LAMEZIA TERME «Noi andiamo a dare consiglio e supporto a tutte quelle coppie di genitori che si trovano a dover affrontare una diagnosi prenatale a volte infausta oppure fortemente limitativa della qualità di vita del nascituro. In un’epoca in cui avere un figlio non è un destino biologico ma è una scelta ben preparata e definita, si capisce bene che l’impatto emozionale è notevole, per cui questi genitori sono davvero in ambascia di fronte a delle diagnosi del genere per cui devono avere una sorta di sostegno ad affrontare la situazione». A dirlo nel corso dell’ultima puntata di “Salute e Sanità” condotta da Soave Pansa e andata in onda sull’Altro Corriere Tv (canale 75), è stata la dottoressa Antonietta Distilo, dirigente medico della Uoc di Neonatologia dell’Annunziata di Cosenza.
«Il nostro reparto – ha affermato Distilo – diretto dal direttore dottor Gianfranco Scarpelli è offre diversi setting assistenziali. Intanto abbiamo la terapia intensiva neonatale che costa di dieci posti letto, la patologia neonatale che prevede venti posti letto, il nido con quindici posti letto e due posti di terapia intensiva neonatale che eroga appunto assistenza ai bambini fino ai dieci chili di peso corporeo. Chiaramente i vari setting assistenziali sono per patologia, nel senso che la terapia intensiva neonatale dà assistenza e cura a tutti i neonati prematuri o con patologie complesse che appunto afferiscono alla nostra unità operativa».
«Le terapie intensiva neonatale in Calabria sono soltanto tre – ha ricordato la dottoressa Antonietta Distilo –. Noi garantiamo anche il Counseling prenatale, un prestito dall’inglese che vuol dire consiglio. Noi andiamo a dare consiglio e supporto a tutte quelle coppie di genitori che si trovano a dover affrontare una diagnosi prenatale a volte infausta oppure fortemente limitativa della qualità di vita del nascituro. In un’epoca in cui avere un figlio non è un destino biologico ma è una scelta ben preparata e definita, si capisce bene che l’impatto emozionale è notevole, per cui questi genitori sono davvero in ambascia di fronte a delle diagnosi del genere per cui devono avere una sorta di sostegno ad affrontare la situazione. E in questo appunto si interfaccia un team multidisciplinare che è composto da tutti quelli che avranno a che fare con la coppia e con il nascituro. In primis il ginecologo e l’ostetrico, che è quello che ci porta la diagnosi, il neonatologo, l’ostetrica, l’infermiere che sarà presente al momento del parto e che seguirà il nascituro successivamente, e poi ancora l’assistente religioso, la psicologa, a volte è il caso di chiamare in causa anche l’eticista, i mediatori sociali. Una volta che il ginecologo ci rende dotti su questa situazione che coinvolge il nascituro, noi in maniera organizzata e ben definita, stabiliamo una data, un giorno in cui chiamiamo a colloquio i genitori e ci facciamo raccontare un po’ la loro storia e il nome del nascituro. Quindi – ha proseguito il dirigente medico dell’Annunziata – prenderemo in carico proprio quello che sarà l’oggetto del discorso e in maniera non strettamente tecnicistico, ma in maniera semplice e rispettando tutti criteri scientifici, parleremo e renderemo chiari quali sono le possibilità, le strategie terapeutiche, laddove non c’è cura anche con le cure palliative. Insomma, cercheremo di tracciare insieme a questi genitori un percorso il più possibile condiviso per non farli sentire soli, perché spesso i sentimenti che invadono queste coppie sono sentimenti di negazione, di frustrazione, perché è quasi una ferita narcisistica pensare che il loro figlio possa avere qualche problema. In casi di malformazioni congenite del bambino, bisogna saper comunicare con i genitori. C’è ovviamente una preparazione alle spalle, anzi sarebbe sempre opportuno che tutti gli operatori sanitari svolgessero dei percorsi di formazione alla comunicazione, proprio perché le parole che si dicono e come si dicono in un determinato contesto anche ambientale, sono importantissime. Bisogna mettere in chiaro quello che è l’oggetto della nostra discussione e come noi ce ne prenderemo carico, soprattutto ascoltando quelle che sono le paure e le perplessità di chi ci sta di fronte. Bisogna tenere conto, poi, che per ogni problematica non si effettuerà un singolo incontro, ma ne progetteremo altri, dando tutto il tempo necessario alla coppia di fare suo il problema a porsi delle domande a cui noi cerchiamo di dare delle risposte».
«La diagnosi prenatale in questo momento è sempre più precisa – ha rivelato Distilo –. Esistono sia le diagnosi ecografiche che quelle indirette sul feto, come la villocentesi, la miocentesi e adesso si parla anche di genoma. Per cui sono tante le patologie che vengono messe in evidenza da questi esami durante la gravidanza. In primis le trisomie, la trisomia 21 che è compatibile con la vita, le altre due che sono incompatibili. In questi casi diventa una scelta genitoriale se proseguire o interrompere la gravidanza. Va detto che alcuni genitori, pur con delle diagnosi infauste, hanno deciso di proseguire la gravidanza. Questo dipende spesso dal vissuto della coppia come ad esempio la religiosità. Io non mi sento di dire se esistono delle scelte giuste o meno giuste, dipende dal grado di accettazione della sofferenza del genitore. Noi quello che possiamo fare è sosteniamo queste coppie fino alla fine. Nell’equipe c’è anche un ginecologo non obiettore. L’azienda ospedaliera di Cosenza garantisce il diritto della donna di espletare l’aborto terapeutico».
«Oggi l’età media della prima gravidanza si è nettamente spostata verso i 40 anni – ha affermato la dottoressa Antonietta Distilo –. Questo perché si dà sempre più spazio alla realizzazione personale e poi si cerca di progettare un figlio. Sicuramente questo aspetto può avere delle incidenze sulla patologia del figlio».
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