I precedenti sono due, e non si può dire che siano stati particolarmente fortunati per la Calabria. Giovedì pomeriggio il Consiglio dei ministri si riunirà a Cutro e sarà la terza volta nella storia, almeno nella storia degli ultimi 15 anni, che una riunione del governo nazionale si terrà nella nostra regione. Motivazioni straordinarie, alla base dell’irrituale convocazione del Cdm a Cutro, convocazione annunciata dalla premier Giorgia Meloni nei giorni scorsi per dare un segnale di vicinanza a un territorio stremato e provato dal tragico naufragio di migranti avvenuto otto giorni fa. Una situazione di emergenza, dunque, come altre emergenze ispireranno le precedenti “discese” in Calabria del Consiglio dei ministri: oggi è l’emergenza immigrazione, le altre volte sono state prima l’emergenza ‘ndrangheta e poi l’emergenza sanità. Quanto queste due ultime emergenze, a distanza di anni, siano ancora tali è sotto gli occhi di tutti, e questo fa preoccupare tanti osservatori politici, che non mancano di manifestare il rischio che anche questa volta la presenza del governo in tutta la sua interezza in Calabria diventi una passerella buona giusto per sanarsi un po’ di coscienza e di lustrare l’immagine sporcata dalle polemiche.
Al tirar delle somme in effetti poco sembra essere cambiato, e soprattutto poco sembra essere migliorato, in tema di lotta alla criminalità organizzata dal28 gennaio 2010. Un’altra era politica e istituzionale, anche se in realtà qualche aggancio con l’attualità c’è ancora. A scendere a Reggio Calabria è il governo guidato da Silvio Berlusconi, che nella prefettura reggina approva un piano straordinario contro le mafie, illustrato in conferenza stampa con l’allora ministro dell’Interno Bobo Maroni, scomparso di recente, e con l’allora Guardasigilli Angelino Alfano. Si dà tra l’altro il via libera alla localizzazione dell’Agenzia per i beni confiscati e sequestrati a Reggio Calabria, sede che negli anni sarà depotenziata. In quel Cdm tra l’altro sedevano l’attuale premier Giorgia Meloni quale ministro per le Politiche giovanili e l’attuale ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, il “padre” dell’autonomia differenziata che tanto preoccupa buona parte della politica calabrese.
E grandi passi avanti per la Calabria non avrebbe registrato nemmeno il secondo precedente di un Consiglio dei ministri convocato nella regione. Era il primo governo Conte, il governo gialloverde, ed era il 18 aprile del 2019. Sotto la spinta del Movimento 5 Stelle, impersonato dall’allora ministro della Salute Giulia Grillo, quel Consiglio dei ministri approvò e varo il famoso “Decreto Calabria”, insomma a una legislazione speciale per l’emergenza sanitaria in Calabria, commissariata “sine die” non solo per decreto ma anche per legge. In conferenza stampa la Grillo parlò in termini trionfali di svolta: «Negli ultimi 10 anni la sanità calabrese, già in emergenza, è peggiorata. Oggi è un giorno cruciale per riportare ai calabresi il diritto alla salute nella loro terra. Con l’approvazione del “Decreto Calabria” daremo una speranza concreta di cambiamento». Giusto per la cronaca, il Decreto Calabria da straordinario è diventato ordinario (è stato prorogato pochi mesi fa anche se dovrebbe scadere a breve) ma soprattutto la sanità non sta sicuramente meglio di prima, soprattutto in termini di (dis)livelli essenziali di assistenza.
Insomma, i precedenti non inducono all’ottimismo, alla vigilia della prossima discesa del governo in Calabria. Stavolta a tenere banco è un’emergenza di carattere globale, quale quella dell’immigrazione, i cui effetti però la Calabria ha già da tempo toccato con mano e adesso tocca con mano con ancora maggiore drammaticità. I dati – li cita spesso il governatore Roberto Occhiuto – parlano di 18mila migranti sbarcati sulle coste calabrese solo lo scorso anno, ora c’è il carico di dolore infinito per le vittime del naufragio a Steccato di Cutro, che ha messo in risalto la straordinaria capacità di mobilitazione solidale della Calabria ma anche un complessivo senso di abbandono dal livello centrale e da quello europeo, piuttosto indifferenti agli sforzi degli enti territoriali sotto stress per i continui sbarchi. Giovedì il Consiglio dei ministri convocato a Cutro sarà chiamato a dare una risposta a tutto questo cancellando, se possibile, la sensazione di “riparazione” sottesa alla decisione di riunirsi in Calabria dopo le gaffe del ministro dell’Interno Piantedosi e al ritardo con cui il governo si è mobilitato rispetto al presidente della Repubblica Mattarella. (a. c.)
x
x