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La vicenda

Paola, aggredito in carcere un agente della Penitenziaria

A denunciare l’aggressione il segretario regionale della Sappe Bellucci: «Non è il primo caso. Serve una riforma strutturale»

Pubblicato il: 13/03/2023 – 13:49
Paola, aggredito in carcere un agente della Penitenziaria

PAOLA «Un Sovrintendere di Polizia Penitenziaria è stato picchiato da un detenuto. Un gruppetto di detenuti, atteggiandosi con modi delinquenziali, pretendevano di far spostare di Sezione due detenuti di origine africana a loro non graditi e, prima aggredivano verbalmente con sputi i due africani, e successivamente, intervenuto il sovrintendente di Polizia penitenziaria per ripristinare l’ordine e garantire l’incolumità dei soggetti destinatari di atti di intolleranza, un detenuto lo aggrediva con schiaffi e imponendosi con fare mafioso». Lo denuncia Damiano Bellucci, segretario nazionale per la Calabria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. «Non è purtroppo la prima volta che anche nel carcere di Paola si verificano atti di aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria: urgono urgenti interventi, un congruo incremento di organico per fronteggiare la criminalità che persiste nell’istituto di pena nonostante la detenzione. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Paola, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba pagare le tensioni legate, sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine interno, alle minacce ed alle proteste violente di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere».
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, esprime solidarietà ai poliziotti penitenziari del Reparto di Palmi, e ricorda che «il SAPPE denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari».
«Ma servono anche – concludono – più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam».

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