LAMEZIA TERME «Mi sono fatto l’idea di una sostanziale continuità con le tragedie del passato ma questa volta c’è una novità e cioè la responsabilità di un governo della destra e i suoi comportamenti. Dopo anni passati, direbbe il Papa, ad abbaiare al fenomeno dell’immigrazione e alle tragedie dell’immigrazione, ora la destra si trova nelle condizioni dover di gestire una tragedia di queste dimensioni. E lo fa in modo molto approssimativo. E è anche crudele per alcuni diversi».
Durissimo l’affondo di Paolo Pagliaro, giornalista e direttore dell’agenzia “9colonne” che cura “Il punto” della trasmissione Otto e mezzo su La7. È lui l’ospite dell’ultima punta de “L’altra Politica”, il talk de L’altro Corriere Tv in onda sul canale 75. In riferimento agli ultimi avvenimenti e la strage di migranti a Steccato di Cutro, Pagliaro non risparmia critiche alla gestione dell’emergenza da parte del governo Meloni. «Questo Consiglio dei ministri in loco, praticamente sulla spiaggia del naufragio, sarà un gesto simbolico ma anche l’occasione per rivedere una serie di politiche che erano sostenibili finché il centrodestra era all’opposizione, ma che non sono più tollerabili». «Ci saranno provvedimenti di rafforzamento dei corridoi umanitari e questo sarà un dono che quei disgraziati ci fanno, quei disgraziati su quel barcone e questa è un’altra cosa che andrebbe detta con più nettezza in questi giorni, sono le stesse persone che noi avevamo promesso di salvare e il 30 agosto del 2021, quando l’ultimo soldato americano lasciò l’Afghanistan. Il 90% dei naufragi e delle vittime di questo naufragio sono afghani, fuggono dai talebani, probabilmente si erano fidati delle nostre promesse, di noi Occidentali, e adesso, per ritrovare una dimensione di libertà e di normale vita quotidiana, devono affrontare questi viaggi della morte. E questo è un altro aspetto di questa vicenda sulla quale si è riflettuto poco in questi giorni». Secondo Pagliaro, dunque, «non è una tragedia provocata dalla destra che, invece, paga un prezzo politico più alto, perché le cose che accadono oggi vanno rapportate alle cose che loro dicevano ieri. Naturalmente andrebbero riviste tante cose nelle questioni migratorie e tante cose che riguardano la nostra percezione, le nostre leggi, il nostro approccio complessivo».
Al centro della puntata anche la figura del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e le sue parole che hanno scatenato le polemiche del centrosinistra, ma anche più di qualche imbarazzo tra le fila della maggioranza di centrodestra. «Mi sembra chiaro – ha spiegato Pagliaro – che il ministro non trovi le parole adatte perché il linguaggio adatto non fa parte della sua cultura, del suo passato professionale, del suo approccio politico. È un ministro solo, apparentemente tecnico, in realtà, Piantedosi è un ministro profondamente politico, è uno stretto collaboratore di Salvini, un interprete della sua visione del problema migratorio da molti anni, non è da lui quindi che ci possiamo aspettare le parole adatte in questo momento, le parole adatte nascono da una cultura che vanno coltivate nel tempo. Il ministro attuale ha un’altra educazione, ha un’altra visione dello Stato, un’altra visione dei compiti dello Stato e ha appoggiato, sostenuto e incoraggiato un’operazione di polizia mentre invece occorreva una operazione di soccorso e in questo scambio, in questo equivoco, non c’è una malizia particolare, c’è una cultura diversa da quella di cui avremmo bisogno in questi frangenti».
Pagliaro, poi, analizza un altro punto ovvero la comparsa all’ordine del giorno del Cdm dei corridoi umanitari e la scomparsa dei Decreti Sicurezza. «Penso che Giorgia Meloni interpreti una politica, una visione conservatrice sempre più diversa da quella di Salvini». «Credo che ci sia una evoluzione molto veloce, molto rapida del comune sentire anche politico rispetto al problema dell’immigrazione e lo si capisce da già solo sfogliando i giornali, cioè, noi per anni ci siamo disinteressati degli aspetti economici dell’immigrazione mentre adesso sembra diventato consapevolezza comune il fatto che senza un’immigrazione importante, anche dal punto di vista quantitativo, alcuni settori vitali della nostra economia e della nostra società rischiano di restare e paralizzati». Per quanto riguarda, invece, la risposta europea il giornalista ha le idee chiare: «L’Europa fa molto più di noi, l’Italia è al quindicesimo posto nel rapporto tra richiedenti asilo accertati e popolazione, sono più accoglienti di noi quasi tutti gli stati dell’Unione Europea, sempre in rapporto alla popolazione, naturalmente. Ma in molti casi anche come cifre assolute. L’Europa fa già molto se intesa come gli stati che la compongono, l’Europa, invece, come istituzione, deve naturalmente mediare tra le diverse esigenze, probabilmente dovrà fare di più, soprattutto per quanto riguarda gli stanziamenti e le risorse finanziarie. Ma quest’idea che noi siamo lasciati soli, è un’idea che dovremmo correggere. Noi non siamo affatto soli». (redazione@corrierecal.it)
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