CROTONE Sono proseguite senza sosta e per tutta la notte le ricerche dei dispersi del naufragio di domenica mattina a Steccato di Cutro. Salgono a 64 le vittime accertate del naufragio. Pochi minuti fa, è stato trovato il corpo di un uomo sulla spiaggia di Steccato, a poca distanza dal luogo del naufragio. Le ricerche sono proseguite nella notte con due unità navali della Guardia Costiera della classe “Ogni tempo” supportate da una imbarcazione della Guardia di Finanza cui si uniranno, questa mattina, anche le motovedette Sar. Sin dalle prime ore dell’alba è ripresa la perlustrazione in mare da parte dei nuclei sommozzatori dei Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza. La Prefettura di Crotone ha reso noto che in relazione al prolungarsi delle procedure medico-legali, soltanto a partire dalla mattinata di domani 1 marzo sarà aperta al pubblico la “camera ardente” presso il “Palamilone” di Crotone, dove potranno recarsi quanti vorranno rendere omaggio alle vittime.
Ai migranti a bordo dell’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro, sarebbero stati sequestrati i telefoni dagli scafisti per non effettuare chiamate. E’ il racconto, come riferisce LaPresse, reso da alcuni testimoni sopravvissuti alla tragedia che ieri hanno parlato con i magistrati della Procura di Crotone che indagano per omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un cittadino siriano avrebbe riconosciuto i presunti scafisti dalle fotografie che gli sono state mostrate ed avrebbe riferito del sequestro dei cellulari. Intanto, uno degli avvocati del foro di Crotone ieri impegnato nella difesa d’ufficio di un cittadino siriano che ha perso un nipote di 7 anni nel naufragio, ha narrato della difficoltà dell’uomo nell’avvisare la madre del bambino rimasta in Siria. «Si colpevolizza per non essere stato in grado di salvarlo e non sa come raccontarlo alla donna», ha confessato il legale.
La Squadra Mobile della Polizia di Stato, la Compagnia Carabinieri di Crotone e i finanzieri della Guardia di Finanza di Crotone, sotto il coordinamento di questo Ufficio di Procura, sono riusciti, in collaborazione e stretta sinergia tra loro, ad individuare tre presunti trafficanti di uomini che avrebbero condotto il barcone dalla Turchia all’Italia, nonostante le condizioni proibitive del mare, approdando sulle coste calabre e causando il terribile naufragio. L’incessante lavoro degli uomini in divisa, teso a ricostruire con l’aiuto dei superstiti fatti e responsabilità, ha così permesso di individuare un cittadino turco e due pachistani, quali presunti responsabili principali della tragedia, i quali, secondo i primi accertamenti, avrebbero richiesto ai migranti, per il viaggio di morte, circa 8mila euro ciascuno. Le attività di polizia giudiziaria, ancora in corso, sono state svolte in un ambito di proficua collaborazione fra le forze di polizia operanti, integrando efficacemente le reciproche professionalità e competenze operative.
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