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Uccisa da un branco di cani, chiesti 15 anni per il pastore Rossomanno

La ragazza è stata sbranata dai cani posti a guardia del gregge dell’imputato che risponde di omicidio colposo, pascolo abusivo, invasione di terreni

Pubblicato il: 28/02/2023 – 14:03
di Alessia Truzzolillo
Uccisa da un branco di cani, chiesti 15 anni per il pastore Rossomanno

CATANZARO Il sostituto procuratore di Catanzaro, Irene Crea, ha invocato la condanna a 15 anni di reclusione per Pietro Rossomanno, pastore di Satriano accusato di omicidio colposo in relazione alla morte di Simona Cavallaro, 20 anni, avvenuta il 26 agosto 2021, nella pineta Monte Fiorino a Satriano, dopo essere stata attaccata da un branco di cani posti a guardia del gregge di proprietà di Rossomanno. L’uomo è anche accusato di introduzione ed abbandono di animali in fondo altrui, invasione di terreni e pascolo abusivo.
Il pm ha invocato 8 anni di reclusione e 100 euro di multa nei confronti di Maria Procopio, madre di Rossomanno, accusata di  invasione e occupazione abusiva dei terreni. Questo perché, secondo gli inquirenti, in un terreno in località Cantone a Satriano è stato rinvenuto un fabbricato rurale adibito ad azienda zootecnica e a civile abitazione intestato a Rossomanno, in cui entrambi vivevano.
Il processo davanti al gup Sara Merlini proseguirà il 9 maggio, quando saranno sentite le parti civili – il Comune di Satriano e i familiari della ragazza – e le difese. Russomanno e la madre sono difesi dall’avvocato Vincenzo Cicino. 

Il sopralluogo per il pic nic e l’aggressività dei cani

La terribile disgrazia si è verificata il 26 agosto 2021 quando Simona Cavallaro e un amico si sono recati nella pineta per fare un sopralluogo in vista di un pic nic da organizzare con gli amici. Poco dopo il loro arrivo sono arrivati in quel luogo aperto al pubblico gregge di capre e pecore protetto da dodici cani. Nessuna presenza del proprietario, titolare di un’azienda zootecnia di allevamento di ovini e caprini della zona.
Simona e il suo amico si sono rifugiati in un manufatto in legno, simile a una chiesa, sito al centro della pineta». Simona inizialmente lo segue. Tuttavia poco dopo decide di uscire. I due «fischiando ed urlando, tentano di richiamare l’attenzione del pastore, pensando che fosse nelle vicinanze, senza alcun esito».
«Poco dopo un cane inizia ad abbaiare contro Simona Cavallaro provocando, in tal modo, l’arrivo degli altri animali che, divenuti aggressivi, accerchiavano la ragazza costringendola a fuggire nella direzione opposta al rifugio». Il ragazzo perde di vista l’amica, «della quale sentiva unicamente le urla d’aiuto, richiedeva un celere intervento delle Forze dell’ordine, contattava i soccorsi, e, subito dopo, allertava la madre e un amico». Dopo un’ora arrivano i carabinieri che trovano il ragazzo all’interno della chiesetta e, da subito, sono costretti a difendersi dall’aggressività dei cani. Quando ritrovano il corpo di Simona i militari vengono «nuovamente accerchiati dal branco, la cui aggressività costringe il comandante della Polizia Locale a sparare tre colpi di pistola per allontanarli ed evitare ulteriori ferimenti».
Sul posto, alle 18 arriverà anche Russomanno, per radunare il gregge. Ma la terribile tragedia si era già consumata. 

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