CUTRO Un “buco” di circa sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 febbraio alle 4.10 del mattino seguente, domenica 26 febbraio, quando una telefonata al 112, partita da un cellulare internazionale, segnala un naufragio a cento metri dalla costa di Steccato di Cutro (Crotone). Ecco la cronologia esatta del naufragio e dei mancati soccorsi, secondo alcuni dati riservati degli organi di soccorso consultati dall’Adnkronos.
Nella telefonata delle 4.10 al 112 si sentono le voci concitate di richieste di aiuto dal barcone che stava affondando. I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Crotone, guidati dal tenente Andrea Stallone, raggiungono subito la zona indicata, si gettano in acqua e riescono a salvare cinque migranti. Ma per tanti altri non c’era più niente da fare. Al momento sono 64 le vittime accertate, tra cui una ventina di bambini, ma sarebbero decine ancora i dispersi che mancano all’appello.
Ma cosa è successo in quell’intervallo di tempo, tra le 22.30 alle 4.10 di domenica? È quanto sta cercando di capire la Procura di Crotone che indaga sul naufragio.
Al momento le ipotesi di reato sono tre: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Cosa accade, dunque, in quel lasso di tempo? I migranti a bordo della “Summer Love”, questo il nome della barca, potevano essere salvati?
Questo il resoconto degli avvenimenti: sono le 22.30 quando un aereo Frontex, l’Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera, segnala la presenza di un barcone a 40 miglia dalle coste crotonesi e indica le coordinate. Fa anche sapere che a bordo c’è un telefono cellulare turco. Dunque, si tratta di una imbarcazione di migranti. Poco dopo la mezzanotte partono due mezzi della Guardia d finanza, la V5006 da Crotone e il pattugliatore Barabrese da Taranto. Ma il mare è troppo agitato, forza 5 a tratti forza 6, e le motovedette delle Fiamme gialle rientrano. Le loro imbarcazioni non sono destinate ai salvataggi, ma da “intercettazione”, dunque sono sono equipaggiate adeguatamente. Verso le due un nuovo tentativo, anche questa vano. Mentre fino a quel momento le motovedette della Guardia costiera rimangono al porto.
Alle 4.10 arriva al 112 una telefonata da un numero internazionale, in inglese. La chiamata, presa dal vicebrigadiere Lorenzo Nicoletta, arriva dalla imbarcazione che si trova a meno di centro metri dalla costa di Steccato di Cutro.
Sul posto arrivano i Carabinieri del Nucleo Radiomobile, capiscono immediatamente la gravità del fatto. Il vicebrigadiere Gianrocco Tievoli e il carabiniere Gioacchino Fazio si gettano in acqua in divisa e riescono a salvare cinque migranti. Ma davanti ai loro occhi ci sono corpi ovunque. Anche di un neonato di sei mesi. «L’ho preso in braccio sperando che fosse ancora vivo», dice Tievoli con un filo di voce. Invece il piccolo era già morto. Come la coppia di gemellini. E tante altre vittime innocenti, tra cui un bimbo siriano di sei anni morto per ipotermia mentre il fratello ventenne si è salvato e ora è sotto choc.
È una strage. La barca finisce su una secca, segnalata su tutte le cartine e si spezza in mille pezzi. Un pescatore che era in zona parla di «decine di corpi in mare».
Uno dei pescatori del luogo sarebbe stato anche avvisato dalla Guardia costiera per verificare se in zona ci fosse «una barca in avaria». La Procura di Crotone ha acquisito ieri tutta la documentazione trasmessa da Frontex e altre comunicazioni. E ieri sera i Carabinieri hanno trasmesso al procuratore Giuseppe Capoccia tutte le informative per spiegare che la chiamata di allarme è partita proprio dalla barca, mentre ieri il magistrato escludeva che l’allarme fosse partito dall’imbarcazione poi naufragata.
Sono ancora tanti i tasselli mancanti di questo puzzle senza fine. Si attende in giornata un comunicato ufficiale della Guardia costiera per spiegare cosa è accaduto nella notte tra sabato e domenica. Ma l’unica certezza, al momento, è che sono morte 64 persone, tra cui tanti bambini. La strage dei bambini. (Adnkronos)
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