LAMEZIA TERME Un anno particolarmente impegnativo con numeri che, seppur di poco, sono comunque in aumento. Per il Centro Antiviolenza “Demetra” di Lamezia Terme è tempo di tracciare il bilancio del 2022 e di ridisegnare il percorso da intraprendere nel nuovo anno, continuando con l’impegno di sempre per la città e la comunità lametina e, soprattutto, per tutte quelle donne che ne hanno un assoluto bisogno. Aprendo, però, nuovi orizzonti, come la sinergia con il Museo archeologico lametino. È tra questi spazi, infatti, che è stato presentato – nell’incontro moderato da Maria Pia Tucci – il report dell’ultimo anno insieme alle altre associazioni come la Comunità Progetto Sud, la Scuola del Sociale di CPS, l’Aiaf per l’assistenza legale, la Mago Merlino per l’accoglienza e l’ascolto, l’Asp e Associazione donne medico per l’assistenza sanitaria. Presenti anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, anche perché il CAV Demetra è nato proprio nel 2009 come partnership pubblico privata con il sostegno del Comune di Lamezia.
«I dati sono in netto aumento – spiega al Corriere della Calabria Francesca Fiorentino Presidente dell’Associazione Mago Merlino – e sono coerenti con gli aumenti registrati a livello nazionale». Ed i numeri sono chiari: sono stati 69 gli accessi nel 2022 rispetto ai 56 del 2021; 38 le prese in carico di cui 30 sono state donne con accesso al centro per la prima volta nel 2022. I dati diffusi dal CAV Demetra raccontano molto di più: nel 34% dei casi si tratta di violenza fisica; psicologica nel 28% e 24% di stalking.
L’autore della violenza nel 52% dei casi è il coniuge; partner convivente nel 16% e non convivente nel 13% degli episodi. Nel 35% dei casi le donne vittime hanno una età compresa tra i 40 e i 49 anni. Hanno invece dai 30 ai 39 anni nel 32% dei casi registrati. Ancora più significativo, poi, il dato che riguarda la situazione lavorativa delle donne prese in carico dal CAV Demetra: inoccupate nel 30% dei casi, casalinghe per il 28%, precarie nel 15%.
«Nel periodo del lockdown la permanenza tra le mura domestiche ha aumentato la conflittualità, ma permane l’aumento dei numeri perché il lavoro che il centro antiviolenza sta svolgendo sul territorio è di parlare di questi argomenti, aumentando la consapevolezza delle donne che, con un accompagnamento o un sostegno, possono uscire da certe situazioni di schiavitù».
Presentato poi il nuovo logo creato dai ragazzi della V E dell’IIS “Costanzo” di Soveria Mannelli e, nel corso dell’evento, inoltre, sono stati presentati i piani per il 2023: garantire l’apertura dello sportello secondo le condizioni previste dalla Legge Regionale ( 5gg x 4 ore al gg,) con flessibilità d’orario per favorire l’accesso per l’ascolto e le consulenze offerte dalle professioniste che compongono il partenariato; porre attenzione ai territori periferici favorendo l’accesso allo sportello o raggiungendo le persone interessate per l’ascolto nei territori più periferici del Distretto grazie ad una rete di contatti formali e informali realizzata con le precedenti progettazioni; saranno previsti due incontri formativi per il personale interno sulle tematiche della presa in carico delle vittime e delle metodologie di intervento, in particolare con le donne straniere mentre l’azione di informazione e prevenzione nelle scuole sarà prevista interventi di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei giovani. E infine sono previsti interventi di mediatrici culturali a chiamata data la presenza di numerose donne migranti che si rivolgono allo sportello, l’avvio di percorsi di autonomia (doti e/o tirocini: caparre per l’affitto, iscrizione a corsi professionali, pagamento di babysitteraggio, o servizio di asilo, iscrizione e conseguimento patente di guida, apertura di partita iva e/o acquisto di strumentazione per lavorare) e un tirocinio lavorativo.
Ancora una volta il museo archeologico lametino apre i propri spazi alla comunità. «L’ho ripetuto in tante occasioni – racconta Simona Bruni, direttore del Museo Archeologico Lametino ma questo ormai non è un leitmotiv ma è un elemento fondante di questo istituto museale, di questi punti che diventano hub territoriali, culturali. E in certi momenti diventano anche elementi di socialità cioè l’inserimento della struttura all’interno delle realtà sociali e culturali ma anche delle dinamiche curative». (g.curcio@corrierecal.it)
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