La Dda di Salerno ha chiesto al gip di procedere con le forme dell’incidente probatorio nell’ambito dell’indagine a carico del giudice Marco Petrini, ex presidente di sezione della Corte d’appello di Catanzaro, e l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, accusati del reato di corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose. La Dda, nella richiesta di incidente probatorio, sottolinea come il giudice, difeso dall’avvocato Francesco Calderaro, nell’ambito di questa indagine “non ha mai inteso rendere interrogatorio, sebbene invitato sia nel corso dell’inchiesta, che successivamente alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini”, ritenendo necessario procedere al suo esame. Secondo le ipotesi accusatorie Pittelli “nel quadro di un più ampio impegno allo sfruttamento delle proprie relazioni istituzionali per la risoluzione delle vicende giudiziarie coinvolgenti l’imprenditore Rocco Delfino e le società a questo riconducibili” avrebbe promesso al presidente della Corte d’Appello, sezione misure prevenzione, Marco Petrini, “una somma di denaro non precisata quale corrispettivo della revoca del provvedimento di confisca dei beni di Rocco Delfino, imprenditore legato alla cosca Molè-Piromalli”. Soldi che dovevano essere corrisposti all’esito della pronuncia ma che in realtà – rilevano i magistrati di Salerno nell’avviso di conclusione delle indagini imputazione – non furono mai consegnati per via dell’arresto dello stesso Pittelli nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro passata alla storia con il nome in codice di “Rinascita Scott” il cui maxi blitz è scattato il 19 dicembre del 2019, ovvero il giorno successivo all’ultima udienza di trattazione del procedimento penale nel quale doveva essere decisa la questione sulla confisca dei beni di Delfino.
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