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la polemica

«Sei buone ragioni per prendere il nuovo Statuto e buttarlo via nel cestino della carta»

I consiglieri comunali di opposizione di Corigliano Rossano all’attacco del sindaco Stasi e della sua maggioranza

Pubblicato il: 01/03/2023 – 21:05
«Sei buone ragioni per prendere il nuovo Statuto e buttarlo via nel cestino della carta»

CORIGLIANO ROSSANO «Da quando la città ha preso consapevolezza che chi amministra lo fa solo ed esclusivamente per appagare i propri sensi, emergono sempre più netti i paradossi, i metodi al limite delle regole democratiche e le scelte faziose e di parte assunte dall’Esecutivo Stasi. Parliamo, come sempre, con dati alla mano, ma ci rincuora il fatto che, ora, terminato il lungo periodo di prova e fiducia che i coriglianorossanesi avevano concesso al sindaco e alla sua maggioranza, tutto quello che denunciamo da inizio consiliatura appare chiaramente, limpidamente e senza chiaroscuri». Lo scrivono i consiglieri comunali di opposizione Vincenzo Scarcello, Luigi Promenzio, Aldo Zagarese, Adele Olivo, Gennaro Scorza, Raffaele Vulcano, Francesco Madeo, Mattia Salimbeni, Antonio Cassano, Rocco Gammetta. «Il fallimento di Stasi – proseguono – è palpabile e percepibile in ogni angolo della città. E non lo diciamo noi bensì i cittadini di questa grande città, che non solo hanno capito bene l’incapacità di questa Amministrazione comunale a governare una città ricca e complessa ma hanno chiaramente inteso che il danno prodotto da Stasi & Co. è così devastante che sta minando dalle fondamenta persino il progetto di fusione. Tant’è che chi oggi continua a perorare l’allucinante causa del ritorno all’autonomia altro non è che il compagno di viaggio di questo sindaco, lo è stato in passato e continua a esserlo “mazzinianamente” ancora ora. Lo Statuto comunale, approvato a maggioranza quasi come se fosse un atto da subire a tutti i costi, è la prova provata di quello che diciamo da 4 anni. Stasi non vuole dialogo, ha bisogno di portare ogni discussione o argomento in rissa, ha bisogno di infondere la paura dell’avversario perché poi le urla e la “diplomazia” del populismo, di cui è maestro, tornano utili all’occorrenza. A titolo meramente esemplificativo – sostengono Vincenzo Scarcello, Luigi Promenzio, Aldo Zagarese, Adele Olivo, Gennaro Scorza, Raffaele Vulcano, Francesco Madeo, Mattia Salimbeni, Antonio Cassano, Rocco Gammetta – ci sono almeno sei buone ragioni per cui il nuovo Statuto comunale approvato in pompa magna, ma con i soli voti della maggioranza, per decenza e dignità di Corigliano-Rossano, andrebbe preso, stracciato e buttato via nel cestino della carta. 1. La carta dei valori, dei principi e delle regole di una città non può essere una imposizione del sindaco pro-tempore che, come tutte le cose umane, è passeggero. La città e il suo statuto, invece, restano. Eppure nella redazione di questo documento si è voluto marginalizzare, sin dall’inizio, il ruolo dell’opposizione all’interno della commissione Statuto. Non c’è stata nessuna chiusura da parte nostra nella stesura del testo e ogni riflessione di merito o di metodo che abbiamo fornito alla discussione non ha avuto la necessaria valorizzazione. 2. Il testo licenziato dal Consiglio comunale presenta numerose lacune negli elementi necessari: non si fa riferimento, ad esempio, ai rapporti tra comune e provincia, non c’è una presa di posizione per la tutela delle minoranze, non si fa alcun riferimento all’estensione del territorio e ai suoi parametri geografici, economici e produttivi. 3. Il testo licenziato sabato scorso non è lo stesso portato ai voti nelle prime due votazioni. C’è molto più di una semplice armonizzazione del lessico. E questo ovviamente crea un vulnus all’iter normativo per l’approvazione. 4. Stasi non ha più il sostegno oggettivo della cittadinanza e la supponenza istituzionale con la quale oggi la maggioranza consiliare impone decisioni e regolamenti è uno sfregio alla democrazia. 5. Il nuovo statuto porta sin dal suo concepimento, poi ratificati con la definitiva stesura, una serie di vizi procedurali e concettuali che lo renderanno oggetto di ricorso all’autorità giudiziaria. 6. La città meritava una Magna Carta di elevata struttura, non fosse altro per quello che oggi rappresenta Corigliano-Rossano nelle dinamiche istituzionali della Calabria e del Meridione, ed invece è stato approvato un testo mediocre, carente sotto ogni aspetto. Uno Statuto anonimo, senza anima, licenziato solo perché andava fatto. Basta questo, solo questo per chiedere al Sindaco e alla sua Maggioranza uno scatto d’orgoglio e di onestà politica e intellettuale che dovrebbe indurlo a ritirare quello scarabocchio inemendabile che offende la storia, le potenzialità, la strategicità della grande città fusa».

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