LAMEZIA TERME Collabora con la giustizia da diversi mesi Domenico Guastalegname, 29 anni, figlio del collaboratore di giustizia Antonio Guastalegname, e i suoi verbali sono stati depositati questa sera nel processo Rinascita Scott dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Antonio De Bernardo.
Domenico Guastalegname non è imputato in Rinascita ma ha precedenti di polizia e, in particolare, è nota la rapina alla quale partecipò il 19 dicembre 2014 ad Asti insieme al padre, a Giuseppe Antonio Piccolo e altri due del posto, Fabio Fernicola e Jacopo Chiesi nel corso della quale viene ucciso un tabaccaio, Manuel Bacco. Per questa rapina padre e figlio sono stati condannati in via definitiva a 30 anni di reclusione.
Il padre, Antonio Guastalegname, 55 anni, originario di Vibo Marina, imputato con l’accusa di associazione mafiosa, è stato sentito nel corso del processo Rinascita Scott a luglio 2022. Ha parlato a lungo dei rapporti con gli avvocati implicati nel processo, come Giancarlo Pittelli e Francesco Stilo. Ha raccontato che l’avvocato Pittelli era caro ma riusciva a “tingere”, ossia pagare i presidenti. Che aveva amicizie con i presidenti dei tribunali, in Corte d’Appello e in Cassazione. «Un altro avvocato che, dicevano, ti sistema tutti i processi in Calabria è Stilo. Di Stilo si diceva che sapeva delle indagini prima che ti arrestassero». Antonio Gustalegname ha raccontato di non avere voluto nessuna dote di ‘ndrangheta nonostante gli affari che aveva messo su con le cosche di Vibo Marina in particor modo con Giuseppe Antonio Accorinti e Valerio Navarra, per conto dei quali gestiva le piazze di spaccio di Asti. «Io mi consideravo un cane sciolto e non volevo dipendere da nessuno», ha detto.
Adesso è il figlio Domenico a parlare e a raccontare la ‘ndrangheta del vibonese come ha fatto il padre prima di lui.
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