CROTONE Un’inarrestabile richiesta/ricerca di verità e di giustizia. I familiari delle vittime, Ong e associazioni, ma anche parlamentari, comitati di vario genere, magistrati. Fioccano gli esposti alla magistratura, di Crotone anzitutto ma non solo, sulla tragedia dei migranti a Cutro. Sul tavolo degli inquirenti pitagorici, che indagano su due livelli – la ricostruzione delle eventuali responsabilità degli scafisti e il versante delle eventuali mancanze nella catena di intervento e di soccorso – sbarco ci sono almeno 5 diverse denunce accomunate dall’obiettivo di accertare la verità sulla strage più drammatica che ha interessato lo Jonio calabrese, con il naufragio nelle acque di Steccato di Cutro alle prime luci dell’alba del 26 febbraio costato la vita a decine e decine di profughi, in buona parte bambini. Le indagini, delegate dalla Procura di Crotone ai carabinieri, potrebbero entrare nel vivo nei prossimi giorni: all’orizzonte i possibili capi di imputazione di omissione di soccorso e disastro colposo.
A chiedere di far luce sui possibili ritardi dei soccorsi e se questi possano tradursi in responsabilità penale sono stati anzitutto i legali dei familiari delle vittime, il pool di avvocati che comprende Luigi Ligotti, Mitja Gialuz, Vincenzo Cardone e Francesco Verri: secondo quanto riferito, viene denunciato il fatto che dall’orario del naufragio al primo arrivo dei soccorsi sarebbe trascorso un lasso di tempo – 30 minuti – che potrebbe essere stato decisivo per il mancato salvataggio di alcuni naufraghi. A eventuali responsabilità a monte della tragedia, si riferisce invece l’esposto collettivo di 40 tra Ogn, associazioni e comitati (tra le sigle Sea Watch, Sea Eye, Sos Mediterranée, Open Arms, come Medici senza frontiere, Medici del mondo, Alarm Phone, Mem. Med, Oxfam, il sindacato Usb): nell’esposto in questione, composto di ventuno pagine e corredato anche da diverso materiale fotografico, si parla di «fondata ragione di ritenere che il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi fosse evento prevedibile alla luce delle informazioni comunicate da Frontex ed evitabile se solo la normativa nazionale ed internazionale in tema di soccorsi in mare fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità a ciò preposte» e si sollecitano «indagini accurate in relazione anche alle possibili responsabilità penali delle autorità italiane, il cui operato suscita inquietanti interrogativi» in relazione alla circostanza per la quale avevano «ricevuto comunicazione in merito alla presenza dell’imbarcazione diretta verso le coste italiane quasi 24 ore prima del disastro». Sulla scrivania degli investigatori poi l’esposto del sindacato forense Mga (Mobilitazione generale avvocati) che, in particolare, denuncia presunte responsabilità in capo al ministero degli Interni «a cui spetta il controllo delle operazioni Sar», in capo all’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Centre), al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, «funzionalmente competente in considerazione che l’Imrcc è attivato presso il Comando generale delle Capitanerie di porto, ed in capo al medesimo Imrcc che in base alla convenzione Sar di Amburgo aveva assunto il controllo delle operazioni ed avrebbe «materialmente omesso di avviare l’evento Sar». In ordine di tempo, l’ultimo esposto reso noto dagli organi di informazione è quello di un magistrato in quiescenza, Rosario Russo, già sostituto procuratore generale della Cassazione, che si è rivolto al procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, affinché si faccia luce sulla condotta della catena di comando dei soccorsi. Questo esposto potrebbe persino portare Piantedosi e Salvini davanti al Tribunale dei ministri.
Ma anche a Roma qualcuno si è mosso: già dai giorni immediatamente successivi alla tragedia i parlamentari Ilaria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, tutti dell’Alleanza Sinistra-Verdi, hanno presentato alla Procura capitolina un esposto nel quale si chiede di valutare le responsabilità ministeriale in relazione alla macchina dei soccorsi. «Una piccola barca sovraccarica soprattutto in un mare che ha costretto due navi militari a tornare indietro, non può che essere in pericolo. L’evento doveva dunque essere classificato immediatamente come caso Sar», sostengono i parlamentari nella denuncia alla procura di Roma che, a quanto precisato nei giorni scorsi, ha aperto un fascicolo, iscritto come modello 45, ossia senza indagati o ipotesi di reato e starebbe valutando il documento e l’eventuale invio alla procura di Crotone. (redazione@corrierecal.it)
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