Nella giornata di ieri oltre cinquemila persone hanno percorso le strade di Steccato di Cutro per poi raggiungere la spiaggia, dove i soccorritori hanno ritrovato il corpo della 75esima vittima, una bambina di pochi anni. Per noi non poteva essere una manifestazione silenziosa, non si può tacere di fronte a una strage di questa entità e c’è bisogno di urlare che bisogna difendere le persone e non i confini. Non è il momento del lutto, è il momento della rabbia. La stessa rabbia con cui i familiari delle vittime e i superstiti sono intervenuti al termine del corteo, chiedendo giustizia e denunciando le negligenze di istituzioni ciniche e sorde, che in questi giorni li hanno fatti dormire per terra, che stavano cercando di trafugare le salme per portarle a Bologna contro la volontà dei familiari. Per loro la strage non finisce oggi e neanche per noi. Sono ancora decine i dispersi e in questi giorni sono centinaia le persone che stanno sbarcando sulle nostre coste e che si scontreranno con i decreti razzisti di questo Governo e di quelli precedenti. Perché quelli che oggi fanno passerelle politiche sulla strage sono gli stessi che vogliono difendere la vita, ma solo se italiana e cristiana, sono gli stessi che amano i loro figli, ma lasciano annegare quelli degli altri. Sono quelli che con le mani sporche di sangue appongono targhe commemorative contro i cosiddetti scafisti. I veri scafisti non stanno sulle barche a rischiare la vita, ma fanno parte dei Governi di quegli stessi paesi, come Libia e Turchia, con cui l’Italia ha stretto accordi indegni. Non c’è pace per chi muore e non c’è pace per chi sopravvive. Da oggi, si deve continuare con ancora più determinazione in quella che deve essere una ferma e dura opposizione contro chi vuole la morte di bambini innocenti, contro chi costringe migliaia di persone a file interminabili davanti alle Questure, contro chi ricatta per un permesso di soggiorno, contro chi pensa di valere di più di un altro essere umano. Non finisce qui.
La Base Cosenza
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