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la commemorazione

Delmastro: «Cosmai un esempio, ucciso perché non si inginocchiò a Perna» – FOTO E VIDEO

Il ricordo del sottosegretario alla Giustizia nella visita al carcere. La vedova Cosmai: «Non dimentico l’assoluzione degli esecutori materiali»

Pubblicato il: 09/03/2023 – 11:04
di Fabio Benincasa
Delmastro: «Cosmai un esempio, ucciso perché non si inginocchiò a Perna» – FOTO E VIDEO

COSENZA Il sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove, arriva puntuale a Cosenza per partecipare alla cerimonia commemorativa del direttore della Casa Circondariale bruzia, Sergio Cosmai. Accompagnato dal sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno Wanda Ferro, Delmastro ha reso omaggio alla figura del direttore ucciso dalla ‘ndrangheta lungo la strada che oggi porta il suo nome e che collega Rende a Cosenza. Cosmai ha saputo applicare le leggi nella casa circondariale da lui diretta e in cui i boss dell’epoca volevano imporre la tracotanza del loro potere.

«Cosmai non si è inginocchiato dinanzi a Perna»

«Sergio Cosmai è stato un esempio perché appena assunto le funzioni aveva compreso che uno dei problemi fosse la permeabilità delle strutture, non potevamo accettare che vi fosse il traffico di sostanze stupefacenti, possesso di armi, problemi ancora presenti», dice Delmastro al Corriere della Calabria. «Cosmai fu capace di indebolire chi voleva stabilire gerarchie criminali anche nel carcere allontanando alcuni detenuti, che il supplemento d’ora d’aria non fosse un diritto ma un privilegio che i detenuti dovevano guadagnarsi tanto è vero che lo negò», continua Delmastro che aggiunge: «Fu un esempio quando – e probabilmente questo fu il motivo per cui fu firmata la sua condanna a morte – disse che certamente lui avrebbe incontrato una delegazione di detenuti ma non poteva accettare che Franco Perna gli dicesse “vieni tu a incontrare me” perché un uomo di Stato si inginocchia di fronte a Cosmai ma Cosmai non s’inginocchiò di fronte a un mafioso». Questo episodio – chiosa il sottosegretario – «mi ha ispirato anche in questi giorni: non si cede alle pressioni, alle minacce e alle intimidazioni dentro e fuori dal carcere».

Il delitto

Il direttore del carcere venne trucidato a colpi di pistola e fucile da Stefano Bartolomeo e Dario Notargiacomo. Accadde il 12 marzo del 1985, mentre il funzionario dello Stato si stava recando alla guida di una Fiat 500, a Commenda di Rende. Doveva prendere la figlioletta all’asilo. La bimba, Rossella, che aveva due anni e mezzo, quel giorno attese invano il suo papà che non avrebbe mai più rivisto. Tiziana Palazzo, vedova di Sergio Cosmai, ha abbracciato il procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo. Quest’ultimo, commosso, ha chiesto “scusa” per le indagini in ritardo ma si è detto felice di aver portato a termine il suo compito. Un messaggio che Tiziana Palazzo ha apprezzato, come sottolinea al Corriere della Calabria. «Un abbraccio sincero come la gratitudine nei confronti del dottor Spagnuolo perché alcuni uomini fanno la differenza, perché lo Stato è composto da uomini e quindi alcuni fanno il proprio dovere fino in fondo rendendo giustizia a chi giustizia non aveva ricevuto». Secondo Palazzo, Cosmai «era stato tradito proprio nelle aule dei tribunali perché non dimentichiamo l’assoluzione degli esecutori materiali rivelatisi poi tali e quindi il procuratore Spagnuolo ha sanato una ferita che in noi era in ancora aperta». Tanta la commozione. «Un’altra ferita rimane, l’emozione di tornare qui a Cosenza è forte però è un nostro dovere esserci. Io e miei figli siamo qui per ricordare».

Il sovraffolamento delle carceri

Il sottosegretario poi si sofferma sulla situazione delle carceri italiane. «Il sovraffollamento è un problema che conosciamo bene cosi come la carenza di organico. E conosciamo quanto la risposta in Calabria sia più importante che in altre regioni». Delmastro cita i numeri: «Mille extra assunzioni nella prima finanziaria oltre le assunzioni normali, 84 milioni di euro per i nuovi padiglioni per l’edilizia penitenziaria perché la risposta di questo governo al sovraffollamento è aumentare l’organico delle forze di polizia penitenziaria e fare nuovi padiglioni di edilizia penitenziaria. E poi magari trasferire in paesi di origine i detenuti stranieri». (f.benincasa@corrierecal.it)

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