina e profughi di guerra, un anno drammatico tra accoglienza e solidarietà in Calabria – FOTO E VIDEO

LAMEZIA TERME Un anno di guerra, sofferenza, drammi e devastazione. E mentre i leader del mondo discutono su quello che potrà accadere nel futuro, il popolo, la gente comune, da 365 giorni si ritrova in un limbo infinito. L’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo scattata all’alba del 24 febbraio del 2022 è una scelta epocale che ha cambiato, per sempre, non solo il destino di un Paese distrutto dal conflitto ma anche le sorti del pianeta ancora in bilico. Troppo vivide negli occhi le immagini terribili dei bombardamenti, ancora troppo vivo il ricordo della fuga improvvisa sotto la furia dei missili, dalle macerie, fino al confine con l’Europa. Lasciare tutto e partire, senza guardarsi troppo indietro, senza più un futuro certo. Un dramma che ha interessato secondo gli ultimi dati quasi 14 milioni di persone. Sfollati interni ma anche profughi di guerra arrivati in tanti altri Paesi europei, soprattutto la Polonia, ma anche l’Italia dove la comunità ucraina è da sempre molto presente.

La preghiera

E anche a Lamezia Terme decine di ucraini e di famiglie hanno deciso, ad un anno dall’invasione russa, di raccogliersi ancora una volta in un momento solenne di preghiera e di raccoglimento. L’occasione per trasmettere l’un l’altro tutto quel coraggio necessario per affrontare altre settimane e mesi difficili, ma anche per ringraziare chi, in questi ultimi 12 mesi, si è speso concretamente per supportare il popolo ucraino. L’evento “Noi siamo qui e ora”, organizzato dall’Associazione Svitanok nella chiesa Maria SS delle Grazie a Lamezia è stato un momento solenne, particolarmente emozionante con la presenza di tutti i rappresentanti degli ordini religiosi del territorio, con canti sentiti e bandiere con i colori dell’Ucraina.

«I calabresi hanno fatto tanto per la nostra gente»

«Il popolo calabrese ha un grandissimo cuore che ha aperto ad un popolo che ha bisogno, per i bimbi e le mamme che hanno trovato riparo qui in Calabria». A parlare ai nostri microfoni è Stanislav Shevchenko dell’”Associazione Svitanok” attiva per raccogliere tutti i beni di prima necessità da spedire al fronte e alle famiglie bisognose in Ucraina. «Hanno dato a questi bambini e a queste mamme la possibilità di dormire, di vivere, sistemarsi e imparare la lingua, andare a scuola». «Quando un bambino sta male – spiega – noi come genitori cerchiamo di proteggerlo e noi siamo rimasti sconvolti dal pericolo dei bombardamenti che ha interessato tutta l’Ucraina. E gli italiani, i calabresi, hanno fatto tanto bene alla nostra gente, grazie per le donazioni a tonnellate e i finanziamenti per il nostro popolo in Ucraina e quelli che sono sistemati qui». Immaginare lo scorso 24 febbraio di ritrovarsi ancora qui, un anno dopo, a discutere della guerra e della sopravvivenza del popolo ucraino era difficilissimo. «Forse il mondo non si aspettata che l’Ucraina resistesse tanto – racconta Stanislav – forse un mese, due o tre ma sapeva benissimo che siamo tutti uniti, civili, militari, politici, artisti. Siamo diventati un monolite che non si può rompere in alcun modo».

L’aiuto per i bambini

A Lamezia Terme e nel comprensorio, così come nel resto del Paese, sono state numerosissime le associazioni che hanno costruito una vera e propria rete di solidarietà per i profughi ucraini. «Il nostro – ci racconta Manuela Viola della Fondazione l’Albero della Vita – è un progetto nazionale con l’obiettivo di supportare le famiglie con minori provenienti dall’Ucraina. Un’equipe di educatori, da marzo del 2022 fino alla fine dell’anno, ha seguito famiglie e bambini nella parrocchia della Pietà. Ogni pomeriggio abbiamo incontrato questi bimbi, abbiamo strutturato uno spazio ludico orientato con attività educative per poco più di 20/30 nuclei nel primissimo periodo, ma siamo arrivati anche ad una cinquantina di minori ma il numero è variato tantissimo, questa è stata la particolarità dell’intervento». Accoglienza ed educazione ma anche sport, altro elemento cruciale lungo il percorso dell’integrazione. A Lamezia c’è chi è attivo sul campo da 40 anni ed è l’associazione sportiva Pattinaggio Lamezia. «Ci sembrava d’obbligo – ci racconta Salvatore Raccuglia – aiutare i ragazzi ucraini fornendo loro pattini e protezioni e insegnando loro questo sport. Per noi è stato un enorme piacere poter fare qualcosa di attivo, portare un sorriso a questi bambini».

L’accoglienza di Filadelfia

Particolarmente attiva, in Calabria, la comunità di Filadelfia, piccolo centro del Vibonese. «La comunità di Filadelfia – ci racconta il sindaco Anna Bartucca – si è da subito attivata appena scoppiata la guerra per cercare di venire incontro e di poter dare una mano a queste persone. Successivamente, grazie al progetto ministeriale, siamo riusciti ad inserirli nell’ambito del Cas. Sono gruppi familiari che hanno una loro autonomia, una loro vita individuale e allo stesso tempo ci siamo da subito attivati per fare in modo che si potessero inserire nel miglior modo possibile e quindi la loro sofferenza venisse sentita il meno possibile all’interno della nostra comunità. Ed è una gioia vederli camminare sul corso di Filadelfia, incontrarle e vedere che ti salutano allo stesso modo di come fanno i nostri cittadini. Sono circa 56 persone, il gruppo che è arrivato fin dall’inizio, ma qualcuno è rientrato, però la maggior parte sono ancora presenti un nostro territorio».

Il dramma di Karina

La speranza, per tutti, è che questo dramma possa finire presto. Lo si legge negli occhi di Karina e lo si capisce dalle parole che, nonostante tutto, lasciano trasparire ancora un cauto ottimismo. «Siamo arrivati qui da Kharkiv a marzo dello scorso anno. Abbiamo lasciato in Ucraina il papà perché ammalato, la mamma che lo accudisce, i suoi fratelli la sorella che ha un bambino piccolo. Ringrazio l’Italia e gli italiani per il loro aiuto e la loro accoglienza». In questi mesi Karina ha cercato di imparare un po’ l’italiano e spera che «questa guerra possa finire al più presto per poter ritornare a casa». (g.curcio@corrierecal.it)

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