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La decisione

Balneari, stop del Consiglio di Stato alla proroga del governo

Niente rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime. Centinaio: «Sentenza che non ci sorprende»

Pubblicato il: 10/03/2023 – 18:18
Balneari, stop del Consiglio di Stato alla proroga del governo

ROMA La norme che hanno disposto la proroga automatica delle concessioni balneari «sono in contrasto» con l’articolo 12 della direttiva europea e, dunque, «non devono essere applicate». Lo ribadisce il Consiglio di Stato nella sentenza in cui accoglie il ricorso contro la decisione del comune di Manduria di prorogare fino al 2033 le concessioni demaniali marittime.

Centinaio: «Sentenza che non ci sorprende»

«La sentenza del Consiglio di Stato non ci sorprende. I giudici già nel 2021 avevano preannunciato che qualsiasi proroga successiva alle concessioni balneari sarebbe stata considerata da loro priva di efficacia. Noi però rivendichiamo la norma introdotta con la conversione in legge del “Milleproroghe” e il diritto del Parlamento a legiferare. A maggior ragione dopo questo pronunciamento, invitiamo il governo ad accelerare sulla mappatura delle coste». Lo afferma il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio (Lega), a commento della notizia della nuova sentenza del Consiglio di Stato sulle concessioni balneari.
«Una volta che avremo chiaro il quadro di quanta parte del litorale italiano è attualmente occupato – prosegue Centinaio – e quanto invece rimane libero, potremo dimostrare alla Commissione europea che ci sono gli spazi per consentire l’ingresso di nuovi concessionari. Cioè, che le coste italiane non possono essere considerate una risorsa scarsa e, di conseguenza, le concessioni demaniali marittime non rientrano nella direttiva Bolkestein».
«Questa è la battaglia politica – prosegue – che la Lega si è sempre intestata in Italia e in Europa e continuerà a farlo, invitando anche gli alleati di governo a fare altrettanto, coerentemente con gli impegni presi in campagna elettorale. Non vogliamo una semplice proroga, ma una soluzione definitiva a questo problema, che da anni affligge circa 30mila imprese e che non offre un quadro normativo chiaro di riferimento nemmeno ai Comuni».

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