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‘Ndrangheta, beni per 11 milioni sequestrati a un sodale del clan Grande Aracri

L’uomo è Antonio Muto, già condannato nell’ambito del processo “Aemilia” a 8 anni e 6 mesi di reclusione

Pubblicato il: 06/03/2023 – 13:48
‘Ndrangheta, beni per 11 milioni sequestrati a un sodale del clan Grande Aracri

REGGIO EMILIA Questa mattina i carabinieri del Ros – con il supporto in fase esecutiva del Comando provinciale carabinieri di Reggio Emilia – hanno eseguito un provvedimento di confisca beni in executivis emesso dalla Corte d’Appello di Bologna per un valore di oltre 11 milioni di euro nei confronti Antonio Muto, già condannato nell’ambito del processo “Aemilia” a 8 anni e 6 mesi di reclusione, tra gli altri, per il delitto di associazione mafiosa poiché appartenente alla cosca di ‘ndrangheta “Grande Aracri” di Cutro (nel Crotonese) operativa nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Il provvedimento – eseguito tra Reggio Emilia, Parma, Mantova e Crotone – ha portato al sequestro di 5 aziende operanti nel settore degli autotrasporti ed immobiliare, per un fatturato relativo all’anno 2017 di circa 3 milioni e mezzo di euro e un patrimonio netto complessivo di 1.063.999,00 euro; 23 immobili (tra cui 3 capannoni industriali sede delle aziende di autotrasporti, 8 abitazioni, 3 garage e 2 ettari e mezzo di terreno), acquistati ad un prezzo complessivo di 5 milioni euro; 92 veicoli, tra cui 28 trattori stradali, 43 semirimorchi, 5 autobus, 4 furgoni, 2 autocarri, 10 autovetture tra cui una Maserati e due Volkswagen ed 1 motociclo acquistati ad un prezzo complessivo di oltre 1 milione e mezzo di euro; 9 rapporti bancari con saldi positivi per circa 100.000,00 euro. Le indagini hanno evidenziato l’ingerenza della cosca “Grande Aracri” nella gestione e controllo di attività imprenditoriali formalmente intestate a prestanome, nonché l’accumulo illecito di significativi patrimoni personali. In tale quadro, gli esiti dalle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli interessati hanno trovato conferma nella gestione occulta di numerose imprese operanti sul territorio nazionale: l’analisi di oltre 700 rapporti bancari ha consentito di ricondurre i processi decisionali delle aziende agli indagati i quali, dietro lo schermo di compiacenti prestanome, sono risultati i veri dominus delle aziende stesse.

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