ROMA Cosa non ha funzionato nei soccorsi? «L’unica cosa che riesco a concepire in questo momento, al di là del fatto che anche noi stiamo cercando di avere delle consulenze che possano decifrare i fatti e l’esatta lettura dei documenti, è che c’è un buco di sei ore che deve essere coperto». Lo dice a LaPresse l’avvocato Luigi Li Gotti che, insieme ad altri colleghi, ha costituito un pool legale accettando di rappresentare una decina di famiglie delle vittime della strage sulle spiagge di Cutro, nel Crotonese. «Dalle 23 e 03, con l’avvistamento Frontex, all’impatto sulla secca di sabbia a 100 metri dalla costa c’è un buco totale di conoscenza che ci lascia perplessi. Vorremmo capire come sia successo», aggiunge. «Dall’avvistamento del barcone con persone sottocoperta, i boccaporti aperti, con Frontex che dice che l’imbarcazione galleggiava mentre il mare pare aumentasse di forza ci chiediamo come mai sia possibile che dopo questo avvistamento non ci sia stato più nessun contatto».
«Frontex – spiega – dice che aveva finito il carburante e quindi è dovuta rientrare. Ma per il carburante si fa rifornimento a Lamezia Terme, a trenta miglia. Mi pare quasi impossibile che, avvistato questo barcone, non siano subito ripartiti. Ci sono cose inspiegabili da chiarire. Frontex peraltro svolge questa funzione, questo deve fare. Vede un’imbarcazione, finisce il carburante, va a Lamezia Terme e poi non riparte? Mi pare strano». Se si sia trattato di sottovalutazione del rischio o malafede «solo gli accertamenti potranno chiarirlo. Noi cerchiamo spiegazioni perché molte cose non tornano».
«Lo abbiamo fatto per solidarietà nei confronti delle vittime e dei loro famigliari. Le famiglie chiedono di poter conoscere la verità. Vogliono sapere cosa è accaduto e perché», dice ancora Li Gotti, già sottosegretario alla Giustizia, che insieme ai colleghi Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri hanno costituito un pool accettando di rappresentare una decina di famiglie delle vittime della strage sulle spiagge di Cutro, nel Crotonese. «Al momento ci sono due filoni di inchiesta: uno che riguarda gli scafisti e l’altro che riguarda i soccorsi. Ma il discorso degli scafisti – spiega – è abbastanza definito. Per il resto attendono di avere risposta dalla giustizia». Queste persone – aggiunge il legale – «sono frastornate, alcune di loro non hanno ancora una bara su cui piangere perché non è stato ancora ritrovato il corpo del loro congiunto. Restano in attesa mentre le ricerche continuano».
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